Sammlung der Entscheidungen des Schweizerischen Bundesgerichts
Collection des arrêts du Tribunal fédéral suisse
Raccolta delle decisioni del Tribunale federale svizzero

I. Zivilrechtliche Abteilung, Beschwerde in Zivilsachen 4A.319/2012
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Bundesgericht
Tribunal fédéral
Tribunale federale
Tribunal federal

{T 0/2}
4A_319/2012

Sentenza del 28 gennaio 2013
I Corte di diritto civile

Composizione
Giudici federali Klett, Presidente,
Corboz, Niquille,
Cancelliera Ortolano Ribordy.

Partecipanti al procedimento
A.________,
patrocinato dall'avv. dott. Carlo Postizzi,
ricorrente,

contro

1. B.________,
2. C.________,
3. D.________,
componenti la Comunione ereditaria
fu E.________ e
patrocinate dall'avv. Eero De Polo,
opponenti.

F.________ SA,
patrocinata dall'avv. dott. Goran Mazzucchelli,

Oggetto
Responsabilità del padrone d'azienda,

ricorso in materia civile contro la sentenza emanata
il 23 aprile 2012 dalla II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone
Ticino.

Fatti:

A.
A.a Il 1° gennaio 1999, A.________, agente generale indipendente di F.________
SA, ha assunto G.________ in veste di agente. Il contratto è stato disdetto con
effetto immediato il 15 marzo 2000 per inadempienza ai doveri professionali.
G.________ ha comunque mantenuto lo statuto di collaboratore occasionale
retribuito a provvigione.
A.b Con sentenza dell'11 aprile 2002, il Presidente della Corte delle Assise
correzionali del Cantone Ticino ha riconosciuto G.________ autore colpevole di
truffa, appropriazione indebita e falsità in documenti. In breve è stato
condannato per avere, nel periodo compreso tra maggio 1999 e aprile 2000,
agendo in veste di consulente e acquisitore di clienti F.________ SA, ingannato
con astuzia E.________ in 7 occasioni facendole credere, mediante
l'allestimento di 7 false conferme di investimento F.f.________, che gli
importi da ella versati venissero investiti in un prodotto assicurativo, mentre
in realtà venivano destinati a proprio vantaggio, conseguendo in tal modo un
indebito profitto di fr. 328'250.--. G.________ è stato condannato a 16 mesi di
detenzione, sospesi condizionalmente con un periodo di prova di 2 anni, e a
risarcire fr. 328'250.-- oltre interessi a E.________.
A.c In data 20 settembre 2000, prima dell'apertura del procedimento penale a
carico di G.________ avviato su denuncia di F.________ SA, E.________,
all'epoca novantenne, ha sottoscritto una dichiarazione in cui affermava di
aver regalato fr. 200'000.-- a G.________, di sapere che la documentazione
F.________ SA era stata ideata da G.________ al fine di coprire di fronte ai di
lei parenti tale regalo e di rinunciare a ogni pretesa in relazione a questo
importo nei confronti della direzione dell'assicurazione F.________ SA e
dell'agenzia di X.________ presso H.________ SA di A.________.

Il 31 agosto 2001 E.________ ha scritto a G.________, alla H.________ SA, alla
F.________ Agenzia generale A.________ e alla F.________ compagnie
d'assurances, comunicando l'annullamento della succitata dichiarazione in
quanto viziata da dolo, timore fondato, lesione ed errore.

B.
Il 22 luglio 2002 E.________ (attrice) ha convenuto A.________, H.________ SA e
F.________ SA innanzi al Pretore del Distretto di Lugano. Richiamandosi alla
responsabilità del padrone d'azienda, ha chiesto la loro condanna, in solido, a
versarle fr. 328'250.-- oltre interessi e il rigetto in via definitiva delle
opposizioni interposte a due diversi precetti esecutivi. I convenuti si sono
opposti alla petizione.

Dopo che con decreto del 14 luglio 2004 H.________ SA è stata dimessa dalla
lite, con sentenza del 5 agosto 2009 il Pretore ha respinto la petizione,
ritenendo che l'attrice non avesse provato né lesione né vizi del contratto in
relazione alla dichiarazione di rinuncia del 20 settembre 2000.

C.
Avverso la sentenza pretorile, E.________ ha interposto appello in data 17
settembre 2009. Deceduta nelle more della procedura ricorsuale, le figlie
B.________, C.________ e D.________, sue uniche eredi, hanno ratificato
l'appello.

Con sentenza del 23 aprile 2012, in parziale accoglimento dell'appello, la II
Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino ha riformato la
decisione di prime cure e condannato A.________ e F.________ SA, in solido, a
versare a E.________ fr. 318'250.--, oltre interessi al 5 % dal 16 maggio 2001
e spese esecutive, nonché rigettato in via definitiva l'opposizione interposta
al precetto esecutivo limitatamente all'importo di fr. 318'250.--. In breve,
dopo aver constatato la nullità della dichiarazione di rinuncia del 20
settembre 2000, i giudici cantonali hanno ritenuto realizzate le condizioni
della responsabilità del padrone d'azienda, escludendola unicamente riguardo
all'ultima polizza falsificata per un importo di fr. 10'000.-- siccome
posteriore alla disdetta del rapporto di lavoro con G.________.

D.
A.________ insorge al Tribunale federale con ricorso in materia civile del 29
maggio 2012, postulando, previo conferimento dell'effetto sospensivo al rimedio
giuridico, l'annullamento della sentenza cantonale e la reiezione integrale
della petizione per quanto lo concerne.

B.________, C.________ e D.________ propongono la reiezione del ricorso.
F.________ SA ha rinunciato a formulare osservazioni, come pure l'autorità
cantonale che si riconferma nelle motivazioni e conclusioni della sua sentenza.

Con decreto del 28 giugno 2012, la Presidente della Corte adita ha respinto
l'istanza di conferimento dell'effetto sospensivo al gravame.

Diritto:

1.
Presentato dalla parte soccombente nella sede cantonale (art. 76 cpv. 1 LTF) e
diretto contro una decisione finale (art. 90 LTF) pronunciata su ricorso da un
tribunale superiore di ultima istanza (art. 75 LTF) in una causa civile (art.
72 cpv. 1 LTF) con un valore litigioso manifestamente superiore a fr. 30'000.--
(art. 74 cpv. 1 lett. b LTF), il ricorso è di massima ammissibile perché
interposto nei termini legali (art. 100 cpv. 1 LTF) e nelle forme richieste
(art. 42 cpv. 1 LTF).

2.
2.1 Il Tribunale federale esamina d'ufficio l'applicazione del diritto federale
(art. 106 cpv. 1 LTF). Tuttavia, tenuto conto dell'onere di allegazione e
motivazione imposto dall'art. 42 cpv. 1 e 2 LTF, la cui mancata ottemperanza
conduce all'inammissibilità del gravame, considera di regola solo gli argomenti
proposti nell'atto di ricorso (DTF 134 III 102 consid. 1.1 pag. 105). Le
esigenze sono più severe quando è fatta valere la violazione di diritti
fondamentali: in questo caso l'art. 106 cpv. 2 LTF impone una motivazione
puntuale e precisa. L'allegato ricorsuale deve indicare chiaramente i diritti
costituzionali che si pretendono violati, precisando altresì in che consista
tale violazione (DTF 136 I 65 consid. 1.3.1; 134 II 244 consid. 2.2).

2.2 Giusta l'art. 105 cpv. 1 LTF il Tribunale federale fonda la sua sentenza
sui fatti accertati nella sentenza impugnata. Esso può scostarsi
dall'accertamento dei fatti dell'autorità inferiore, se questo è stato svolto
in violazione del diritto ai sensi dell'art. 95 LTF o in modo manifestamente
inesatto (art. 105 cpv. 2 LTF), ovvero arbitrario (DTF 137 II 353 consid. 5.1;
sulla nozione di arbitrio v. DTF 137 I 58 consid. 4.1.2). La parte che non
intende basarsi sugli accertamenti di fatto dell'autorità inferiore deve
spiegare in maniera circostanziata per quale motivo ritiene che le condizioni
di una delle due eccezioni previste dall'art. 105 cpv. 2 LTF siano realizzate,
non potendosi altrimenti tener conto di una fattispecie diversa da quella
esposta nella sentenza impugnata (DTF 133 IV 286 consid. 6.2).

In concreto l'insorgente riporta numerosi fatti che non risultano dalla
decisione dell'autorità cantonale, senza tuttavia prevalersi con precisione di
una delle suddette eccezioni, non è dunque possibile tenerne conto (v. DTF 133
II 249 consid. 1.4.3). In questa misura il ricorso si rivela inammissibile.

3.
Il Tribunale d'appello ha definito la dichiarazione del 20 settembre 2000 un
atto privo di effetti giuridici. Ha infatti stabilito che E.________ non aveva
né la volontà di donare alcunché a G.________ né quella di rinunciare a pretese
che in quel momento nemmeno sapeva di avere nei confronti del ricorrente e di
F.________ SA. La donna ha accettato di sottoscriverla per aiutare G.________
che, dal canto suo, aveva promesso di risarcirla, senza però comprendere il
contenuto delle ultime righe del testo firmato. I giudici cantonali hanno poi
rilevato che l'asserita buona fede del ricorrente non potesse essere tutelata
alla luce di tutte le circostanze del caso concreto che gli imponevano una
prudenza e un'attenzione ben maggiori. Hanno quindi concluso che la
dichiarazione fosse un atto nullo e in quanto tale non necessitava di essere
invalidata.

4.
Il ricorrente lamenta arbitrio nell'apprezzamento delle prove e
nell'applicazione dell'art. 18 CO nonché dell'art. 2 CC. Rimprovera
all'autorità cantonale di aver riconosciuto valore probatorio alle risultanze
della procedura penale a carico del suo ex dipendente, richiamandosi
impropriamente e quindi arbitrariamente all'art. 53 CO e all'art. 112 del
Codice di procedura civile ticinese del 17 febbraio 1971 (CPC/TI). A suo
avviso, determinanti sarebbero unicamente le testimonianze raccolte in sede
civile, come quella del suo ex dipendente a torto sminuita dall'autorità
d'appello. Per contro, le dichiarazioni rese dall'attrice nel procedimento
penale, se traslate in quello civile, costituirebbero mere allegazioni di parte
che non assurgerebbero a prova. Atteso che E.________ ha firmato la
dichiarazione per aiutare G.________, continua l'insorgente, la rinuncia alle
pretese nei suoi confronti e in quelli di F.________ SA sarebbe perfettamente
compatibile con lo spirito di aiuto con il quale ella avrebbe agito. I termini
della dichiarazione sarebbero chiari: la volontà dell'attrice sarebbe stata
quella di considerare l'insorgente estraneo ai falsi investimenti operati
tramite G.________ e quindi di liberarlo da ogni eventuale responsabilità. Il
ricorrente infine ritiene che per giudicare della validità della dichiarazione
in parola sarebbe del tutto irrilevante la sua contestata malafede.

4.1 Giusta l'art. 53 CO, nel giudizio circa l'esistenza o la non esistenza
della colpa e la capacità o incapacità di discernimento il giudice non è
vincolato dalle disposizioni di diritto penale, che regolano l'imputabilità, né
dalla sentenza di assoluzione in sede penale (cpv. 1); così pure il giudice
civile non è vincolato dalla sentenza penale circa l'apprezzamento della colpa
e la determinazione del danno (cpv. 2). Secondo la giurisprudenza, se da un
lato l'art. 53 CO impone al giudice civile di pronunciarsi sull'apprezzamento
della colpa e sulla determinazione del danno senza tener conto di una sentenza
penale intervenuta in precedenza, dall'altro lato non gli impedisce, nei limiti
stabiliti dal pertinente diritto processuale, di riferirsi alle risultanze e
agli accertamenti di fatto che emergono nel processo penale, procedendo poi a
una valutazione autonoma degli stessi sotto il profilo del diritto civile (DTF
125 III 401 consid. 3; v. pure sentenza 4C.74/2000 del 16 agosto 2001 consid.
1, 3 e 4b).

Orbene, secondo l'art. 112 cpv. 1 CPC/TI, applicabile al presente procedimento
per effetto dell'art. 404 cpv. 1 CPC, se la parte lesa si è costituita parte
civile, la sentenza penale di condanna pronunciata nel Cantone fa stato solo
per l'accertamento dell'esistenza del fatto che ha costituito oggetto di
giudizio penale (v. al riguardo COCCHI/TREZZINI, Codice di procedura civile
ticinese massimato e commentato, 2000, n. 1 ad art. 112 CPC/TI). Questa norma
peraltro non esige una corrispondenza delle parti nelle procedure penale e
civile. Se è vero che la sentenza penale di condanna dell'ex dipendente non ha
efficacia di giudicato in punto a un'eventuale responsabilità civile del
ricorrente per il danno subito dall'attrice, nulla impediva comunque al
Tribunale d'appello di prendere in considerazione e valutare in modo autonomo
le risultanze del procedimento penale, tanto più che l'insorgente neppure
pretende che non siano state regolarmente assunte agli atti della presente
procedura.

4.2 Riguardo all'apprezzamento in quanto tale delle prove, non si ravvede alcun
arbitrio. Nel determinare la reale volontà dell'attrice - questione che attiene
ai fatti (sentenza 4A_429/2012 del 2 novembre 2012 consid. 4.2) - l'autorità
cantonale si è effettivamente fondata sulla testimonianza dell'interessata nel
procedimento penale, considerandola non priva di valore probatorio in quanto
rilasciata in un contesto in cui non aveva alcun interesse a non esprimere la
verità, ciò che peraltro nemmeno il ricorrente contesta. Egli vi contrappone la
testimonianza di G.________ raccolta in sede civile. Sennonché i giudici
ticinesi non hanno né omesso di tenerne conto né negatone qualsiasi forza
probatoria, spiegando comunque che, in quanto ex dipendente dell'insorgente e
condannato penalmente per truffa, le sue dichiarazioni andassero valutate con
prudenza alla luce dell'insieme delle circostanze. Proprio l'analisi di questo
insieme li ha spinti a ritenere che effettivamente l'anziana donna non avesse
compreso le ultime righe della dichiarazione, ove rinunciava a pretese che
neppure sapeva di avere. L'incontro nel corso del quale è stato sottoscritto
tale documento aveva infatti quale scopo di aiutare non il ricorrente, bensì
G.________ a evitare la prigione. In modo del tutto sostenibile il tribunale
cantonale ha quindi evidenziato che la rinuncia a eventuali pretese nei
confronti di un agente generale e di una compagnia assicurativa mal si inseriva
nel solco di questo disegno. Ha poi negato che la vittima novantenne di un
reato, sola di fronte al suo truffatore e al di lui ex datore di lavoro, fosse
consapevole di disporre nei confronti del secondo di eventuali pretese civili
connesse a una fattispecie penale commessa dal primo. Va rilevato ancora che,
come giustamente rimarcato in sede cantonale e sottaciuto nel ricorso, il
contenuto delle ultime righe del documento, fatte peraltro inserire
dall'insorgente medesimo, non corrisponde alle spiegazioni che questi ha
affermato di aver fornito all'attrice, e meglio che egli necessitava di una
dichiarazione in cui l'anziana donna attestava che i soldi erano per G.________
e non per investimenti presso F.________ SA.

Alla luce di quel che precede, il ricorrente avrebbe dovuto capire che la
dichiarazione in parola non corrispondeva a una reale volontà dell'attrice, a
maggior ragione ove si consideri che sapeva che l'attrice aveva accettato di
firmare il documento al fine di evitare problemi a G.________ e considerata la
divergenza dell'importo ivi indicato con quelli risultanti dalle false polizze.
La conclusione dei giudici ticinesi poggia dunque su una valutazione
sostenibile delle prove e l'accertamento dell'assenza di una volontà di
rinunciare a pretese nei confronti dell'insorgente risulta scevro di arbitrio.
Di conseguenza il Tribunale cantonale poteva qualificare la dichiarazione del
20 settembre 2000 un atto nullo privo di effetti giuridici senza con ciò
violare il diritto.

5.
Il ricorrente censura la violazione dell'art. 55 CO. Contesta che l'allora suo
impiegato abbia agito nell'esercizio delle sue incombenze di servizio o
d'affari e quindi che sussista un rapporto funzionale tra l'attività di
quest'ultimo e il danno dell'attrice. Ritiene inoltre di aver rispettato i
propri obblighi di diligenza.

Nel motivare le sue critiche, l'insorgente si scosta dai fatti accertati nel
giudizio impugnato senza dimostrare l'adempimento delle condizioni dell'art.
105 cpv. 2 LTF e quindi in modo inammissibile (v. supra consid. 2.2). Il
ragionamento giuridico sarà quindi condotto sulla sola base dell'accertamento
dei fatti svolto dall'autorità precedente.

5.1 A norma dell'art. 55 cpv. 1 CO, il padrone di un'azienda è responsabile del
danno cagionato dai suoi lavoratori o da altre persone ausiliarie
nell'esercizio delle loro incombenze di servizio o d'affari, ove non provi di
avere usato tutta la diligenza richiesta dalle circostanze per impedire un
danno di questa natura o che il danno si sarebbe verificato anche usando tale
diligenza.

Risulta pacificamente accertato che G.________ era alle dipendenze
dell'insorgente quando ha commesso 6 dei 7 atti illeciti (per i quali è stato
penalmente condannato) che hanno cagionato all'attrice un danno pari a fr.
318'250.--. Resta dunque da esaminare se egli abbia agito nell'esercizio delle
sue incombenze di servizio o d'affari (infra consid. 5.2) e se l'insorgente
abbia apportato la prova liberatoria prevista dall'art. 55 cpv. 1 in fine CO
(infra consid. 5.3).

5.2 Secondo una giurisprudenza di lunga data, il lavoratore deve aver cagionato
il danno nell'esercizio delle sue incombenze di servizio o d'affari, e non
semplicemente in occasione di queste (DTF 95 II 93 consid. 4a pag. 106).
Recentemente, rilevando le difficoltà nel circoscrivere questa nozione, il
Tribunale federale ha spiegato che ciò implica un nesso diretto e funzionale
tra l'attività affidata al lavoratore e l'atto pregiudizievole da questi
commesso (sentenza 4A_544/2008 del 10 febbraio 2009 consid. 2.4, in SJ 2010 I
pag. 1). Perché la responsabilità del padrone d'azienda sia esclusa, tuttavia,
non basta che il lavoratore si sia scostato dalle istruzioni ricevute, abbia
oltrepassato le proprie competenze o causato intenzionalmente il danno
(sentenza 4A_48/2009 del 26 marzo 2009 consid. 2.4).

Nella fattispecie, suddetto nesso non può essere negato. Contrariamente a
quanto sostenuto nel ricorso, G.________ non ha agito come un privato, bensì in
veste di consulente e acquisitore di clienti dell'assicurazione. Se è vero che
egli era stato assunto come assicuratore e non come finanziario, ciò non toglie
che aveva già trattato proprio con l'attrice una proposta di investimento,
simile a quello oggetto delle false polizze, non finalizzato a causa del
mancato versamento dell'importo stabilito. Sicché si deve concludere che anche
questo tipo di attività rientrava tra le possibili, seppur non principali,
incombenze di servizio o d'affari del lavoratore. Quest'ultimo ha sfruttato la
propria posizione di agente di assicurazione per compiere le diverse truffe,
farsi consegnare il denaro dall'anziana signora e poi impiegarlo a proprio
profitto invece di trasmetterlo alla compagnia assicurativa per gli
investimenti prospettati. Egli ha quindi agito nell'ambito della sua attività
professionale. Se è vero che tra l'attrice e il lavoratore sussisteva un
particolare rapporto personale, questo ha solo favorito l'agire illecito del
lavoratore che, come rettamente rilevato dai giudici cantonali, solo grazie al
suo statuto di agente di assicurazione ha potuto ottenere il denaro e distrarlo
dagli scopi previsti, come d'altronde da lui stesso descritto. Il ricorrente
adduce che il lavoratore necessitava di una previa autorizzazione per operare
investimenti, che in nessun caso poteva ricevere in consegna somme di denaro e
che l'attrice era a conoscenza delle diverse formalità burocratiche da
rispettare per gli investimenti. Sennonché la sua argomentazione poggia su
fatti che non trovano riscontro nella sentenza impugnata e che non possono
quindi essere presi in considerazione (art. 105 LTF). Al proposito il Tribunale
d'appello ha anzi rilevato che non fosse possibile pretendere che l'anziana
cliente fosse al corrente dei rapporti interni all'assicurazione né che
conoscesse le formalità necessarie per i diversi prodotti assicurativi, tanto
meno ove si consideri che è stata riconosciuta vittima di una truffa, ossia di
un inganno astuto (v. art. 146 CP).

5.3 Realizzate le condizioni della responsabilità del padrone d'azienda,
occorre esaminare se questi abbia fornito la prova liberatoria prevista
dall'art. 55 cpv. 1 CO. Come risulta dalla norma medesima, incombe al padrone
d'azienda provare di aver usato tutta la diligenza richiesta dalle circostanze
per impedire il danno o che questo si sarebbe verificato anche usando tale
diligenza. La giurisprudenza esige una prova rigorosa (sentenza 4A_326/2008 del
16 dicembre 2008 consid. 5.2).
5.3.1 A questo riguardo, l'autorità precedente ha evidenziato la mancanza,
nell'ambito dell'agenzia generale, di una corretta organizzazione tesa alla
sorveglianza dell'operato dei dipendenti a contatto con la clientela. Per
quanto concerne in particolare il lavoratore G.________, i giudici cantonali
hanno rilevato che ha potuto agire senza nessun controllo nonostante
preoccupanti segnali di inaffidabilità. Il ricorrente si è inoltre
disinteressato della cliente E.________, malgrado ci si potesse attendere il
contrario dopo la mancata concretizzazione di un investimento di 2 milioni di
franchi. L'autorità precedente ha infine rilevato l'assenza di misure o
accorgimenti volti a evitare l'uso improprio della documentazione intestata
alla compagnia assicurativa. Ha quindi concluso che l'insorgente non avesse
usato la diligenza richiesta dalle circostanze per evitare il danno.
5.3.2 Questa conclusione non presta il fianco a critiche. Risulta infatti, in
maniera vincolante per il Tribunale federale (art. 105 cpv. 1 LTF), che il
lavoratore è stato licenziato con effetto immediato perché non seguiva a dovere
il suo pacchetto clienti né i corsi di aggiornamento previsti, disertava le
riunioni settimanali e si era assentato per vacanze senza informare il
responsabile. Non sono per contro emerse misure volte a ovviare alle
manchevolezze del collaboratore. Il mancato richiamo del lavoratore ai suoi
doveri e l'assenza di provvedimenti denotano, come osservato dai giudici
cantonali, l'inesistenza di qualsiasi controllo sull'operato del collaboratore,
già mostratosi inaffidabile, e lacune nell'organizzazione di una corretta
sorveglianza in seno all'agenzia generale. L'insorgente ha lasciato agire in
completa libertà G.________ che sapeva essere a contatto diretto con l'attrice,
cliente molto facoltosa e anziana, disinteressandosene malgrado quest'ultima
avesse già tentato di investire un importo considerevole con la compagnia
assicurativa. Invano il ricorrente obietta che nulla sarebbe costato alla donna
contattarlo prima di consegnare il denaro al suo lavoratore. Disattende così
che il dovere di controllo non incombeva all'attrice, bensì a lui. Ma v'è di
più. Non è infatti emersa alcuna misura volta a prevenire un'indebita
utilizzazione di documentazione intestata a F.________ SA, con cui il
lavoratore ha truffato l'attrice. Del resto lo stesso ricorrente afferma nel
gravame che l'accesso al computer e alla carta intestata F.________ SA era
libero per i dipendenti. Orbene, un datore di lavoro deve sempre prendere in
considerazione il rischio che il lavoratore utilizzi in modo indebito la carta
intestata e adottare quindi delle misure di controllo ragionevolmente esigibili
(v. sentenza 4A_544/2008 del 10 febbraio 2009 consid. 2.5, in SJ 2010 I pag.
1), che difettano nella fattispecie.

Speciosa appare infine l'obiezione ricorsuale, secondo cui il danno si sarebbe
verificato anche in presenza di una corretta organizzazione dell'azienda,
atteso che l'ultima delle truffe è stata commessa dopo il licenziamento del
lavoratore. In realtà ciò è potuto accadere proprio a causa delle lacune
riscontrate nell'organizzazione dell'azienda che ha permesso all'allora
lavoratore di sottrarre la documentazione intestata alla compagnia assicurativa
e di conservarla anche dopo il suo licenziamento.

6.
Da quanto precede discende che, nella misura in cui è ammissibile, il ricorso
si rivela infondato e va respinto. Le spese giudiziarie e le ripetibili seguono
la soccombenza (art. 66 cpv. 1 e 68 cpv. 1 LTF). Queste ultime vanno
esclusivamente assegnate alle parti opponenti che si sono determinate sul
ricorso.

Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:

1.
Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto.

2.
Le spese giudiziarie di fr. 6'500.-- sono poste a carico del ricorrente, che
rifonderà alle opponenti B.________, C.________ e D.________ complessivi fr.
7'500.-- a titolo di ripetibili per la procedura innanzi al Tribunale federale.

3.
Comunicazione ai patrocinatori delle parti e alla II Camera civile del
Tribunale d'appello del Cantone Ticino.

Losanna, 28 gennaio 2013

In nome della I Corte di diritto civile
del Tribunale federale svizzero

La Presidente: Klett

La Cancelliera: Ortolano Ribordy