Sammlung der Entscheidungen des Schweizerischen Bundesgerichts
Collection des arrêts du Tribunal fédéral suisse
Raccolta delle decisioni del Tribunale federale svizzero

II. Sozialrechtliche Abteilung, Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten 9C 679/2009
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Bundesgericht
Tribunal fédéral
Tribunale federale
Tribunal federal

9C_679/2009 {T 0/2}

Sentenza del 3 maggio 2010
II Corte di diritto sociale

Composizione
Giudici federali U. Meyer, Presidente,
Borella, Pfiffner Rauber,
cancelliere Grisanti.

Partecipanti al procedimento
G.________, patrocinata dall'avv. Mario Molo,
ricorrente,

contro

Cassa di compensazione del Cantone Ticino, via Ghiringhelli 15a, 6500
Bellinzona,
opponente,

P.________, patrocinato dall'avv. Carlo Brusatori,
persona interessata.

Oggetto
Assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti (responsabilità del datore di
lavoro),

ricorso contro il giudizio del Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino
del 22 giugno 2009.

Fatti:

A.
T.________ SA, iscritta a registro di commercio il ..., è stata affiliata in
qualità di datrice di lavoro alla Cassa di compensazione AVS del Cantone Ticino
fino al 31 ottobre 2005. Dei suoi organi, P.________ è stato presidente del
consiglio di amministrazione dal 31 luglio 1989 al 26 luglio 2005 (data delle
sue dimissioni), H.________ suo amministratore delegato dal 18 agosto 1999 al
1° agosto 2005 (data del suo decesso), e S.________, infine, amministratore
unico dal 10 agosto 2005.

Dopo essere entrata in mora con il pagamento dei contributi sociali, la società
è stata sistematicamente diffidata e precettata. Il 2 giugno 2005 l'Ufficio
esecuzione e fallimenti del Distretto di X.________ ha rilasciato degli
attestati di carenza di beni relativi agli acconti AVS/AI/IPG/AD e AF non
soluti dalla società per i mesi di luglio 2003, ottobre 2003 e gennaio 2004. Il
24 ottobre 2005 la Pretura del Distretto di X.________ ha concesso una
moratoria concordataria. In seguito alla revoca della moratoria concordataria
(cfr. decreto 15 dicembre 2006 della Camera di esecuzione e fallimenti del
Tribunale d'appello del Cantone Ticino), T.________ SA è stata dichiarata
fallita da detta Pretura il ....

Constatato di aver subito un danno, la Cassa di compensazione ha chiesto, con
vincolo di solidarietà, a G.________, vedova del defunto H.________, e
P.________ il risarcimento di fr. 281'493.50 per il mancato pagamento dei
contributi sociali non soluti dalla fallita società per il periodo dal 2002 al
2005 (quest'ultimo fino al mese di giugno; decisioni del 23 maggio 2007). Con
una terza decisione di stessa data, la Cassa ha pure chiesto il risarcimento di
fr. 26'535.70 a S.________ per gli acconti di luglio e agosto 2005 rimasti
insoluti. Mediante decisioni dell'8 ottobre 2007 la Cassa ha respinto le
opposizioni degli interessati.

B.
Con giudizio del 22 giugno 2009 il Tribunale delle assicurazioni del Cantone
Ticino, congiunte le cause, ha respinto i ricorsi P.________ e di G.________
contro le decisioni della Cassa, mentre ha accolto il gravame di S.________
annullando di conseguenza la decisione di risarcimento nei suoi confronti.

C.
G.________, come peraltro pure P.________ (cfr. causa 9C_657/2009), è insorta
al Tribunale federale, al quale chiede di annullare la pronuncia cantonale e di
essere liberata da ogni obbligo risarcitorio.

La Cassa propone la conferma del giudizio impugnato, mentre l'Ufficio federale
delle assicurazioni sociali ha rinunciato a determinarsi. Per parte sua,
P.________ si riconferma nelle proprie conclusioni ricorsuali (cfr. causa
9C_657/2009).

D.
Con decreto del 30 ottobre 2009 il giudice dell'istruzione della II Corte di
diritto sociale ha conferito l'effetto sospensivo al ricorso.

Diritto:

1.
1.1 Oggetto del contendere è sapere se e in quale misura la ricorrente debba
rispondere nei confronti dell'opponente per il danno derivante dal mancato
versamento, nel periodo 2002 - giugno 2005, dei contributi sociali da parte
della fallita T.________ SA. La questione di diritto preponderante determina
l'attribuzione di un affare a una corte (art. 36 cpv. 1 del Regolamento del
Tribunale federale del 20 novembre 2006 [RTF; RS 173.110.131]). La seconda
Corte di diritto sociale è competente a trattare le cause in materia di
assicurazione vecchiaia e superstiti, fra cui rientra anche la procedura di
risarcimento a norma dell'art. 52 LAVS (art. 35 lett. a RTF). Benché le
controversie in materia di assicurazione sociale cantonale (cui soggiace in
concreto la richiesta di risarcimento per i contributi relativi agli assegni
familiari) rientrino formalmente nella competenza della prima Corte di diritto
sociale (art. 34 lett. e RTF), ragioni di economia processuale e l'aspetto
secondario giustificano che la seconda Corte di diritto sociale tratti anche
questi aspetti (sentenza 9C_704/2007 del 17 marzo 2008 consid. 1, non
pubblicato in DTF 134 I 179, ma in SVR 2008 FL n. 1 pag. 1).

1.2 Presentato da una parte direttamente toccata dalla decisione e avente un
interesse degno di protezione al suo annullamento o alla sua modifica (art. 89
cpv. 1 LTF), il ricorso, diretto contro una decisione finale (art. 90 LTF) resa
in una causa di diritto pubblico (art. 82 lett. a LTF) da un'autorità cantonale
di ultima istanza (art. 86 cpv. 1 lett. d LTF combinato con l'art. 62 LPGA),
interposto in tempo utile (art. 100 cpv. 1 LTF) è di massima ammissibile anche
perché non ricade sotto alcuna delle eccezioni menzionate all'art. 83 LTF.

1.3 Il ricorso in materia di diritto pubblico può essere presentato per
violazione del diritto, così come stabilito dagli art. 95 e 96 LTF. Per contro,
in linea di principio, il Tribunale federale fonda il suo ragionamento
giuridico sull'accertamento dei fatti svolto dall'autorità inferiore (art. 105
cpv. 1 LTF); può scostarsene solo se è stato svolto in violazione del diritto
ai sensi dell'art. 95 LTF o in modo manifestamente inesatto (art. 105 cpv. 2
LTF; DTF 134 V 53 consid. 4.3 pag. 62). Occorre però dimostrare che
l'eliminazione dell'asserito vizio possa influire in maniera determinante
sull'esito della causa (art. 97 cpv. 1 LTF).

1.4 Secondo l'art. 42 cpv. 1 e 2 LTF, il gravame dev'essere motivato in modo
sufficiente, spiegando nei motivi perché l'atto impugnato viola il diritto (DTF
133 II 249 consid. 1.4.1 pag. 254). Il Tribunale federale esamina in linea di
principio solo le censure sollevate; esso non è tenuto a vagliare, come lo
farebbe un'autorità di prima istanza, tutte le questioni giuridiche che si
pongono, se queste ultime non sono presentate nella sede federale. Per di più,
quando è invocata la violazione di diritti costituzionali, il Tribunale
federale, in applicazione dell'art. 106 cpv. 2 LTF, esamina le censure
sollevate soltanto se sono state esplicitamente sollevate e motivate in modo
chiaro e preciso (DTF 134 II 244 consid. 2.2 pag. 246; 133 II 249 consid. 1.4.2
pag. 254).

2.
2.1 L'autorità giudiziaria cantonale, alle cui considerazioni si rinvia, ha già
correttamente esposto le norme legali e i principi di giurisprudenza
disciplinanti la responsabilità del datore di lavoro (art. 52 LAVS, nella
versione valida prima e dopo l'entrata in vigore, il 1° gennaio 2003, della
relativa novella legislativa).

2.2 Così, dopo avere ricordato il principio della responsabilità sussidiaria
degli organi di una persona giuridica nel caso di inadempienza degli obblighi
contributivi da parte della stessa (DTF 123 V 12 consid. 5b pag. 15; cfr. pure
DTF 132 III 523 consid. 4.5 pag. 528, nonché DTF 129 V 11 consid. 3), avere
quantificato, per il periodo in esame, l'importo del debito contributivo e del
conseguente danno, avere ricordato gli oneri inalienabili di un consigliere
d'amministrazione (art. 716a cpv. 1 cifra 5 CO), incombenti anche al defunto
marito della ricorrente per il fatto di avere accettato il mandato (DTF 114 V
219 consid. 4a pag. 223 con riferimenti; cfr. pure SVR 2003 AHV no. 5 pag. 13
[H 92/01] consid. 5.3.2, nonché la sentenza del Tribunale federale delle
assicurazioni H 208/01 del 16 settembre 2002 consid. 4) e avere rilevato che lo
stesso è venuto meno a questi obblighi rendendosi responsabile di grave
negligenza per non avere svolto sufficiente controllo e attività di vigilanza o
verifica sul pagamento dei contributi (cfr. SVR 2001 AHV no. 15 pag. 51 [H 136/
00]), i primi giudici hanno dettagliatamente esposto i motivi che li hanno
indotti a ritenere giustificata la condanna della ricorrente al risarcimento
del danno. In particolare, i giudici cantonali hanno ricordato come l'obbligo
di risarcire il danno giusta l'art. 52 LAVS risultante dalla responsabilità
presunta del de cuius per la sua qualità di organo della persona giuridica
fallita passi agli eredi (cfr. da ultimo DTF 129 V 300).

3.
Oggetto del contendere è in primo luogo proprio questa questione - giuridica -
della trasmissibilità agli eredi degli obblighi di risarcimento danni fondati
sull'art. 52 LAVS e, in secondo luogo, il tema della fondatezza nel merito
della pretesa.

3.1 Anche in sede federale l'insorgente incentra la propria tesi difensiva
sull'inammissibilità di una estensione agli eredi della responsabilità del
datore di lavoro ai sensi dell'art. 52 LAVS. Rileva in particolare che, in
assenza di una specifica base legale - che per contro è prevista dall'art. 12
LIFD per la successione nei diritti e negli obblighi fiscali del contribuente
-, un obbligo fondato sul diritto pubblico non può trasmettersi per via
successoria. Si oppone quindi ugualmente a un'applicazione, anche solo per
analogia, del principio della successione universale posto dall'art. 560 cpv. 2
CC. A sostegno della sua posizione richiama diverse tesi dottrinali. Osserva
pure che la responsabilità dell'art. 52 LAVS avrebbe chiari connotati di natura
punitiva e che essendo di natura strettamente personale dovrebbe estinguersi
con la morte del colpevole. Fa inoltre valere che alla data del decesso del
marito il debito nemmeno esisteva e che pertanto gli eredi non avevano motivo
di chiedere il beneficio d'inventario (art. 580 CC). Ritenendo la pronuncia
impugnata contraria alla presunzione di innocenza, al principio di legalità e
al diritto a un processo equo, la ricorrente domanda di rivedere la prassi in
materia sviluppata dal Tribunale federale (delle assicurazioni) e da ultimo
confermata in DTF 129 V 300.

3.2 Secondo il sistema istituito dall'art. 560 cpv. 2 CC, gli eredi acquistano
a titolo universale tutti gli elementi trasferibili del patrimonio del de
cuius. Rientrano in questa categoria l'insieme dei rapporti giuridici che non
sono strettamente legati alla persona del defunto e in particolare quelli
derivanti dal diritto delle obbligazioni. Così, gli eredi riprendono gli
obblighi risultanti da un atto illecito commesso prima del decesso, anche se il
debito non esisteva ancora in quel momento. Poco importa quindi che la
commissione dell'atto illecito e la realizzazione del danno siano intervenute
in date diverse. L'importante è che l'atto illecito sia stato commesso quando
il responsabile era ancora in vita (DTF 103 II 330 consid. 3 pag. 334).

3.3 Come rettamente osservato dalla Corte cantonale, il Tribunale federale
delle assicurazioni ha sempre applicato il principio della successione
ereditaria - istituito per gli obblighi derivanti da un atto illecito -
all'obbligo di risarcimento del datore di lavoro ai sensi dell'art. 52 LAVS. A
ben vedere, le basi per tale concezione sono state gettate nel 1970,
allorquando qualificandolo come un principio generale del diritto
(amministrativo) applicabile - in mancanza di espressa disposizione contraria -
anche in ambito LAVS, ha stabilito che il principio della successione
universale si estende(va) ugualmente ai debiti di diritto pubblico nella misura
in cui questi sono di natura patrimoniale (DTF 96 V 72 consid. 1 pag. 74). A
sostegno della sua tesi, la Corte federale aveva ricordato in quella occasione
come tale volontà fosse desumibile anche dall'art. 43 OAVS nella misura in cui
il legislatore federale aveva disposto che, riservati gli articoli 566, 589 e
593 del CC, gli eredi rispondono solidalmente del pagamento dei contributi
dovuti fino al giorno del decesso se la persona tenuta a pagare i contributi
muore.

Questa posizione è quindi stata confermata nel 1993 in DTF 119 V 165, in cui il
Tribunale federale delle assicurazioni ha ribadito che il debito risultante
dall'art. 52 LAVS passa agli eredi del responsabile che non abbiano rinunciato
alla successione. Sei anni più tardi, la stessa Corte ha ribadito i concetti
precedentemente sviluppati precisando che l'obbligo risarcitorio dell'art. 52
LAVS passa agli eredi che hanno accettato l'eredità indipendentemente dal fatto
che la decisione amministrativa di riparazione del danno sia stata emessa prima
o dopo il decesso del datore di lavoro responsabile. Parimenti ha sottolineato
che, dal profilo dell'AVS, la questione della copertura di un danno non riveste
alcun carattere penale (sentenza H 279/97 del 14 giugno 1999 consid. 3a, in SVR
2000 AHV n. 16 pag. 49). Da ultimo, il Tribunale federale delle assicurazioni
ha confermato la propria prassi in materia nel 2003 in DTF 129 V 300, in cui ha
ribadito che l'obbligo di risarcire il danno giusta l'art. 52 LAVS a dipendenza
della responsabilità del de cuius per la sua qualità di organo della persona
giuridica fallita si trasferisce agli eredi.

3.4 È vero, come osserva G.________ nel suo ricorso, che parte della dottrina
(segnatamente: Ivo Schwander, in Basler Kommentar, 3a ed., 2007, n. 8 all'art.
560 CC) sembrerebbe sostenere la tesi contraria, in base alla quale, in
mancanza di una espressa base legale, gli obblighi di diritto pubblico del de
cuius non si trasmettono agli eredi. Tuttavia, tale tesi non fa l'unanimità.
Anzi, vi sono numerosi autori che sostengono (implicitamente) la posizione
assunta dal Tribunale federale delle assicurazioni nella predetta prassi.

Così per Tarkan Göksu (in Handkommentar zum Schweizer Privatrecht, 2007, n. 11
all'art. 560 CC) i debiti pecuniari di diritto pubblico già scaduti al momento
del decesso o che sono comunque stati definiti per un periodo precedente al
decesso sono soggetti alla successione universale perché non vi sarebbe valido
motivo per trattarli diversamente dai crediti di diritto pubblico (cfr. ad
esempio la sentenza 1C_106/2008 del 24 settembre 2008 consid. 6.3.4, in Zbl 109
/2008 pag. 614, in relazione alla trasferibilità agli eredi della pretesa per
torto morale fondata sulla legge concernente l'aiuto alle vittime di reati) o
dai debiti di diritto privato. Similmente, André Grisel (A propos de la
succession en droit public: le transfert des droit et des obligations des
administrés, in Miscellanea Henri Zwahlen, 1977, pag. 297 segg., pag. 321)
osserva che in mancanza di norme di diritto pubblico, le disposizioni di
diritto privato si applicano per analogia al trasferimento, per causa di morte,
delle pretese e degli obblighi pubblici. Anche Jean Nicolas Druey (Grundriss
des Erbrechts, 5a ed. 2002, § 13 n. 20) sembra di principio sposare la tesi
della trasferibilità (ereditaria) delle posizioni di diritto pubblico. E pure
Hans Michael Riemer (Vererblichkeit und Unvererblichkeit von Rechten und
Pflichten im Privatrecht und im öffentlichen Recht, in recht 2006 pag. 26
segg., pag. 31), citato dalla ricorrente a sostegno della propria posizione, in
realtà non si oppone, in assenza di regolamentazione specifica, a
un'applicazione per analogia dell'art. 560 cpv. 2 CC nel diritto pubblico se
tale applicazione non contrasta con (altri) principi del diritto pubblico.

3.5 Di conseguenza, anche alla luce di questi pareri dottrinali, il fatto che
l'art. 12 LIFD preveda espressamente la successione fiscale degli eredi per i
diritti e gli obblighi del contribuente (ma non per le sanzioni a carattere
penale: cfr. sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo nella causa
Letter-Schwanz contro Svizzera del 29 agosto 1997, Recueil CourEDH 1997-V pag.
1509, n. 53), non significa necessariamente che, in assenza di un'espressa base
legale, l'art. 560 cpv. 2 CC non possa applicarsi per analogia alla
responsabilità del datore di lavoro di cui all'art. 52 LAVS.

3.6 Del resto non va dimenticato che l'art. 52 LAVS costituisce una norma
speciale del diritto federale sulla responsabilità. Infatti, il datore di
lavoro - con l'obbligo di riscossione, di versamento e di conteggio dei
contributi paritetici - assume una posizione di organo esecutivo in diversi
settori del diritto assicurativo sociale federale. Esso soggiace pertanto al
diritto federale sulla responsabilità. Per questa ragione, sebbene la legge
sulla responsabilità della Confederazione, dei membri delle autorità federali e
dei funzionari federali del 14 marzo 1958 (LResp; RS 170.32) concerna la
responsabilità della Confederazione nei confronti di terzi danneggiati, mentre
l'art. 52 LAVS abbia per oggetto la responsabilità interna del datore di lavoro
responsabile, le norme generali della LResp vanno prese in considerazione anche
ai fini interpretativi dell'art. 52 LAVS (DTF 122 V 185 consid. 3b pag. 187;
114 V 219 consid. 3b pag. 220 con riferimenti). Ciò vale pure nel caso in cui
il diritto sulla responsabilità nell'AVS non disciplini una determinata
questione giuridica. In particolare, sono applicabili per analogia le
disposizioni del CO sulle obbligazioni derivanti da atti illeciti (art. 9 cpv.
1 LResp). Anche per questo motivo, dunque, l'applicabilità - anche solo per
analogia e altrimenti pacifica per le normali obbligazioni derivanti da atto
illecito (v. sopra, consid. 3.2) - dell'art. 560 cpv. 2 CC alla presente
fattispecie non appare errata.

3.7 In tali circostanze, non si realizzano i presupposti per procedere a un
cambiamento di giurisprudenza e per scostarsi dalla costante prassi in materia.
Per essere compatibile con il principio della parità di trattamento sancito
dall'art. 8 cpv. 1 Cost. un cambiamento di giurisprudenza deve infatti fondarsi
su motivi oggettivi, quali una conoscenza più approfondita dell'intenzione del
legislatore, la modifica delle circostanze esterne o un cambiamento della
concezione giuridica (v. DTF 134 V 359 consid. 8.1 pag. 366 con riferimenti).
Secondo la giurisprudenza non potrebbe in effetti essere mantenuta una prassi
che si sia rivelata erronea o la cui applicazione abbia condotto a ripetuti
abusi (DTF 133 V 37 consid. 5.3.3 pag. 39; 132 V 357 consid. 3.2.4.1 pag. 360 e
riferimenti). Per quanto poc'anzi esposto, queste condizioni non sono date.

4.
Di conseguenza le censure sollevate dalla ricorrente per opporsi alla
trasferibilità, in concreto, dell'obbligo di risarcimento danni giusta l'art.
52 LAVS sono infondate.

4.1 Già si è detto (v. sopra, consid. 3.3) che la responsabilità fondata su
tale disposto non ha carattere penale. Contrariamente a quanto sostenuto nel
ricorso, essa è infatti sprovvista di qualsivoglia carattere punitivo, il
procedimento essendo soltanto finalizzato al risarcimento di contributi sociali
(e quindi alla riparazione pecuniaria di un danno effettivo) non soluti dal
datore di lavoro analogamente a quanto avviene nell'ambito di un processo
civile per atto illecito. Di conseguenza, risulta vano ogni tentativo di
invocare una violazione del principio della presunzione di innocenza garantito
dall'art. 6 n. 2 CEDU.

4.2 Per quanto osservato (v. sopra, consid. 3.2 e consid. 3.3) non sarebbe
inoltre nemmeno di rilievo il fatto che al momento dell'apertura della
successione il debito non esistesse ancora, come sostiene la ricorrente (sul
momento di insorgenza del danno e, di riflesso, anche del debito risarcitorio
[DTF 123 V 12 consid. 5c pag. 16], e sulla responsabilità sussidiaria degli
organi in caso di rilascio di un attestato di carenza di beni cfr. tuttavia DTF
113 V 256 segg.). Né la ricorrente può convincentemente sostenere che l'obbligo
risarcitorio fondato sull'art. 52 LAVS sarebbe di natura strettamente personale
e si estinguerebbe con la morte del responsabile in applicazione dell'art. 31
CC. A invalidare questa tesi, dottrina e giurisprudenza hanno infatti già avuto
modo di sottolineare che il debito risarcitorio derivante dall'art. 52 LAVS non
è di natura strettamente personale (così espressamente: DTF 119 V 165 consid.
3c pag. 168; cfr. pure Marco Reichmuth, Die Haftung des Arbeitgebers und seiner
Organe nach Art. 52 AHVG, 2008, pag. 69, n. 283).

4.3 L'insorgente non può quindi validamente pretendere di essere (stata)
privata della possibilità di condurre un equo processo per il motivo che, dopo
non essere mai stata al corrente dell'attività del marito, non sarebbe ora in
grado di fare valere elementi giustificativi o comunque di sua discolpa. A ben
vedere, questa problematica è contingente alla situazione e si porrebbe negli
stessi termini anche nell'ambito di un processo civile senza che ciò osterebbe
all'ammissibilità del trasferimento degli obblighi (e dei diritti) per
successione universale. A ciò si aggiunge che la ricorrente, patrocinata da un
legale, ha avuto accesso a tutta la documentazione necessaria per esaminare la
fattispecie e quindi anche per verificare (e contestare) l'esistenza dei
presupposti della responabilità del defunto marito.

4.4 Quanto al fatto, infine, che la decisione amministrativa, emessa a quasi
due anni dalla morte del marito, l'avrebbe altresì privata della possibilità di
chiedere il beneficio d'inventario (art. 580 segg. CC) o di rinunciare alla
successione (art. 566 CC), la ricorrente parte da un presupposto errato. Essa
dimentica che è all'atto dell'apertura della successione che gli eredi devono
porsi la questione di rifiutare l'eredità o di esigere l'allestimento
dell'inventario entro i termini legali. Soprattutto se all'apertura della
successione la situazione patrimoniale del de cuius non è chiara, gli eredi
hanno la possibilità di cautelarsi da eventuali imprevisti limitando, con la
richiesta del beneficio d'inventario, la propria responsabilità ai debiti
inventariati (art. 589 seg. CC; cfr. pure Kurt Wissmann, in Basler Kommmentar,
Zivilgesetzbuch II, 3a ed. 2007, n. 4 e 10 ad Vorbemerkungen agli art. 580-592
CC). Pertanto, nella misura in cui accettano o per lo meno lasciano decorrere
infruttuosamente i termini, non possono più dolersi successivamente della loro
scelta (o omissione), avendo accettato almeno implicitamente il rischio di
assumere un'eredità indebitata o di comunque dovere far capo agli eventuali
obblighi pecuniari del de cuius.

Nel caso di specie, proprio il fatto - poc'anzi evocato - di non essere stata
al corrente dell'attività del marito doveva indurre l'insorgente a particolare
attenzione e a seriamente domandarsi se non fosse il caso di quanto meno
chiedere il beneficio d'inventario. Non essendosi allora avvalsa di questo
strumento protettivo, essa non può ora sfuggire alla sua (seppur derivata)
responsabilità - per quanto gravosa sia - solo perché si è realizzato un
rischio sconosciuto all'apertura della successione, dal quale, come detto,
avrebbe potuto tutelarsi. Non soccorre pertanto alla ricorrente il richiamo
alla sentenza 1A.273/2005, peraltro relativa a tutt'altra situazione.

5.
La ricorrente non può neppure prevalersi di un motivo di riduzione del
risarcimento ai sensi dell'art. 44 CO per non essere stata tempestivamente
informata dalla Cassa opponente dell'esistenza dei debiti in esame.

I motivi di riduzione previsti dall'art. 44 CO, applicabili per analogia alla
procedura di risarcimento danni dell'art. 52 LAVS (DTF 122 V 185 consid. 3b
pag. 187 seg.), consentono di attenuare l'obbligo di risarcimento del datore di
lavoro solo qualora e nella misura in cui causa adeguata del danno o del suo
aggravamento sia stata una grave violazione del dovere di diligenza da parte
dell'amministrazione (cfr. DTF 122 V 185 consid. 3c pag. 189). Nel caso di
specie è però evidente, anche in considerazione di quanto esposto in
precedenza, che il comportamento della Cassa non ha inciso in maniera causale
(adeguata) né sull'insorgenza del danno né tanto meno su un suo ipotetico
aggravamento.

6.
Insufficientemente motivata (v. sopra, consid. 1.4), oltre che infondata, è
quindi la censura in base alla quale la condanna al pagamento - in solido con
P.________ - del risarcimento di fr. 281'493.50 costituirebbe una violazione
del diritto al rispetto della vita familiare e privata (art. 8 CEDU) poiché
ridurrebbe sul lastrico la ricorrente e le sue figlie. Oltre a non
adeguatamente spiegare in che misura l'obbligo risarcitorio rientrerebbe nel
campo di applicazione dell'art. 8 CEDU, l'insorgente non si confronta
minimamente con il tema della proporzionalità del provvedimento, sottacendo
così (in questo contesto) in particolare l'esistenza, nell'ordinamento
nazionale, di strumenti adeguati alla tutela degli eredi che non sanno o che
temono di dover fare fronte a una successione indebitata.

7.
Infine, la ricorrente contesta la responsabilità stessa del defunto marito.
Osserva che la società fallita, ancora il 17 maggio 2004, il 12 ottobre 2004 e
il 3 marzo 2005, avrebbe effettuato importanti versamenti per garantire la sua
esistenza in vista di un suo concreto risanamento, già contrattualmente
stabilito. A dimostrazione di questa circostanza rammenta l'avvenuto pagamento
di fr. 410'000.- nel corso del 2005.

Sennonché ai primi giudici non può essere rimproverato un abuso del potere di
apprezzamento per avere, senza arbitrio, escluso che il differimento dei
pagamenti fosse riconducibile a una passeggera situazione di illiquidità della
società (più in generale sui motivi di giustificazione e di discolpa
riconosciuti in quest'ambito cfr. sentenza 9C_812/2007 del 12 dicembre 2008
consid. 3 con riferimenti). Dagli atti si evince infatti che - con riferimento
al periodo in esame (2002-2005) - la Cassa ha mensilmente diffidato la
T.________ SA per il versamento degli acconti dal mese di gennaio 2002, mentre
i primi precetti sono stati spiccati nel marzo 2003. Dagli atti penali
richiamati dalla Corte cantonale risulta inoltre che la T.________ SA dal 2002
ha cominciato a registrare i primi sintomi di mancanza di liquidità (v. verbali
di interrogatorio 9 febbraio 2007 di A.________, responsabile per la gestione
dei costi dei cantieri, e 3 maggio 2007 di U.________, direttore tecnico della
fallita società). Nel corso del 2004 sono quindi iniziati pure i ritardi nei
pagamenti dei salari, mentre i fornitori, che in precedenza prestavano lavoro a
credito con termini di pagamento di 30/60 giorni, avevano cominciato ad esigere
il pagamento diretto in contanti (v. verbale U.________). Quanto alle
trattative in corso per l'acquisizione del gruppo societario P.________ da
parte di L._______, il revisore ha evidenziato che il tentativo di allestire un
rapporto di revisione relativo all'esercizio del 2004 era fallito perché la
documentazione era troppo incompleta, mentre lo stesso L._______, nel suo
verbale del 3 maggio 2007, ha affermato che: "La situazione non si districava,
nel senso che io continuavo ad avere l'impressione che le cifre che mi venivano
sottoposte non fossero giuste [...] Inoltre prendevo mano a mano conoscenza di
istanze di fallimento dei vari creditori di cui nessuno mi aveva dato
informazione [...]". In queste condizioni, contrariamente a quanto pretende la
ricorrente, le prospettive di successo del previsto risanamento societario non
apparivano per nulla scontate (cfr. sentenza 9C_111/2007 del 17 settembre 2007
consid. 4).

Di conseguenza, il fatto che la società si sia adoperata nel corso del 2004 e
del 2005 per ridurre, con importanti versamenti, l'onere contributivo, che
altrimenti sarebbe risultato ancor maggiore, non permette di liberare gli
organi dalla loro responsabilità. Come giustamente fatto notare dalla Corte
cantonale, seguendo il ragionamento di parte ricorrente, sarebbe altrimenti
sufficiente che una società che abbia accumulato importanti debiti contributivi
per un lungo periodo cominci a rimborsare una parte anche importante di tale
debito per fare sì che i suoi organi non possano, per questo solo motivo, più
essere ritenuti responsabili ai sensi dell'art. 52 LAVS. Ciò sarebbe tuttavia
contrario al senso stesso del disposto in esame (v. sentenza del Tribunale
federale delle assicurazioni H 270/03 del 28 giugno 2004 consid. 5.4 con
riferimenti).

8.
Nell'ambito della procedura di ricorso che lo concerne, P.________ ha prodotto
un documento di lavoro interno dell'équipe finanziaria del Ministero pubblico
del Cantone Ticino, intitolato «Riassunto dati "trattenute ai dipendenti"», che
il suo patrocinatore avrebbe ottenuto nell'ambito del procedimento penale in
corso, segnatamente per il reato di appropriazione indebita di trattenute
salariali (art. 159 CP; cfr. ad esempio la decisione su reclamo 29 gennaio 2008
del Giudice dell'istruzione e dell'arresto contro l'ordine di perquisizione e
di sequestro disposto dal Procuratore incaricato dell'inchiesta nei confronti
della P.________ SA), e nel quale figura, in relazione a V.________ SA
(apparentemente: T.________ SA), un importo di fr. 61'636.- nello spazio
riservato a «Cassa compensazione SSIC - AVS». Preso atto di questa
documentazione, G.________ ha proposto di sospendere la procedura.

Una sospensione della procedura davanti al giudice delle assicurazioni sociali
in attesa dell'esito di una procedura parallela può giustificarsi per motivi di
economia processuale (cfr. art. 6 PC in combinazione con l'art. 71 LTF),
segnatamente per evitare la ripetizione di provvedimenti istruttori. Parimenti
può ammettersi la sospensione se un giudizio penale dovesse permettere di
statuire su una questione decisiva per gli esiti della causa entro un termine
ragionevole. La sospensione del processo comporta tuttavia il rischio di
ritardare inutilmente la procedura, motivo per cui è ammessa soltanto in via
eccezionale tenuto conto dell'esigenza di celerità posta dall'art. 29 cpv. 1
Cost. (DTF 130 V 90 consid. 5 seg. pag. 94 seg. con riferimenti). Il giudice
adito dispone di un certo margine di apprezzamento nel ponderare gli interessi
delle parti, fermo restando però che nei casi limite l'esigenza di cerelerità
prevale sugli altri interessi (cfr. DTF 119 II 386 consid. 1b pag. 388; RSAS
2007 pag. 73 consid. 4.1 [B 143/05]).

Nel caso di specie, la richiesta di sospensione diviene priva di oggetto con
l'emanazione del giudizio, ma era comunque destinata ad insuccesso. Va infatti
ricordato che i parametri di valutazione della responsabilità del datore di
lavoro ai sensi dell'art. 52 LAVS sono diversi da quelli applicati dal giudice
penale. A ciò si aggiunge che, oltre a non emanare da un accertamento
definitivo dell'autorità penale, il documento lascia spazio a diverse possibili
interpretazioni poiché - per quanto previsto dall'art. 159 CP, il cui campo di
applicazione non coincide con quello dell'art. 52 LAVS (J. Hurtado Pozo, Droit
pénal, Partie spéciale, 3a ed. 2009, pag. 454 seg.; Christian Favre/ Marc
Pellet/ Patrick Stoudmann, Code pénal annoté, 2007, n. 1.1 ad art. 159) -
sembrerebbe considerare le sole trattenute applicate sui salari dei dipendenti.
Per il resto non sono fatti valere né tanto meno sono comprovati pagamenti a
riduzione del danno (risultante dagli atti) originariamente reclamato dalla
Cassa e nulla permette allo stato attuale (a distanza di 10 mesi dalla
pronuncia impugnata) di sapere, anche solo approssimativamente, entro quali
termini verrà emesso un giudizio penale (definitivo). In tali circostanze, le
condizioni per eccezionalmente ammettere la sospensione della procedura non
sono date. Ciò non preclude comunque all'insorgente la possibilità di
introdurre una istanza di revisione qualora la procedura penale dovesse
apportare elementi decisivi che permettano di scostarsi da quanto deciso nella
presente procedura di assicurazioni sociali (cfr. per analogia RCC 1991 pag.
381 consid. 3b).

9.
Ne segue che il ricorso va respinto nella misura della sua ammissibilità. Le
spese seguono la soccombenza e sono poste a carico della ricorrente (art. 66
cpv. 1 LTF).

Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:

1.
Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto.

2.
Le spese giudiziarie di fr. 8000.- sono poste a carico della ricorrente.

3.
Comunicazione alle parti, al Tribunale delle assicurazioni del Cantone Ticino e
all'Ufficio federale delle assicurazioni sociali.

Lucerna, 3 maggio 2010

In nome della II Corte di diritto sociale
del Tribunale federale svizzero
Il Presidente: Il Cancelliere:

Meyer Grisanti