Sammlung der Entscheidungen des Schweizerischen Bundesgerichts
Collection des arrêts du Tribunal fédéral suisse
Raccolta delle decisioni del Tribunale federale svizzero

I. Zivilrechtliche Abteilung, Beschwerde in Zivilsachen 4A.114/2009
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Bundesgericht
Tribunal fédéral
Tribunale federale
Tribunal federal

{T 0/2}
4A_114/2009

Sentenza dell'8 giugno 2009
I Corte di diritto civile

Composizione
Giudici federali Klett, Presidente,
Corboz, Ramelli, giudice supplente,
Cancelliera Gianinazzi.

Parti
A.________,
ricorrente,
patrocinato dagli avv. Paolo Bernasconi e Fabio Alippi,

contro

B.B.________SA,
opponente,
patrocinata dall'avv. Fabio Soldati.

Oggetto
mandato; responsabilità della banca,

ricorso in materia civile contro la sentenza emanata
il 3 febbraio 2009 dalla II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone
Ticino.

Fatti:

A.
Nel 1992 il cittadino italiano A.________ ha aperto i conti xxx e yyy presso la
succursale di Lugano di B.B.________SA. Su entrambi i conti egli ha concesso
una procura amministrativa a C.________, a quel tempo funzionario della
succursale milanese di D.B.________.

Non essendo possibile eseguire a Lugano operazioni swap, l'anno successivo egli
ha aperto un conto yyy anche presso la succursale di Zurigo di D.B.________.
Anche su questa relazione C.________ agiva quale procuratore amministrativo.

Dopo essersi reso conto che tra il 1997 e il 1998 il suo patrimonio aveva
subito diminuzioni rilevanti, A.________ ha chiesto a B.B.________SA un
rendiconto che chiarisse le perdite. Non soddisfatto delle risposte ricevute
egli ha per finire introdotto la presente causa.

B.
L'11 febbraio 2000 A.________ ha adito la Pretura del Distretto di Lugano,
chiedendo che B.B.________SA venisse condannata al pagamento di fr.
1'035'964.-- e che le fosse ordinato di presentare il rendiconto dettagliato
sulla gestione e sulle perdite subite dai conti yyy e xxx. Quest'ultima domanda
è stata abbandonata in sede di conclusioni.

Statuendo il 27 agosto 2007 il Pretore ha respinto interamente la petizione,
mentre la II Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino l'ha
accolta parzialmente con sentenza del 3 febbraio 2009. Essa ha segnatamente
riconosciuto a A.________ il diritto a Euro 26'590.75, US$ 5'000.-- e fr.
2'874.40 oltre interessi; tassa giudiziaria e ripetibili sono state suddivise
in proporzione alla soccombenza, valutata in ragione di 1/15 per la banca e 14/
15 per il cliente.

C.
Adducendo la violazione di diverse disposizioni del diritto federale - art. 8,
9, 29 cpv. 1 e cpv. 2 Cost., art. 8 CC, art. 1, 97, 394 segg. e 398 CO - il 6
marzo 2009 A.________ è insorto davanti al Tribunale federale con un ricorso in
materia civile volto a ottenere, in via principale, la modifica della sentenza
cantonale nel senso dell'accoglimento integrale del suo appello e, di
conseguenza, della condanna della banca al versamento di fr. 1'064.--, US$
16'743.85, GB£ 105'559.--, AU$ 41'329.--, Euro 173'150.90, US$ 75'000.-- nonché
fr. 43'116.--, con interessi al 5 % da diverse scadenze; in via subordinata
postula l'annullamento della sentenza impugnata e il rinvio della causa per
nuovo giudizio nel senso dei considerandi.

Nella risposta del 7 aprile 2009 B.B.________SA ha proposto di respingere il
gravame, mentre l'autorità cantonale non ha preso posizione.

Diritto:

1.
Il Tribunale federale si pronuncia d'ufficio e con pieno potere d'esame sulla
propria competenza e sull'ammissibilità del rimedio esperito (art. 29 cpv. 1
LTF; DTF 135 III 1 consid. 1.1 pag. 3).

Interposto tempestivamente (art. 100 cpv. 1 LTF) dalla parte parzialmente
soccombente in sede cantonale (art. 76 cpv. 1 lett. a LTF) contro una decisione
finale (art. 90 LTF) pronunciata dall'autorità ticinese di ultima istanza (art.
75 cpv. 1 LTF) in una causa civile di carattere pecuniario il cui valore
litigioso supera fr. 30'000.-- (art. 72 e 74 cpv. 1 let. a LTF), il ricorso
risulta ricevibile e può essere esaminato nel merito, perlomeno nella misura in
cui è motivato conformemente alle esigenze di legge (art. 42 e 106 LTF),
esposte qui di seguito.

2.
Con il ricorso in materia civile può essere fatta valere la violazione del
diritto federale (art. 95 lett. a LTF), che include anche i diritti
costituzionali dei cittadini (DTF 133 III 446 consid. 3.1), per cui è
proponibile anche la censura di violazione del divieto dell'arbitrio (art. 9
Cost.) nell'applicazione del diritto cantonale (DTF 133 III 462 consid. 2.3
pag. 466).

2.1 Il Tribunale federale esamina d'ufficio il diritto federale (art. 106 cpv.
1 LTF). Nondimeno, tenuto conto dell'onere di allegazione e motivazione posto
dall'art. 42 cpv. 1 e 2 LTF, la cui mancata ottemperanza conduce
all'inammissibilità del gravame (art. 108 cpv. 1 lett. b LTF), il Tribunale
federale esamina di regola solo le censure sollevate (DTF 134 III 102 consid.
1.1 pag. 104 seg.).

Le esigenze di motivazione sono più rigorose quando è fatta valere la
violazione di diritti fondamentali e di disposizioni di diritto cantonale e
intercantonale. II Tribunale federale esamina infatti queste censure solo se la
parte ricorrente le ha debitamente sollevate e motivate, come prescritto
dall'art. 106 cpv. 2 LTF (DTF 134 II 244 consid. 2.2). Il campo di applicazione
di questa norma corrisponde a quello del precedente ricorso di diritto pubblico
per violazione dei diritti costituzionali (DTF 133 III 397 consid. 6 pag. 397,
638 consid. 2); valgono pertanto le regole di motivazione poste dall'art. 90
cpv. 1 lett. b OG (cfr. DTF 130 I 258 consid. 1.3 pag. 261 seg.). Ne discende
che l'allegato ricorsuale deve indicare chiaramente i diritti costituzionali
che si pretendono violati, precisando altresì in che consista tale violazione
(DTF 134 II 244 consid. 2.2; 133 III 393 consid. 6); critiche appellatorie non
sono ammissibili.

2.2 In linea di principio, il Tribunale federale fonda il suo ragionamento
giuridico sull'accertamento dei fatti svolto dall'autorità inferiore (art. 105
cpv. 1 LTF); può scostarsene o completarlo solo se è stato svolto in violazione
del diritto ai sensi dell'art. 95 LTF o in modo manifestamente inesatto ovvero
arbitrario (art. 105 cpv. 2 LTF).
2.2.1 L'accertamento dei fatti contenuto nella sentenza impugnata può essere
censurato alle stesse condizioni; occorre inoltre che l'eliminazione
dell'asserito vizio possa influire in maniera determinante sull'esito della
causa (art. 97 cpv. 1 LTF). Tocca alla parte che propone una fattispecie
diversa da quella contenuta nella sentenza criticata il compito di esporre in
maniera circostanziata il motivo che la induce a ritenere adempiute queste
condizioni (art. 97 cpv. 1 LTF; DTF 133 IV 286 consid. 6.2).
2.2.2 Dato che la definizione di "manifestamente inesatto" corrisponde a quella
di arbitrario (DTF 133 Il 249 consid. 1.2.2 pag. 252) e configura dunque a sua
volta una violazione di un diritto fondamentale (art. 9 Cost.; DTF 134 IV 36
consid. 1.4.1 pag. 39), valgono le esigenze di motivazione poste dall'art. 106
cpv. 2 LTF.

In particolare, qualora sia lamentata la violazione del divieto d'arbitrio
(art. 9 Cost.), non ci si può limitare a criticare la decisione impugnata
opponendovi semplicemente la propria opinione, come in una procedura d'appello,
bensì occorre dimostrare, con un'argomentazione chiara e dettagliata, che essa
è manifestamente insostenibile (DTF 134 II 244 consid. 2.2; 133 III 638).

Per giurisprudenza invalsa, infatti, l'arbitrio non si realizza già qualora la
soluzione proposta con il ricorso possa apparire sostenibile o addirittura
migliore rispetto a quella contestata; il Tribunale federale annulla la
pronunzia criticata per violazione dell'art. 9 Cost. solo se il giudice del
merito ha emanato un giudizio che appare - e ciò non solo nella sua motivazione
bensì anche nell'esito - manifestamente insostenibile, in aperto contrasto con
la situazione reale, gravemente lesivo di una norma o di un principio giuridico
chiaro e indiscusso oppure in contraddizione urtante con il sentimento della
giustizia e dell'equità (DTF 132 III 209 consid. 2.1 con rinvii). Per quanto
concerne più in particolare l'apprezzamento delle prove e l'accertamento dei
fatti, il giudice - il quale in questo ambito dispone di un ampio margine di
apprezzamento - incorre nell'arbitrio se misconosce manifestamente il senso e
la portata di un mezzo di prova, se omette senza valida ragione di tener conto
di un elemento di prova importante, suscettibile di modificare l'esito della
vertenza, oppure se ammette o nega un fatto ponendosi in aperto contrasto con
gli atti di causa o interpretandoli in modo insostenibile (DTF 129 I 8 consid.
2.1).
2.2.3 Infine, dinanzi al Tribunale federale possono essere addotti nuovi fatti
e nuovi mezzi di prova soltanto se ne dà motivo la decisione dell'autorità
inferiore (art. 99 cpv. 1 LTF; cfr. DTF 133 III 393 consid. 3).

3.
Nella sentenza qui impugnata la Corte ticinese ha stabilito preliminarmente che
le parti hanno scelto di riferirsi al diritto svizzero e che, essendo i loro
rapporti di natura mista, la responsabilità della banca va decisa secondo le
regole del mandato.

Dinanzi al Tribunale federale il ricorrente aderisce a questa qualificazione,
mentre l'opponente parrebbe metterla in discussione. A torto. Le considerazioni
dei giudici ticinesi (con rinvii giurisprudenziali e dottrinali), secondo le
quali per la responsabilità prevalgono le norme sul mandato, sono pertinenti.

Non è comunque necessario approfondire l'analisi perché, come si vedrà qui di
seguito, il gravame può essere deciso senza ricorrere a norme specifiche di
responsabilità.

4.
Il primo gruppo di censure ricorsuali riguarda l'eccezione di carenza di
legittimazione passiva sollevata dall'opponente contro la richiesta di
risarcimento dei danni avanzata dal ricorrente in relazione ad alcune
operazioni swap che sostiene di non aver autorizzato.

4.1 II Pretore, che aveva respinto interamente la petizione per altri motivi,
non l'aveva esaminata.

4.2 Il Tribunale d'appello - premesso che l'eccezione è stata proposta in modo
proceduralmente corretto - l'ha invece ritenuta fondata nel merito, essendo
giunto alla conclusione che le operazioni swap sono state effettuate presso la
succursale zurighese di D.B.________, mentre l'opponente (succursale luganese
di B.B.________SA) si è limitata a contabilizzarne i risultati.

Tale conclusione si fonda innanzitutto sul tenore dei contratti IRS (Interest
Rate Swap) e di altri documenti bancari sottoscritti dal ricorrente, dai quali
si evince che, contrariamente a quanto da lui preteso, l'intervento
dell'istituto zurighese in queste operazioni non era avvenuto per una semplice
esigenza interna dell'opponente. La Corte cantonale ha poi osservato che le
uniche persone, oltre al ricorrente, intervenute nelle operazioni swap - e che
avevano quindi potuto ordinarle - erano C.________, allora dipendente della
succursale milanese di D.B.________ con procura amministrativa sui conti del
ricorrente, e E.________, a quell'epoca dipendente della succursale zurighese
di D.B.________; in particolare, questi due dipendenti di D.B.________ avevano
partecipato a una riunione del 21 marzo 1994 e a una consultazione telefonica
del 5 maggio 1994, durante le quali il ricorrente ha affermato di avere dato le
istruzioni poi disattese dalla banca. Nessun impiegato dell'opponente, hanno
proseguito i giudici ticinesi, aveva per contro i poteri per intervenire nelle
operazioni swap, né risulta che qualcuno l'abbia mai fatto. Sempre basandosi su
documenti e testimonianze, l'autorità cantonale ha infine stabilito che gli
ordini per le operazioni swap non passavano da Lugano bensì andavano
direttamente a Zurigo, donde provenivano del resto anche le comunicazioni e la
documentazione contabile riguardante quelle operazioni, che erano registrate su
un "estratto di deposito integrato" intestato a D.B.________ di Zurigo.

Tenuto conto di questo stato di fatto il Tribunale di appello ha giudicato
"prive di rilevanza" le obiezioni del ricorrente concernenti l'identità di
denominazione e numerazione dei conti aperti a Zurigo e a Lugano, l'esistenza
di una succursale luganese di D.B.________ al medesimo indirizzo
dell'opponente, il controllo dei documenti di apertura del conto D.B.________
da parte di un responsabile dell'opponente, la corrispondenza delle condizioni
generali dei due istituti, nonché il fatto che l'opponente non si fosse
prevalsa della sua estraneità alle operazioni swap nella corrispondenza
precedente la causa. Secondo i giudici cantonali, tutte queste circostanze
trovano infatti "una semplice e logica spiegazione nel fatto che le due entità
giuridiche erano parte del medesimo gruppo societario B.________".

4.3 Dinanzi al Tribunale federale il ricorrente contesta queste considerazioni.
Egli spiega in sostanza che, non essendo in grado di eseguire direttamente le
operazioni swap da lui auspicate, l'opponente si era appoggiata sull'istituto
zurighese, del cui comportamento rimane in ogni caso responsabile in forza
dell'art. 101 CO. Accenna quindi alla necessità di procedere
all'interpretazione delle dichiarazioni di volontà delle parti secondo i metodi
soggettivo o oggettivo, diffondendosi in una lunga disquisizione suddivisa in
tre momenti, che definisce "svolgimento del rapporto contrattuale", "fase
pre-processuale" e "procedura giudiziaria". In breve, a suo dire, il
trasferimento delle operazioni swap a Zurigo sarebbe avvenuto per ragioni
"squisitamente tecniche" mentre il rapporto contrattuale, per concorde volontà
delle parti, è rimasto uno solo, sempre gestito dall'opponente. Nemmeno nella
corrispondenza nessuno ha d'altro canto mai chiamato in causa l'istituto
zurighese e persino il teste F.________, che ha allestito un audit esterno per
l'opponente, ha considerato i conti di Lugano e Zurigo come un tutt'uno. Del
resto, soggiunge il ricorrente, l'opponente non ha eccepito "esplicitamente" in
causa la carenza di legittimazione passiva e ha prodotto senza difficoltà tutta
la documentazione interna concernente il conto presso la D.B.________.

4.4 Ora, contrariamente a quanto pare ritenere il ricorrente, non si tratta di
qualificare giuridicamente il rapporto instauratosi fra le varie parti
coinvolte nell'affare, ma soltanto di stabilire se il contratto concernente le
operazioni swap, indipendentemente dalla sua natura, sia venuto in essere con
l'opponente o con la D.B.________ di Zurigo.
4.4.1 La Corte ticinese, come sopra esposto, ha scelto quest'ultima
possibilità, sulla base della valutazione delle prove e di accertamenti di
fatto dei quali ha reso conto in modo preciso nella sua sentenza. L'esposizione
qui impugnata della sentenza attiene quindi ai fatti, che vincolano di
principio il Tribunale federale, con le riserve delle quali s'è già detto (cfr.
quanto esposto al consid. 2.2).
4.4.2 Il ricorrente rimprovera all'autorità ticinese di aver "liquidato
sbrigativamente" gli elementi di giudizio ch'egli aveva proposto davanti
all'istanza cantonale, a suo dire determinanti, e li ripropone nel gravame al
Tribunale federale, ma senza approfondimenti e, soprattutto, senza metterli in
relazione con le prove in senso contrario analizzate nel giudizio impugnato. Il
ricorrente non si confronta veramente con gli apprezzamenti decisivi svolti
dalla Corte cantonale a questo proposito, non tenta nemmeno di dimostrarne
l'insostenibilità, l'arbitrarietà (cfr. quanto esposto al consid. 2.2.2). Le
sue argomentazioni sono appellatorie, praticamente staccate dalla motivazione
del Tribunale di appello, alla quale è semplicemente opposta un'altra versione
dei fatti, in parte priva di riscontro nella sentenza impugnata e in parte in
palese contrasto con essa. Ciò vale, ad esempio, laddove egli sostiene di non
aver mai conosciuto nessun dipendente della succursale zurighese di
D.B.________ mentre nella sentenza impugnata si legge che il dipendente di tale
succursale E.________ aveva partecipato, insieme a C.________, a una riunione
del 21 marzo 1994 e a una consultazione telefonica del 5 maggio 1994. Anche
l'affermazione secondo la quale l'opponente non avrebbe eccepito correttamente
l'assenza di legittimazione passiva si scontra contro l'accertamento contrario
nella pronunzia criticata, nella quale vengono indicati i passaggi precisi di
risposta e duplica ove sono addotti i fatti e viene precisato che l'opponente
ne ha tratto le debite conseguenze giuridiche nelle conclusioni. Il ricorrente
non prende posizione su queste motivazioni.

4.5 In siffatte circostanze le censure ricorsuali contro la decisione dei
giudici ticinesi di negare la legittimazione passiva dell'opponente per la
domanda di risarcimento in relazione alle operazioni swap risultano
inammissibili, siccome fondate su di uno stato di fatto completamente
differente da quello considerato nella sentenza cantonale, della quale non è
stato adeguatamente addotto né tantomeno dimostrato il carattere arbitrario.

5.
La seconda parte del gravame riguarda la pretesa di risarcimento avanzata dal
ricorrente in relazione a vendite di titoli e altre operazioni che l'opponente
avrebbe effettuato senza autorizzazione, creando un ammanco totale di Lit.
504'000'000. Il Tribunale d'appello ha reputato tale domanda irricevibile.

5.1 Nel giudizio cantonale si è ricordato che il ricorrente, al momento di
presentare la petizione, non era stato in grado di spiegare questo ammanco;
egli avrebbe quindi potuto sostanziare la sua pretesa solo dopo l'emanazione
della sentenza di rendiconto, una volta in possesso delle informazioni
necessarie. Sennonché, invece di procedere in tale modo, il ricorrente, il 3
ottobre 2001, al termine dello scambio degli allegati, aveva presentato
un'istanza di completazione delle adduzioni di fatto e di diritto,
subordinatamente di restituzione in intero. L'istanza - sulla quale si tornerà
- era tuttavia stata respinta dal Pretore e la sua decisione, non essendo stata
impugnata, è passata in giudicato. I giudici cantonali ne hanno dedotto,
menzionando l'art. 78 CPC/TI, l'impossibilità per il ricorrente di richiamarsi
in sede conclusionale e di appello alle circostanze di fatto esposte
nell'istanza del 3 ottobre 2001, e in particolare, a quelle elencate nella
tabella in essa integrata. Donde l'irricevibilità della pretesa di risarcimento
fondata su tali circostanze.

5.2 Il ricorrente insorge contro questa argomentazione sotto più punti di
vista. In primo luogo obietta di avere sostanziato sufficientemente già con la
petizione la sua pretesa di risarcimento dell'ammanco di Lit. 504'000'000
derivante da operazioni non autorizzate, tant'è che le sue domande d'assunzione
di prove a questo proposito erano state accolte; omettendo di tenere conto
delle allegazioni formulate in petizione, la Corte cantonale avrebbe pertanto
violato l'art. 8 CC. In secondo luogo sostiene di avere "specificato la
composizione del danno e le operazioni contestate" al più tardi con le
conclusioni; non essendosi l'opponente opposta al completamento delle
allegazioni di fatto in quella sede, l'intervento d'ufficio dei giudici
ticinesi ha "crassamente violato il diritto processuale cantonale". Infine,
sempre in relazione alla mancata considerazione delle sue allegazioni di
petizione e all'applicazione del diritto processuale ticinese da parte
dell'autorità cantonale, il ricorrente si ritiene vittima di una disparità di
trattamento, di arbitrio, di formalismo eccessivo e di una lesione del diritto
di essere sentito.

5.3 I suoi argomenti sono parzialmente fondati.
5.3.1 L'art. 8 CC conferisce alla parte cui incombe l'onere della prova il
diritto di dimostrare l'esattezza delle proprie allegazioni, a patto che i
fatti allegati siano giuridicamente rilevanti e che le prove siano state
proposte conformemente alle esigenze procedurali poste dal diritto cantonale.
L'autorità cantonale infrange questa regola generale in materia di prove, in
particolare, quando considera giusta l'allegazione di una parte nonostante le
contestazioni della controparte e l'assenza di ogni prova, oppure quando
rifiuta l'assunzione di prove idonee e proposte correttamente su circostanze
giuridicamente rilevanti (DTF 133 III 295 consid 7. 1 pag. 299 con rinvii).
5.3.2 Il ricorrente cita con pertinenza la DTF 127 III 365, che tratta delle
esigenze poste all'allegazione del danno e si attaglia quindi bene al caso in
rassegna. In quell'occasione il Tribunale federale ha confermato che è il
diritto federale a stabilire in quale misura debbano essere sostanziati i fatti
posti a fondamento di una pretesa affinché possano essere sussunti nel diritto
materiale. Le esigenze poste all'allegazione dipendono sia dagli elementi
costitutivi della fattispecie regolata dalla norma materiale in questione sia
dal comportamento processuale della controparte. Le allegazioni di fatto devono
in ogni caso essere formulate in modo tale da permettere alla controparte di
contestarle in maniera dettagliata o di proporre controprove. Qualora una
pretesa allegata in modo generico ma di per sé concludente venga contestata, la
parte attrice può essere tenuta a esporre i fatti giuridicamente rilevanti in
modo più circostanziato e chiaro, così da permettere appunto l'assunzione delle
prove. Nel caso specifico del danno, la parte attrice che si vede contestata
una pretesa fatta valere per una cifra globale, deve quindi allegare i singoli
fatti idonei a stabilire che la diminuzione del patrimonio da lei subita
configura un danno giuridicamente rilevante (DTF 127 III 365 consid. 2b pag.
368).

Va tuttavia sottolineato che il Tribunale federale può intervenire, per
violazione del diritto federale, soltanto qualora le allegazioni di fatto e le
offerte di prova siano state presentate nei modi e nei tempi previsti dalle
disposizioni procedurali cantonali (DTF 108 II 337 consid. 2c pag. 340). In
altre parole, è il diritto cantonale che stabilisce la forma e il momento in
cui le allegazioni devono avvenire; esso può esigere, in particolare, che
queste vengano specificate già nella fase iniziale, in modo da consentirne
l'esame durante la procedura probatoria, ed escludere quindi che le parti
possano precisarle ancora nell'ambito di quest'ultima fase processuale (DTF
citata consid. 2d e 3 pag. 340 seg.). Benché viga il principio generale secondo
cui il diritto processuale cantonale non può impedire l'applicazione del
diritto materiale federale, la perenzione di pretese materiali dovute a una
condotta processuale irregolare rimane possibile (DTF citata consid. 2d pag.
340).

5.4 Ai fini del giudizio sulla fattispecie in esame, prima di chinarsi sulle
censure ricorsuali è opportuno riassumere gli atti processuali che attengono
alle allegazioni in discussione.
5.4.1 Dai passaggi della petizione riprodotti nell'impugnativa risulta che in
essa il ricorrente aveva asserito che il danno globale da lui subito consisteva
nella differenza tra il suo patrimonio effettivo al 29 giugno 1998 e quello che
avrebbe avuto se l'opponente avesse eseguito correttamente gli ordini da lui
impartiti il 5 maggio 1994; egli aveva quantificato in Lit. 885'000'000 la
perdita complessiva riconducibile alla violazione contrattuale. Dopo
l'esposizione di vari conteggi che consideravano perdite su operazioni
autorizzate e non, il ricorrente aveva soggiunto che, secondo le informazioni
note a quel momento, Lit. 313'000'000 parevano essere state perse in operazioni
swap effettuate in violazione del contratto e Lit. 68'000'000 per interessi di
vendite non autorizzate. Egli aveva poi concluso asserendo che la banca non
aveva presentato documenti che permettessero di capire l'origine della perdita
rimanente, di Lit. 504'000'000.

Nella risposta di causa l'opponente aveva contestato tali allegazioni senza
entrare nei dettagli, obiettando in sostanza di avere consegnato tutta la
documentazione al ricorrente, sul quale incombeva l'onere della prova. Nel
secondo scambio di scritti le parti non avevano formulato altre allegazioni di
rilievo.
5.4.2 Per chiarire questi e altri fatti, contestualmente alla petizione il
ricorrente aveva presentato anche un'azione di rendiconto della gestione dei
conti yyy e xxx, fondata sull'art. 400 CO, con la quale chiedeva che gli
fossero messi a disposizione documenti e ricostruzioni di tutte le operazioni
eseguite su di essi, dai quali risulterebbe, in particolare, la "mancanza
patrimoniale complessiva di Lit. 504 milioni". L'azione di rendiconto era poi
stata abbandonata in sede di conclusioni, per il motivo che la banca, durante
l'istruttoria, aveva colmato parzialmente il "deficit di informazioni" e
dimostrato in ogni caso di "non poter fare meglio".
5.4.3 All'udienza preliminare del 10 ottobre 2000 il ricorrente aveva inoltre
presentato un'istanza di edizione di documenti nei confronti dell'opponente,
avente per oggetto, tra l'altro, ancora documenti, giustificativi, ordini,
estratti e situazioni riguardanti i due conti.

L'istanza era stata accolta solo parzialmente con decreto del 3 settembre 2001,
che il ricorrente aveva impugnato con successo. La motivazione del giudizio
d'appello del 17 luglio 2003 verrà esposta in seguito.
5.4.4 Oltre al suddetto appello, il 3 ottobre 2001 il ricorrente aveva pure
introdotto l'istanza già citata "di completazione di adduzioni di fatto e di
diritto" e, subordinatamente, "di restituzione in intero", argomentando che,
dopo la reiezione di buona parte delle richieste di edizione ad opera del
Pretore,egli correva il rischio che l'unica fonte d'informazione rimanessero i
documenti 5 e 6 che l'opponente aveva prodotto soltanto con la duplica, donde
il suo diritto di prendere posizione sulle operazioni che ivi indicate,
riassunte in una tabella.
L'istanza era stata respinta con decreto del 14 febbraio 2002 dal giudice di
primo grado, il quale aveva ricordato che tutte le allegazioni vanno per
principio proposte con gli scritti introduttivi e che la domanda di
restituzione, qualora ne fossero adempiuti i presupposti, era ad ogni modo
tardiva". Questa decisione non è stata impugnata.

5.5 Tenuto conto di quanto appena esposto, la prima considerazione che
s'impone, in applicazione delle regole giurisprudenziali riassunte al consid.
5.3, è che la Corte cantonale non ha violato il diritto federale dichiarando
irricevibili le allegazioni di fatto contenute nell'istanza del 3 ottobre 2001.

Tale giudizio è conforme alla prassi ticinese per la quale un decreto
processuale non impugnato acquisisce forza di cosa giudicata formale, con la
conseguenza che non è più possibile rimettere in discussione, nel medesimo
processo, l'oggetto deciso. La prassi ticinese - la sentenza criticata menziona
Rep. 1996 pag. 217 e la sentenza inedita emanata dalla II Camera civile il 2
gennaio 1998 n. 12.97.202 - non è affatto arbitraria: essa rientra nella sfera
di competenza del diritto di procedura cantonale che, s'è visto, stabilisce
liberamente come e fino a quando ammettere le allegazioni delle parti.

5.6 Rimane pertanto da valutare la portata delle prime allegazioni del
ricorrente.
5.6.1 Nella fase iniziale del processo egli aveva asserito di non disporre
ancora di tutta la documentazione necessaria per precisare le sue pretese.
Dalla petizione emergevano tuttavia il momento preciso nel quale andava
calcolato il danno patrimoniale così come la data degli ordini che l'opponente
avrebbe dovuto rispettare; veniva pure precisato che tra le diverse posizioni
del danno, riconducibile all'inesecuzione di ordini o a violazioni del
contratto, ve n'era una di Lit. 504'000'000, ch'egli non era ancora in grado di
spiegare, non disponendo, appunto, della documentazione bancaria.
Dal profilo del diritto federale tali allegazioni, alle quali la controparte ha
contrapposto solo contestazioni generiche, erano sufficienti, perché davano
modo all'opponente di comprendere che le venivano rimproverate inadempienze
contrattuali per un danno complessivo, calcolato al 29 giugno 1998, di Lit.
504'000'000. Esse avevano anche permesso l'assunzione di prove. Tant'è che,
come osserva con ragione il ricorrente, nella sentenza del 17 luglio 2003 -
relativa all'istanza di edizione di documenti da lui presentata all'udienza
preliminare - la Corte cantonale aveva dato atto ch'egli aveva addotto di non
essere in grado di ricostruire la perdita patrimoniale e aveva di conseguenza
giudicato "puntuale e legittima" la sua domanda di edizione dalla controparte
dei giustificativi di tutte le operazioni effettuate sui conti, non solo di
quelli concernenti l'acquisto e la vendita di titoli e le operazioni swap.
5.6.2 In questo contesto processuale, la Corte ticinese, escludendo d'acchito
di tenere in ogni considerazione le allegazioni presentate dal ricorrente nella
petizione in merito all'ammanco di Lit. 504'000'000, ha violato l'art. 8 CC.

Una volta terminata l'assunzione delle prove essa doveva concedere alle parti
la possibilità di pronunciarsi e, in seguito, valutare la rilevanza dei loro
argomenti in relazione con le allegazioni iniziali del ricorrente, a
prescindere dal contenuto dell'istanza del 3 ottobre 2001, scartata
correttamente (senza arbitrio). Ciò non significa necessariamente che i giudici
ticinesi dovevano ammettere tutte le allegazioni proposte dal ricorrente con le
conclusioni, giacché, come si è detto, il diritto cantonale può imporre che le
allegazioni siano precisate già nella fase iniziale del procedimento ed
escludere completamenti successivi (consid. 5.3): in forza dell'art. 8 CC
l'esposizione conclusiva va considerata soltanto nella misura in cui è
effettivamente riferita ai fatti già allegati negli scritti introduttivi.

Ne viene che la causa va ritornata all'autorità cantonale affinché completi
l'esame della fattispecie nel modo appena descritto e si pronunci di nuovo
sulla domanda di risarcimento che il ricorrente aveva quantificato in Lit.
504'000'000 nella petizione. Dovrà se del caso rivedere anche l'ammontare delle
spese preprocessuali, addebitate alla convenuta proporzionalmente alle altre
posizioni del danno, nonché i giudizi su spese e ripetibili delle due istanze
ticinesi (art. 68 cpv. 5 LTF).

6.
In conclusione, dunque, nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è
parzialmente accolto e la causa viene rinviata all'autorità cantonale per nuovo
giudizio nel senso del considerando precedente.

Le spese giudiziarie e le ripetibili seguono la reciproca soccombenza (art. 66
cpv. 1 e 68 cpv. 1 e 2 LTF) che, considerato il valore complessivo rimasto
litigioso davanti al Tribunale federale, può essere determinata in 2/5 a carico
del ricorrente e 3/5 a carico dell'opponente.

Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:

1.
Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è parzialmente accolto. Di
conseguenza la sentenza emanata il 3 febbraio 2009 dalla II Camera civile del
Tribunale d'appello del Cantone Ticino è annullata e la causa è rinviata
all'autorità cantonale per nuovo giudizio nel senso dei considerandi.

2.
La tassa di giustizia di fr. 7'000.-- è posta a carico del ricorrente per fr.
2'800.-- e per fr. 4'200.-- a carico dell'opponente, la quale rifonderà al
ricorrente fr. 4'800.-- per ripetibili della sede federale.

3.
Comunicazione ai patrocinatori delle parti e alla II Camera civile del
Tribunale d'appello del Cantone Ticino.

Losanna, 8 giugno 2009

In nome della I Corte di diritto civile
del Tribunale federale svizzero
La Presidente: La Cancelliera:

Klett Gianinazzi