Sammlung der Entscheidungen des Schweizerischen Bundesgerichts
Collection des arrêts du Tribunal fédéral suisse
Raccolta delle decisioni del Tribunale federale svizzero

Strafrechtliche Abteilung, Beschwerde in Strafsachen 6B.78/2008
Zurück zum Index Strafrechtliche Abteilung, Beschwerde in Strafsachen 2008
Retour à l'indice Strafrechtliche Abteilung, Beschwerde in Strafsachen 2008


Bundesgericht
Tribunal fédéral
Tribunale federale
Tribunal federal

{T 0/2}
6B_78/2008, 6B_81/2008, 6B_90/2008 /biz

Sentenza del 14 ottobre 2008
Corte di diritto penale

Composizione
Giudici federali Schneider, presidente,
Ferrari, Favre,
cancelliera Ortolano.

Parti
6B_78/2008
A.________,
ricorrente, patrocinato dall'avv. Alexander Henauer,

6B_81/2008
B.________,
ricorrente, patrocinato dall'avv. Andrea Carri,

6B_90/2008
C.________,
ricorrente, patrocinato dall'avv. Pascal Cattaneo,

contro

Ministero pubblico del Cantone Ticino, Palazzo di giustizia, via Pretorio 16,
6901 Lugano,
opponente.

Oggetto
Arbitrio, commisurazione della pena, sincero pentimento,

ricorsi in materia penale contro la sentenza emanata il 14 dicembre 2007 dalla
Corte di cassazione e di revisione penale del Tribunale d'appello del Cantone
Ticino.

Fatti:

A.
La sera del 6 marzo 2006 A.________, B.________, C.________ e un minorenne non
identificato (tale D.________) partivano da Torino in direzione della Svizzera,
attraversando illegalmente la frontiera tra i boschi. Il giorno successivo,
trascorsa la notte accampati nel bosco, i quattro commettevano diversi furti e
rapine. A X.________ effettuavano un primo furto ai danni degli eredi
E.________ e un secondo ai danni di F.F.________ a cui sottraevano, tra
l'altro, una pistola mitragliatrice Heckler & Koch MP5, una pistola
semiautomatica Sig-Sauer P226 nonché dei proiettili. Con queste armi e
munizioni commettevano due rapine: la prima, nella serata del 7 marzo 2006, a
X.________, ai danni dell'ultranovantenne G.G.________ che se ne stava a casa a
guardare la televisione; la seconda, nella notte, a O.________, ai danni della
quasi settantenne H.________ svegliata nel suo letto. Tra la prima e la seconda
rapina, A.________, B.________, C.________ e D.________ commettevano ulteriori
cinque furti. Dopo aver abbandonato le armi nel bosco, rientravano in Italia
dove si spartivano le refurtive.

Una settimana dopo, il 14 marzo 2006, A.________, B.________ e C.________
facevano nuovamente ritorno in Svizzera e mettevano a segno un ennesimo furto,
questa volta ai danni del I.________ di Y.________.

B.
Con sentenza del 14 settembre 2007, la Corte delle assise criminali in Lugano
riconosceva A.________, B.________, C.________, tutti sostanzialmente rei
confessi, autori colpevoli di ripetuta rapina aggravata (art. 140 n. 3 CP -
siccome commessa munendosi di armi da fuoco, associati in banda intesa a
commettere furti o rapine e dimostrandosi, per il modo in cui sono stati
perpetrati, come particolarmente pericolosi), ripetuto furto aggravato, in
parte tentato, ripetuto danneggiamento, ripetuta violazione di domicilio e di
infrazione alla legge federale sulle armi. A.________ e C.________ venivano
inoltre riconosciuti colpevoli di ripetuta infrazione alla legge federale
concernente la dimora e il domicilio degli stranieri.

In applicazione della pena, la Corte condannava A.________ e C.________
entrambi a una pena detentiva di sette anni e tre mesi (computato il carcere
preventivo ed estradizionale sofferto) e B.________ a una pena detentiva di
otto anni (computato il carcere preventivo ed estradizionale sofferto). Tutti e
tre venivano inoltre condannati, in solido, a versare alla parte civile
F.F.________ l'importo di fr. 91'314.15 oltre interessi. Veniva infine ordinata
la confisca di tutto quanto posto sotto sequestro.

C.
Adita dai tre condannati con altrettanti ricorsi per cassazione, il 14 dicembre
2007, la Corte di cassazione e di revisione penale del Tribunale d'appello del
Cantone Ticino (CCRP) respingeva, nella misura della loro ammissibilità, le tre
impugnative. In particolare, essa giudicava infondate le censure relative al
mancato riconoscimento dell'attenuante specifica del sincero pentimento e alla
commisurazione della pena.

D.
Contro quest'ultima sentenza A.________, B.________ e C.________ insorgono al
Tribunale federale con tre diversi ricorsi in materia penale. Tutti lamentano
un accertamento inesatto dei fatti e censurano la commisurazione della pena,
dolendosi segnatamente della violazione degli art. 47 e 48 CP nonché di una
disparità di trattamento.

A.________ postula, in via principale, l'annullamento della sentenza della CCRP
e la riforma della sentenza di primo grado nel senso che, avendo dimostrato
sincero pentimento, egli è condannato a una pena privativa della libertà non
superiore a quattro anni, da dedursi il carcere preventivo ed estradizionale
sofferto. In via subordinata, egli chiede l'annullamento del giudizio impugnato
e il rinvio della causa alla CCRP per nuova decisione.

B.________ conclude, in via principale, all'annullamento della sentenza della
CCRP e la sua riforma nel senso che, avendo dimostrato sincero pentimento, egli
è condannato a una pena detentiva non superiore a quattro anni e sei mesi, da
dedursi il carcere preventivo ed estradizionale sofferto. In via subordinata,
postula l'annullamento della decisione contrastata e il rinvio della causa alla
CCRP per nuovo giudizio.

C.________ domanda, in via principale, l'annullamento del giudizio della CCRP e
la riforma della sentenza della Corte delle assise criminali nel senso che,
avendo dimostrato sincero pentimento, egli è condannato a una pena privativa
della libertà non superiore a quattro anni e sei mesi, da dedursi il carcere
preventivo ed estradizionale sofferto. In via subordinata, chiede
l'annullamento di entrambe le sentenze cantonali.
A.________, B.________ e C.________ formulano domanda di assistenza giudiziaria
e di gratuito patrocinio.

E.
Non sono state chieste osservazioni ai ricorsi.

Diritto:

1.
I gravami sono diretti contro la stessa decisione, si riferiscono al medesimo
complesso di fatti e si fondano su motivazioni analoghe. Per ragioni di
economia di procedura, si giustifica pertanto di congiungerli e di evaderli con
un unico giudizio (v. art. 71 LTF e 24 PC; v. anche DTF 128 V 194 consid. 1;
126 II 377 consid. 1; 123 II 16 consid. 1).

2.
Per evitare inutili ripetizioni è opportuno illustrare le norme e i principi
applicabili in ambito di ricorso in materia penale, in particolare per quel che
concerne le censure di arbitrio nell'accertamento dei fatti.

2.1 Il Tribunale federale fonda il suo ragionamento giuridico sull'accertamento
dei fatti dell'autorità inferiore (art. 105 cpv. 1 LTF); può scostarsene solo
se esso è stato svolto in modo manifestamente inesatto o in violazione del
diritto ai sensi dell'art. 95 (art. 105 cpv. 2 LTF). È pertanto solo in questa
stessa (ridotta) misura che l'accertamento dei fatti contenuto nella sentenza
cantonale può venir censurato in sede di ricorso (art. 97 cpv. 1 prima parte
LTF); occorre inoltre che l'eliminazione dell'asserito vizio possa influire in
maniera determinante sull'esito della causa (art. 97 cpv. 1 seconda parte LTF).

2.2 I fatti accertati sono "manifestamente inesatti" quando l'istanza inferiore
è incorsa nell'arbitrio, vietato dall'art. 9 Cost. (v. DTF 133 II 384 consid.
4.2.2; 133 III 393 consid. 7.1). Per giurisprudenza invalsa, l'arbitrio non si
realizza già qualora la soluzione proposta con il ricorso possa apparire
sostenibile o addirittura migliore rispetto a quella contestata; il Tribunale
federale annulla la pronunzia criticata solo se il giudice del merito ha
emanato un giudizio che appare - e ciò non solo nella sua motivazione bensì
anche nell'esito - manifestamente insostenibile, in aperto contrasto con la
situazione reale, gravemente lesivo di una norma o di un principio giuridico
chiaro e indiscusso oppure in contraddizione urtante con il sentimento della
giustizia e dell'equità (DTF 133 I 149 consid. 3.1 con rinvii). Per quanto
attiene più in particolare all'apprezzamento delle prove e all'accertamento dei
fatti, il giudice - il quale in questo ambito dispone di un ampio margine di
apprezzamento - incorre nell'arbitrio se misconosce manifestamente il senso e
la portata di un mezzo di prova, se omette senza valida ragione di tener conto
di un elemento di prova importante, suscettibile di modificare l'esito della
vertenza, oppure se ammette o nega un fatto ponendosi in aperto contrasto con
gli atti di causa o interpretandoli in modo insostenibile (DTF 129 I 8 consid.
2.1).

2.3 La parte che propone una fattispecie diversa da quella contenuta nella
sentenza impugnata deve esporre in maniera circostanziata il motivo che la
induce a ritenere adempiute le condizioni di una delle eccezioni previste
dall'art. 105 cpv. 2 LTF (art. 97 cpv. 1 LTF), altrimenti non si può tener
conto di una fattispecie diversa da quella esposta nella decisione contrastata.

3.
Tutti e tre i ricorrenti censurano la pena loro inflitta e si dolgono del
mancato riconoscimento dell'attenuante del sincero pentimento. Prima di entrare
nel merito delle singole impugnative si giustifica di esporre i principi legali
e giurisprudenziali afferenti la commisurazione della pena e di riassumere
brevemente gli elementi ritenuti dall'autorità cantonale nell'irrogare le
diverse pene.

3.1 Ai sensi dell'art. 47 CP, il giudice commisura la pena alla colpa
dell'autore. Tiene conto della vita anteriore e delle condizioni personali
dell'autore, nonché dell'effetto che la pena avrà sulla sua vita (cpv. 1); la
colpa è determinata secondo il grado di lesione o esposizione a pericolo del
bene giuridico offeso, secondo la riprensibilità dell'offesa, i moventi e gli
obiettivi perseguiti, nonché, tenuto conto delle circostanze interne ed
esterne, secondo la possibilità che l'autore aveva di evitare l'esposizione a
pericolo o la lesione (cpv. 2).

3.2 Come nel vecchio diritto (v. art. 63 vCP), il giudice commisura la pena
essenzialmente in funzione della colpa del reo. Il legislatore ha ripreso, al
cpv. 1, i criteri della vita anteriore e della condizione personale e aggiunto
la necessità di tener conto dell'effetto che la pena avrà sulla vita
dell'autore. Con riguardo a quest'ultimo criterio, il messaggio precisa che la
misura della pena delimitata dalla colpa non deve essere sfruttata
necessariamente per intero se una pena più tenue potrà presumibilmente
trattenere l'autore dal compiere altri reati (messaggio del 21 settembre 1998
concernente la modifica del codice penale svizzero e del codice penale militare
nonché una legge federale sul diritto penale minorile, FF 1999 1744). La legge
codifica così la giurisprudenza secondo cui occorre evitare di pronunciare
sanzioni che ostacolino il reinserimento del condannato (DTF 128 IV 73 consid.
4c pag. 79; 127 IV 97 consid. 3 pag. 101). Questo criterio di prevenzione
speciale permette tuttavia soltanto di effettuare correzioni marginali, la pena
dovendo in ogni caso essere proporzionata alla colpa (sentenza 6B_14/2007 del
17 aprile 2007 consid. 5.2 e riferimenti).

3.3 L'art. 47 CP non elenca in modo dettagliato ed esauriente gli elementi
pertinenti per la commisurazione della pena né le conseguenze precise che
occorre trarne nell'irrogare la pena (v. sentenza 6B_738/2007 dell'11 aprile
2008 consid. 3.1). Questa disposizione conferisce dunque un ampio potere
d'apprezzamento al giudice. Conformemente alla prassi stabilita sotto l'imperio
dell'art. 63 vCP, il Tribunale federale interviene solo quando il giudice cade
nell'eccesso o nell'abuso del suo potere di apprezzamento, ossia laddove la
pena fuoriesca dal quadro edittale, sia valutata in base a elementi estranei
all'art. 47 CP o appaia eccessivamente severa o clemente (DTF 134 IV 17 consid.
2.1 e rinvii).

3.4 Con il titolo marginale "Obbligo di motivazione", l'art. 50 CP impone al
giudice di esporre nella sentenza le circostanze rilevanti per la
commisurazione della pena e la loro ponderazione. Il giudice deve quindi
indicare gli elementi da lui considerati decisivi relativi al reato o
all'autore, in modo tale che sia possibile controllare se e in quale maniera
tutti i fattori rilevanti, sia a favore che a sfavore del condannato, sono
stati effettivamente ponderati. In altre parole, la motivazione deve
giustificare la pena pronunciata e permettere in particolare di seguire il
ragionamento che ne è alla base. Al giudice non incombe tuttavia di esprimere
in cifre o percentuali l'importanza attribuita agli elementi determinanti per
la commisurazione della pena (v. sentenza 6B_472/2007 del 27 ottobre 2007
consid. 8.1 e rinvii).

3.5 Giusta l'art. 48 lett. d CP, il giudice attenua la pena se l'autore ha
dimostrato con fatti sincero pentimento, specialmente se ha risarcito il danno
per quanto si potesse ragionevolmente pretendere da lui. La norma corrisponde a
quanto prevedeva il diritto previgente all'art. 64 cpv. 7 vCP al cui testo è
stato semplicemente aggiunto l'avverbio "ragionevolmente" per motivi
verosimilmente stilistici, dato che le altre versioni linguistiche non hanno
subito simile modifica. La giurisprudenza relativa all'art. 64 cpv. 7 vCP
conserva dunque per intero la sua validità anche sotto l'egida del nuovo art.
48 lett. d CP.

Il risarcimento del danno non è di per sé sufficiente perché si ammetta questa
circostanza attenuante. Mediante il richiamo esplicito alle possibilità
concrete del reo, il legislatore ha in effetti voluto sottolineare come sia
necessario uno sforzo particolare da parte sua, il quale deve consistere in un
gesto spontaneo e disinteressato, slegato dalle conseguenze contingenti del
procedimento penale. Il reo deve dimostrare di essersi pentito, cercando di
riparare il torto cagionato a prezzo di sacrifici (v. sentenza 6S.146/1999 del
26 aprile 1999, consid. 3a; DTF 107 IV 98 consid. 1 con rinvii). Si richiedono
dunque cumulativamente due condizioni: il sincero pentimento e il risarcimento
del danno.

3.6 Nello specifico, la colpa dei tre è stata definita di una gravità inaudita
in sede cantonale. Clandestini senza possibilità di socializzazione in Italia,
non hanno esitato a penetrare nel territorio elvetico con l'unico intento di
rubare. Dopo un primo tentativo andato a vuoto, si sono impadroniti di armi (e
dei relativi proiettili) che non hanno esitato a puntare prima contro
un'ultranovantenne e dopo contro una quasi settantenne, entrambe sole in casa.
Non contenti, tra la prima e la seconda rapina, hanno continuato la loro razzia
commettendo altri tre tentativi e due furti e saccheggiando la casa dei
J.________. Non ancora soddisfatti, una settimana dopo essere rientrati in
Italia e aver suddiviso equamente le refurtive, sono tornati nuovamente in
Svizzera ancora una volta solo per rubare. Con i loro comportamenti hanno
dimostrato un totale disprezzo per le persone e le cose altrui. Hanno commesso
non una, ma ben due rapine contro due anziane signore con modalità al limite
del crudele, creando un'esposizione al pericolo che va a lambire l'ultima
aggravante dell'art. 140 CP. Hanno violato in modo violento e vile l'intimità
delle vittime intesa come luogo in cui una persona si deve sentire sicura.
Hanno dimostrato una disponibilità al crimine fuori del comune nonché una
discreta organizzazione per essersi messi assieme, per aver saputo dormire nei
boschi, per aver varcato il confine conoscendo i percorsi e per essere in parte
riusciti a rivendere la refurtiva provando di essere in grado di avere i
contatti giusti con i ricettatori e, quindi, con ambienti criminogeni in cui si
muovono costoro. Non va poi dimenticato il concorso di reati quanto meno per
quel che concerne le barbarie commesse in casa di J.J.________.
Quanto ai singoli ruoli, l'autorità cantonale non ha intravisto in B.________
quel capo banda che A.________ e C.________ avevano preteso essere, appurando
come questi ultimi hanno nei fatti condiviso appieno l'agire del primo. Nella
graduatoria delle responsabilità, al primo posto figura B.________ non in
quanto capo, ma perché è quello che ha maggior responsabilità nei fatti avendo
egli riunito il gruppo, fatto da guida nei boschi e nell'individuazione degli
obiettivi da colpire, usato le armi più degli altri contro le vittime e
minacciato le stesse. Il secondo è A.________ perché ha puntato la pistola
contro H.________, l'ha legata nonché minacciata e, a casa di G.G.________, ha
tagliato i fili del telefono. Il terzo è C.________. È stato infine rilevato
che B.________ e C.________ sono già stati ritenuti colpevoli di furto e
condannati a pene detentive da espiare dalla Magistratura dei minorenni, mentre
A.________ è incensurato in Svizzera e non ha precedenti specifici.

Quali elementi a loro favore, la Corte ha considerato una vita anteriore e
familiare abbastanza difficile, condizioni economiche precarie, una scarsa
scolarizzazione nonché una loro certa sensibilità alla pena dovuta al fatto che
saranno chiamati a espiare una lunga carcerazione, lontani dai loro cari che
difficilmente, già solo per ragioni economiche, potranno venire a rendere loro
visita in prigione. Per tutti è stato tenuto conto, in termini generali, delle
scuse formulate alle vittime, della disponibilità a risarcirle e di una certa
ammissione, ma non una piena, immediata e spontanea collaborazione.

Ponderati tutti questi elementi, a B.________ è stata irrogata una pena
detentiva di otto anni, mentre a A.________ e C.________ una pena detentiva di
sette anni e tre mesi.
4. Ricorso di A.________

4.1 Il ricorrente critica l'accertamento per cui il gruppo aveva l'intenzione
di commettere delle rapine già sin dalla sua partenza dall'Italia, laddove
invece diversi elementi permettevano di concludere il contrario. Innanzitutto
sia lui che i suoi correi hanno agito a volto scoperto in tutte le loro
scorribande; non si sono inoltre preoccupati di parlare a bassa voce o di
esprimersi a gesti all'interno delle abitazioni svaligiate. Tale modo di agire
è caratteristico di chi vuole fare furti in case disabitate. A ulteriore
riprova di ciò vi è l'episodio del furto nell'abitazione di K.K.________:
quando i quattro si sono accorti della presenza di persone nella casa, sono
scappati. L'autorità cantonale non poteva così ritenere che, prendendo le armi
e le munizioni da casa F.________ e portandole seco nelle ulteriori ville
depredate, il ricorrente e gli altri avessero l'intenzione di utilizzarle per
la commissione di rapine.
Su questo punto l'impugnativa si palesa d'acchito inammissibile. Infatti, la
CCRP non è entrata nel merito della relativa censura in quanto appellatoria e
quindi inammissibile nell'ambito di un ricorso per cassazione. Orbene, secondo
la giurisprudenza, ove l'ultima autorità cantonale dichiara un ricorso
inammissibile per ragioni formali e non procede all'esame di merito, il
ricorrente deve addurre perché essa avrebbe accertato in modo arbitrario
l'assenza dei presupposti formali e si sarebbe quindi a torto rifiutata di
procedere all'esame di merito (DTF 118 Ib 26 consid. 2b, 134 consid. 2;
sentenza 6B_489/2007 del 26 novembre 2007 consid. 2.2). Se il ricorrente non lo
dimostra, ma ripropone le argomentazioni di merito addotte davanti all'ultima
istanza cantonale, il gravame è inammissibile.

In concreto, l'insorgente si limita a riformulare le censure di arbitrio
nell'accertamento dei fatti, senza tuttavia indicare perché la Corte cantonale
non le avrebbe a torto esaminate nel merito. Non si giustifica quindi la loro
disamina da parte di questo Tribunale.

4.2 A mente del ricorrente, l'autorità cantonale avrebbe interpretato in modo
errato taluni eventi attribuendo così un carattere di inaudita gravità ai
fatti. Contrariamente a quanto ritenuto in sede cantonale, egli sostiene che
B.________ non aveva strattonato l'anziana G.G.________, bensì aiutata a
sorreggersi, come tra l'altro dichiarato dalla stessa vittima. Andrebbe inoltre
valutato in modo positivo anche il gesto dei quattro di lasciare alla donna,
che ne aveva fatto esplicita richiesta, due pacchetti di sigarette. Questi
elementi dimostrerebbero l'assenza di cattiveria e brutalità dell'agire degli
autori e ridimensionerebbero così la gravità dei fatti. Del resto, G.G.________
non è stata malmenata, picchiata o seviziata. Occorre inoltre rilevare che,
nell'ambito della prima rapina ai danni appunto di G.G.________, l'insorgente
ha avuto un ruolo assai marginale rispetto al correo B.________: si è limitato
a rubare cibo e sigarette dopo aver rovistato nei cassetti, non ha parlato con
la vittima né l'ha ingiuriata e, infine, non aveva armi. Questa sostanziale
differenziazione di atteggiamento andava senz'altro valutata in maniera più
marcata nell'irrogare le diverse pene.
4.2.1 La CCRP ha ritenuto al limite del temerario il tentativo di censurare
come arbitrari gli accertamenti relativi alla prima rapina. B.________, precisa
la Corte, armato e dopo aver strappato il borsellino dalle mani di
G.G.________, ha accompagnato la vittima fino alla cucina sorreggendola, forse,
ma non certo per carità cristiana, bensì per farsi dare ulteriore denaro che
poteva trovarsi in quel luogo. In ogni caso, il gesto gioverebbe semmai al
correo B.________ e non certo al ricorrente. Per quanto concerne l'episodio
delle sigarette, essa ha ritenuto che gli accusati non potevano certo
aspettarsi il plauso dei primi giudici per aver consentito a lasciare alla
vittima due pacchetti di sigarette, dopo essere entrati nella sua abitazione
armati di mitraglietta e pistola, aver puntato la mitraglietta contro l'anziana
donna, minacciandola di morte se non avesse tirato fuori i soldi, strappato il
borsellino, aver rovistato nella casa alla ricerca di refurtiva, aver condotto
l'anziana signora fino alla cucina per tenere la situazione sotto controllo e
farsi dare ulteriore denaro, averle ricordato - sempre sotto minaccia dell'arma
- che il colpo entrava da quella parte e usciva dalla canna. Quanto
all'importanza del ruolo di A.________, la CCRP ha spiegato che nei fatti egli
ha agito a pieno titolo quale correo, condividendo appieno l'agire dei compagni
e prendendo pure autonome iniziative volte al perfezionamento dei furti.
D'altronde, per sua stessa ammissione, egli si è attivato nella casa presa di
mira per rubare più oggetti possibili mentre l'anziana donna veniva
terrorizzata da B.________ con una mitraglietta. L'autorità cantonale ha infine
ricordato che, nel commisurare la pena del ricorrente, la prima Corte ha tenuto
conto di quanto da lui rilevato, difatti, in relazione alla prima rapina, essa
ha ricordato solo che A.________ ha provveduto a tagliare i fili del telefono
di G.G.________. Ciò che ha pesato maggiormente nella pena, è stato invece il
comportamento avuto in occasione della seconda rapina.
4.2.2 La sentenza impugnata non presta il fianco a critiche. Non si scorge
infatti come lasciare due pacchetti di sigarette ad G.G.________ anziché uno
solo possa di colpo controbilanciare quanto fattole subire derubandola e
ridimensionare la gravità del comportamento incriminato. Non può certo essere
considerato un gesto di benevolenza verso la vittima e una prova dell'assenza
di brutalità, laddove, non bastando essere quattro giovani contro una sola
ultranovantenne - troppo anziana per opporre anche solo una minima resistenza
come ritenuto dalla Corte di merito - contro la donna è stata puntata la
mitraglietta, le è stato indicato il percorso del proiettile ed è stata
minacciata. Certo, il ricorrente non ha proferito insulti né minacce nei
confronti della vittima - ciò di cui è stato tenuto conto nel commisurare la
pena - ma non è neppure stato un passivo spettatore avendo, come già rilevato
in sede cantonale, condiviso appieno l'agire dei correi e preso anche autonome
iniziative. Osservare poi che la vittima non è stata picchiata né malmenata non
giova all'insorgente. Se così fosse stato, la colpa sarebbe stata ancor più
grave e, di riflesso, la pena più severa. La censura si palesa così infondata e
l'impugnativa va respinta su questo punto.

4.3 Il ricorrente lamenta pure una violazione del principio in dubio pro reo
avendo la Corte cercato in ogni modo di imputargli un atteggiamento più attivo
e aggressivo di quello realmente avuto. In particolare, l'autorità cantonale
avrebbe fatto astrazione di fatti non contestati e a lui favorevoli: nel corso
della seconda rapina ai danni di H.________, A.________ si è rifiutato di
imbavagliare la vittima così come ordinatogli da B.________, e, seppur in un
secondo tempo si è fatto passare l'arma, egli non ha posto il dito sul
grilletto della pistola. Questo dimostrerebbe la totale assenza di
aggressività, determinazione e brutalità da parte sua. Egli rileva ancora, pur
ammettendone la scarsa rilevanza, di non aver strappato il cuscino da sotto la
testa della vittima della seconda rapina, contrariamente a quanto ritenuto in
sede cantonale.

Quanto all'episodio del cuscino, la Corte cantonale l'ha definito un dettaglio
che non ha avuto incidenza alcuna sul giudizio, non v'è quindi ragione che
questo Tribunale s'attardi sulla critica non essendo determinante per l'esito
del procedimento (v. consid. 2.1). Per quel che concerne il preteso rifiuto del
ricorrente di imbavagliare H.________, la circostanza non è stata ritenuta
rilevante poiché non atta a ridimensionare la sua colpa, visto il suo
comportamento durante tutto il resto della rapina e sul quale il ricorrente
sorvola completamente. Orbene, dagli accertamenti di fatto, qui non contestati,
risulta che il ricorrente è entrato con i suoi correi nell'abitazione di
H.________ mediante effrazione; dopo aver rovistato in alcuni locali,
B.________ armato di mitraglietta e A.________ - che si era fatto dare la
pistola da C.________ - sono entrati nella camera da letto della vittima, le
hanno puntato le armi contro, le hanno ordinato di dar loro i soldi
minacciandola di morte e di violenza sessuale, l'hanno colpita (ciò che il
ricorrente contesta, invano, come si vedrà in seguito, v. consid. 4.4), poi, su
invito di B.________, A.________ le ha legato mani e piedi, e infine se ne sono
andati non prima però d'aver nuovamente minacciato la donna puntandole la
mitraglietta alla nuca e strappandole il pigiama nel tentativo di impossessarsi
della sua catenina. Ciò posto non si scorge, e il ricorrente non spiega, come
un suo eventuale rifiuto di imbavagliare H.________ potrebbe dinanzi a cotanto
agire influire sul carattere aggressivo e brutale del comportamento
rimproveratogli. Non ha infatti esitato a entrare armato nella stanza dove
dormiva la donna, a puntare l'arma contro la stessa e a legarla. Non si può
certo affermare, come invece preteso nel gravame, che egli abbia agito senza
aggressività o determinazione. Quanto poi al dito sul grilletto, la prima Corte
non ha potuto accertare in modo incontrovertibile che A.________ avesse il dito
sul grilletto della pistola che impugnava. Contrariamente a quanto sostenuto
nell'impugnativa, questo fatto è stato tenuto in debita considerazione.
Difatti, non è stata ritenuta a suo carico l'aggravante dell'art. 140 n. 4 CP.
La censura è quindi vana.

4.4 Viene inoltre censurata un'arbitraria valutazione del certificato medico
dell'ospedale L.________. Secondo il ricorrente, la Corte avrebbe stabilito che
la vittima della seconda rapina sarebbe stata malmenata e picchiata basandosi
su un'erronea interpretazione dei rilievi medici e senza disporre di ulteriori
riscontri oggettivi.

La CCRP non ha scorto nessun arbitrio nell'operato della prima Corte.
Quest'ultima ha ritenuto credibile H.________ laddove ha affermato di essere
stata percossa dal ricorrente, le sue dichiarazioni trovando riscontro nel
certificato medico dell'ospedale L.________ e non avendo la donna motivi di
aggiungere particolari sfavorevoli ai rapinatori. Per contro, al di là delle
loro ammissioni, la versione degli accusati - che hanno negato di aver colpito
la vittima - non è mai stata completa dato che sui particolari hanno sempre
cercato di minimizzare. Su queste considerazioni il ricorrente tace,
limitandosi ad opporre la propria personale interpretazione del referto medico
a quella dell'autorità cantonale, omettendo inoltre di spiegare perché la
versione fornita da H.________ non sarebbe attendibile. Il certificato fa stato
di una iperemia all'emivolto sinistro e al polso sinistro compatibili con
quanto dichiarato dalla vittima e precisa che la donna attribuiva l'iperemia al
volto al fatto di essere stata "brancata" con una mano dell'aggressore al viso
per farla stare zitta. È vero che il certificato non evidenzia ulteriori
lesioni, questo tuttavia non vuol dire, come pretende il ricorrente, che la
donna non sia stata colpita. Quantunque non attesti contusioni in tutte le
parti del corpo, il certificato medico non esclude che H.________ abbia
ricevuto altri colpi oltre alla "brancata" esplicitamente menzionata. Ritenendo
che la versione dei fatti riportata dalla vittima fosse confortata dal
certificato medico, la Corte non ha dunque interpretato in modo insostenibile
il succitato certificato ed è quindi a ragione che la CCRP ha negato l'arbitrio
nella valutazione delle prove. Infondato, il ricorso dev'essere anche su questo
punto respinto.

4.5 L'insorgente rimprovera poi l'autorità cantonale per non averlo ritenuto
credibile unicamente perché in occasione del suo primo verbale avrebbe
sottaciuto di aver commesso la rapina ai danni dell'anziana G.G.________. Così
facendo la Corte ha disatteso il diritto di ogni prevenuto di non rispondere,
rispettivamente di mentire. Orbene, a parte una sua iniziale reticenza, il
ricorrente ha collaborato con gli inquirenti fornendo indicazioni utili e
concrete dopo essere stato esplicitamente sollecitato dagli interroganti, non
negando la sua implicazione nei reati. Questi elementi positivi, continua il
ricorrente, non sono stati ponderati correttamente nella commisurazione della
pena. Partendo da tali presupposti errati, i giudici gli hanno poi negato
l'attenuante specifica del sincero pentimento.

Come già osservato nella sentenza della CCRP, su cui il gravame non spende una
parola, la Corte delle assise criminali non ha aggravato la pena del ricorrente
per aver mentito o omesso di riconoscere le proprie responsabilità nei fatti
imputatigli. La sua collaborazione è anzi stata tenuta in considerazione quale
fattore generale in suo favore al momento di commisurare la pena. L'autorità
cantonale ha semplicemente rifiutato di applicare l'attenuante specifica
dell'art. 48 lett. d CP perché il ricorrente non ha reso subito ampia e
completa confessione cercando di gettare la colpa maggiore sul correo
B.________. Essa non ha quindi misconosciuto i diritti del ricorrente che in
realtà si duole del mancato riconoscimento del sincero pentimento, su cui si
tornerà in seguito (v. consid. 4.7). La censura si rivela infondata e va quindi
respinta.

4.6 Sempre secondo il ricorrente, i giudici sarebbero sconfinati nell'arbitrio
per aver valutato, nell'ambito della commisurazione della pena, il suo periodo
di clandestinità e di lavoro nero nella vicina Italia in modo negativo. Questo
elemento avrebbe invece dovuto essere un fattore di attenuazione, scappare da
una vita di povertà non essendo certo riprovevole. Sennonché, su questo punto,
l'insorgente argomenta liberamente dimenticando di sostanziare l'arbitrio; egli
infatti si limita a esporre la sua personale interpretazione della
clandestinità senza spiegare perché nel caso in rassegna, annoverando questo
elemento tra quelli a suo sfavore, la decisione impugnata sarebbe non solo
opinabile ma addirittura insostenibile. Ne segue l'inammissibilità della
censura. Si rinvia per il resto al considerando 5.5.2.

4.7 L'insorgente lamenta la violazione dell'art. 48 CP. Si duole di non essere
stato posto a beneficio dell'attenuante del sincero pentimento malgrado la sua
proficua e fattiva collaborazione con la polizia e l'autorità inquirente,
l'assunzione delle proprie responsabilità, la formulazione delle proprie scuse
alle vittime nonché la sua concreta volontà di risarcirle destinando loro in
modo irrevocabile lo spillatico guadagnato presso il penitenziario.
4.7.1 Secondo la CCRP, rifiutando di porre il ricorrente a beneficio
dell'attenuante del sincero pentimento, la prima Corte non ha abusato del
proprio potere d'apprezzamento né violato l'art. 48 CP. Essa non ha mancato di
apprezzare il coraggio degli accusati di scrivere direttamente alle vittime dal
carcere e la loro disponibilità a destinare il loro peculio al risarcimento
delle parti lese, definendoli passi nella giusta direzione, ma non sufficienti
a fondare l'invocata attenuante. I tre, infatti, non hanno reso completa e
immediata confessione, cercando di gettare la colpa maggiore sull'uno
(C.________ e A.________) e sugli altri (B.________). La collaborazione del
ricorrente con le autorità inquirenti e le sue iniziative a favore delle
vittime sono comunque state valutate quali fattori di attenuazione generica
nell'ambito dell'art. 47 CP.
4.7.2 Il ricorrente ha fornito indicazioni importanti che hanno permesso, tra
l'altro, di ritrovare una delle armi utilizzate dalla banda. Sennonché egli
stesso nella sua impugnativa afferma di non aver mai mentito nel corso dei
propri interrogatori, ma di avere semmai omesso di indicare taluni fatti
ammettendoli e confermandoli solo una volta chieste esplicitamente
delucidazioni al proposito. Orbene, non dimenticando il diritto di ogni
accusato di tacere, tale atteggiamento non costituisce una prova del sincero
pentimento, ma è anzi il sintomo di chi vuole per quanto possibile sfuggire
alle proprie responsabilità. Va inoltre rilevato che le autorità cantonali
hanno osservato come la versione degli accusati, ricorrente compreso, non è mai
stata completa poiché sui particolari hanno sempre cercato o di minimizzare o,
il duo C.________-A.________, di scaricare le maggiori responsabilità sul
correo B.________. In simili circostanze - a prescindere dagli sforzi profusi
per risarcire il danno cagionato - non si scorge quel reale e profondo
ravvedimento indispensabile per riconoscere al ricorrente l'attenuante
specifica del sincero pentimento. Rifiutando di applicare l'art. 48 lett. d CP,
ma valutando nell'ambito dell'art. 47 CP la collaborazione e le scuse alle
vittime nonché l'impegno per risarcirle, i giudici ticinesi non hanno violato
il diritto federale. La censura si rileva così infondata e va pertanto
respinta.

4.8 Il ricorrente contesta in seguito la pena inflittagli che considera
eccessivamente severa e lesiva dell'art. 47 CP. Rimprovera all'autorità
cantonale di aver trascurato di ponderare elementi rilevanti per la
commisurazione della pena: la sua mancanza di scaltrezza rispetto ai suoi
correi, il suo assoggettamento a B.________, la sua giovane età e l'effetto
della pena sulla sua vita futura. Lamenta pure una disparità di trattamento nei
confronti dei due correi: considerati correttamente tutti i fattori
determinanti, la sua pena doveva essere sensibilmente inferiore a quella di
C.________ e largamente inferiore a quella di B.________ in quanto i due
correi, oltre ad avere già dei precedenti penali, hanno una responsabilità
assai maggiore della sua nei fatti incriminati. I giudici avrebbero infatti
commesso arbitrio e abusato del loro potere d'apprezzamento attribuendo al
ricorrente il secondo posto (dietro B.________ e davanti a C.________) nella
graduatoria delle responsabilità. La pena del ricorrente avrebbe dovuto essere
inferiore a quella degli altri due anche perché egli ha alle spalle un vissuto
decisamente peggiore, i giudici avrebbero pertanto dovuto differenziare
maggiormente le diverse pene senza limitarsi a ponderare allo stesso modo la
difficile vita anteriore e familiare degli imputati.
4.8.1 Per quanto concerne gli effetti della pena sulla sua vita futura e la sua
giovane età, contrariamente a quanto preteso dall'insorgente, non si tratta di
elementi che possono giustificare quella sostanziale riduzione di pena tanto
reclamata. La CCRP non ha infatti mancato di rilevare come il contesto in cui
ha agito il ricorrente, che al momento dei fatti aveva 26 anni, non lasciava
dubbi sulla sua piena consapevolezza dell'illecito che stava compiendo. In
simili circostanze, non si scorge, e il ricorrente non spiega, quale
particolare rilevanza possa avere la sua (relativa) giovane età per la
commisurazione della pena. Lo stesso dicasi per gli effetti della pena sulla
sua vita futura. Il gravame accenna a un generico impedimento al reinserimento
del condannato, senza illustrare quale specifico impedimento, eccedente quello
inerente a qualsiasi pena detentiva, i giudici avrebbero omesso di considerare.
Ora, osservando come l'insorgente sia chiamato a espiare una lunga
carcerazione, la Corte, in modo più o meno implicito, ha tenuto conto degli
effetti della pena sulla sua vita futura. Non rilevando un preciso ostacolo al
suo reinserimento, l'autorità cantonale non era tenuta ad accordare a questo
criterio una particolare rilevanza. Va inoltre ricordato che le considerazioni
di prevenzione speciale permettono di effettuare unicamente delle correzioni
marginali, ma non comportano importanti riduzioni di pena come vorrebbe il
ricorrente, la pena dovendo in ogni caso essere proporzionata alla colpa (v.
consid. 3.2). Quanto poi all'assenza di scaltrezza del ricorrente e alla sua
mancanza di professionalità rispetto ai suoi correi, il ricorrente argomenta
scostandosi dai fatti stabiliti dall'autorità cantonale, in modo inammissibile
in questa sede (v. art. 105 LTF e consid. 2). Comunque sia, è sufficiente
rilevare che il ricorrente ha condiviso appieno l'agire dei suoi correi,
prendendo anche autonome iniziative volte al perfezionamento dei furti, non
esitando ad afferrare l'arma postagli da C.________ malgrado la sapesse carica
e non assicurata. Non si riscontrano quindi elementi tali da far apparire il
comportamento del ricorrente meno scaltro. E come già giustamente ritenuto
dalla CCRP, egli non può aspettarsi neppure di essere premiato per aver da
subito fornito le sue vere generalità alle autorità inquirenti. Questo suo
minor professionismo delinquenziale gli ha comunque giovato dal momento che,
nel commisurare la pena dei suoi correi, la Corte ha rimproverato loro di avere
usato false generalità di persone note, tanto che è finito per essere arrestato
proprio un conoscente di C.________. Ne consegue che, nella misura in cui è
ammissibile, la critica va respinta perché infondata.
4.8.2 In relazione alla contestata graduatoria delle colpe stilata dai primi
giudici e alla ponderazione della sua incensuratezza nonché della sua vita
anteriore, il ricorrente non si avvede che le sue critiche si palesano
d'acchito inammissibili. La CCRP non è infatti entrata nel merito delle
relative censure perché non motivate. In questa sede, egli ripropone
semplicemente quanto esposto dinanzi alla Corte cantonale, senza confrontarsi
con la sentenza impugnata. Non v'è pertanto ragione di procedere alla disamina
del gravame su questo punto (v. consid. 4.1).
4.8.3 In definitiva, l'insorgente non indica nessun elemento pertinente, idoneo
a modificare la pena, che sia stato omesso o considerato a torto dai giudici.
Sebbene severa, la pena inflittagli si situa nell'ampia cornice edittale
prevista in caso di ripetuta rapina aggravata (art. 140 n. 3 unitamente
all'art. 40 CP), senza considerare ancora il concorso di reati con i ripetuti
furti aggravati, in parte tentati, i ripetuti danneggiamenti, la ripetuta
violazione di domicilio, l'infrazione alla legge federale sulle armi nonché la
ripetuta infrazione alla legge federale concernente la dimora e il domicilio
degli stranieri (v. art. 49 CP). La colpa del ricorrente è stata definita di
una gravità inaudita, avendo egli dimostrato un totale disprezzo per le persone
e le cose altrui e una disponibilità al crimine fuori dal comune. La pena
detentiva di sette anni e tre mesi non appare dunque severa al punto da
costituire un abuso del potere di apprezzamento.

4.9 A mente del ricorrente, la Corte avrebbe disatteso di motivare
compiutamente la pena in urto con quanto imposto all'art. 50 CP, si sarebbe
infatti limitata a elencare gli elementi relativi all'atto e all'autore senza
indicare in cifre o percentuali l'importanza accordata loro. Non si capirebbe
così quale peso abbiano avuto le attenuanti generiche ritenute e il concorso di
reati nella pena finalmente irrogata.

Diversamente da quanto preteso nel gravame, il giudice non è tenuto a esprimere
in cifre o percentuali il peso che accorda a ogni elemento ritenuto, è
sufficiente che la sua motivazione permetta di discernere quali fattori ha
preso in considerazione per commisurare la pena e se sono stati valutati in
senso attenuante o aggravante (v. consid. 3.4). Nella fattispecie, la
motivazione della sentenza impugnata adempie queste esigenze. In ossequio a
quanto sancito all'art. 50 CP, le autorità cantonali hanno esaurientemente
esposto tutte le circostanze pertinenti per la commisurazione della pena, sia a
favore che a sfavore del condannato (v. consid. 3.6). La censura di violazione
dell'art. 50 CP si rivela pertanto infondata.

4.10 L'insorgente considera infine la pena pronunciata come manifestamente
eccessiva se paragonata a quelle irrogate in casi simili dai tribunali ticinesi
e adombra il sospetto che i giudici abbiano voluto infliggere una pena la cui
severità servisse da monito e da forte segnale politico dinanzi all'aumento di
furti e scorribande nel Cantone.

Sennonché neanche su questo punto la CCRP è entrata nel merito del gravame
perché non motivato. Il ricorrente non contesta le conclusioni dell'autorità
cantonale, ma ripropone le sue censure cercando di completarle in questa sede.
In simili circostanze, non si può che dichiarare la loro inammissibilità (v.
consid. 4.1).

4.11 Da quanto precede discende che, nella misura in cui è ammissibile, il
ricorso di A.________ va respinto e la sentenza impugnata confermata.

L'istanza di assistenza giudiziaria e di gratuito patrocinio non può trovare
accoglimento in quanto il gravame appariva sin dall'inizio privo di probabilità
di successo (art. 64 cpv. 1 LTF). Nell'addossare le spese giudiziarie al
ricorrente soccombente (art. 66 cpv. 1 e 5 LTF), si considera la sua situazione
finanziaria (art. 65 cpv. 2 LTF) fissando un importo ridotto.
5. Ricorso di B.________

5.1 Il ricorrente contesta che la banda abbia agito senza scrupoli come invece
ritenuto in sede cantonale. In particolare, egli definisce arbitrario
l'accertamento per cui il gruppo aveva deciso di introdursi indistintamente in
case abitate e non. Se davvero così fosse stato, i quattro non sarebbero
scappati dall'abitazione dei K.________ quando si sono accorti che i locali non
erano vuoti e avrebbero provveduto a celare i loro visi con dei passamontagna.
L'insorgente sottolinea che il gruppo è penetrato in Svizzera con lo scopo di
commettere piccoli furti, non si era munito né di attrezzi da scasso né di
armi. Che si sia in seguito impossessato delle armi trovate in casa F.________
non è decisivo, non dimostrando affatto la volontà della banda di entrare a
ogni costo in ogni casa presa di mira. Il fatto poi che la porta di
G.G.________ fosse stata rinvenuta aperta non significa che i quattro sapessero
che la donna si trovava all'interno, posto come il controllo dell'esterno
dell'abitazione non aveva permesso loro di percepire la sua presenza.
5.1.1 La CCRP non ha scorto arbitrio nella conclusione a cui la prima Corte è
giunta in relazione all'intenzione della banda. Essa ha rifiutato di ritenere
la versione degli accusati che sostenevano di avere unicamente l'intenzione di
colpire case disabitate. Se così fosse stato, continua l'autorità cantonale,
non avrebbero preso con sé le armi, rispettivamente non sarebbero entrati in
casa G.________, nonostante la porta non fosse chiusa a chiave, segno evidente
che all'interno doveva esserci qualcuno. Se è vero che i quattro non avevano le
armi con sé sin dall'inizio, è altrettanto vero che, una volta rinvenute, hanno
subito cercato le munizioni e non hanno esitato a servirsene. Nel respingere la
censura di arbitrio, la CCRP non ha mancato di rilevare che, anche volendo
ammettere che i soggetti confidassero di trovare sempre abitazioni vuote,
dotandosi delle armi e delle relative munizioni, essi hanno per lo meno preso
in considerazione che ne avrebbero fatto uso - ciò che si è puntualmente
verificato - qualora fossero stati infastiditi dalla presenza di qualcuno; il
che non alleggerisce la loro colpa.
5.1.2 La sentenza impugnata non dà adito a critica e va pertanto tutelata. Il
ricorrente propone la sua personale interpretazione dei fatti e non solo non
riesce a dimostrare una manifesta insostenibilità del giudizio contrastato, ma
neppure l'opinabilità dello stesso. Orbene, come già rettamente osservato dalla
CCRP, prendendo seco le armi da casa F.________ nelle successive scorribande,
la banda ha quanto meno preso in considerazione e accettato di servirsene. La
prima Corte ha viepiù rilevato come le armi non sono state lasciate in un
determinato luogo, come è avvenuto per altre refurtive, per poi andarle a
riprendere prima di scappare in Italia, ma i quattro le hanno portate seco e
abbandonate una volta compiuti i loro misfatti in territorio elvetico. Il fatto
poi che essi non abbiano indossato passamontagna o che siano fuggiti
dall'abitazione dei K.________ non permette di concludere che volessero
unicamente introdursi in case disabitate. In effetti, come già pertinentemente
osservato in sede cantonale, sono penetrati nell'abitazione dell'anziana
G.G.________ passando dalla porta di casa che non era chiusa a chiave, segno
evidente - checché ne dica il ricorrente - che all'interno vi era qualcuno.
Nella misura in cui è ammissibile, la critica cade quindi nel vuoto.

5.2 Nella prospettiva di contestare il comportamento senza scrupoli attribuito
alla banda, il ricorrente si duole poi di arbitrio nell'accertamento dei fatti
relativi alla rapina a danno di G.G.________. In sostanza, egli sostiene di non
aver strattonato l'anziana donna, ma di averla solo sorretta visti i suoi
problemi di deambulazione. Inoltre, contrariamente a quanto ritenuto in sede
cantonale, la decisione di lasciare due pacchetti di sigarette alla vittima non
era affatto un modo di calmarla per evitare che chiamasse aiuto immediatamente
dopo la loro fuga, bensì un gesto fatto in suo favore per cercare di diminuire
la sofferenza causatale.
5.2.1 La censura lascia allibiti. Il ricorrente non può certo essere paragonato
al leggendario ladro gentiluomo, come invece implicitamente cerca di sostenere,
ove solo si consideri che, tra i quattro, l'insorgente era quello che voleva
lasciare alla signora G.G.________ unicamente un pacchetto di sigarette.
Secondo i vincolanti accertamenti di fatto dell'autorità cantonale (art. 105
cpv. 1 LTF) - qui non contestati - dopo essere entrato nell'abitazione, il
ricorrente armato di mitraglietta si è diretto verso l'anziana donna, che stava
guardando la televisione, mettendole per un attimo la mano sulla bocca per
farla stare zitta. Ha trattenuto la vittima, puntandole l'arma contro e
minacciandola di morte se non avesse tirato fuori i soldi. Mentre i suoi correi
rovistavano nell'appartamento, egli ha continuato a tenere sotto minaccia la
donna, le ha strappato il borsellino e l'ha accompagnata fino in cucina. Ha
pure indicato alla vittima, sotto minaccia, che il colpo entrava da una parte e
usciva dalla canna. E ancora, prima di fuggire, il ricorrente l'ha avvertita
che se avesse chiamato la polizia, sarebbero tornati a ucciderla. Ciò posto,
appare davvero sconcertante voler vedere nel dono di due pacchetti di sigarette
ad G.G.________ un gesto magnanimo e disinteressato. In simili circostanze, a
ragione la CCRP ha negato che la prima Corte fosse trascesa nell'arbitrio
ritenendo la natura utilitaristica del gesto: più la signora aveva sigarette a
disposizione, più sarebbe stata quieta e non avrebbe, almeno immediatamente,
chiamato aiuto. Non va poi dimenticato che, sebbene abbia interpretato
l'episodio delle sigarette in modo negativo, la Corte lo ha per finire definito
del tutto marginale. Se il comportamento della banda è stato definito senza
scrupoli, non è certo sulla base di questo solo episodio. Inoltre, visto quanto
fatto subire alla vittima, anche volendo attribuire al loro gesto un carattere
caritatevole, non sarebbe possibile inficiare la conclusione per cui la banda
ha agito senza scrupoli. Su questo punto il gravame, al limite del temerario,
va pertanto respinto.
5.2.2 Lo stesso dicasi per l'altro aspetto della censura sollevata. Come già
osservato dalla CCRP, il ricorrente ha sorretto l'anziana vittima, ma non certo
per carità cristiana, bensì per consentirle di trasferirsi in cucina per farle
trovare ulteriore denaro. L'ultima autorità cantonale ha dunque a ragione
negato che la prima Corte avesse arbitrariamente rifiutato di individuare in
questo gesto una sorta di atto di cortesia nei confronti della malcapitata, e
quindi un motivo di influire positivamente sulla commisurazione della pena.

5.3 Nel proseguio del suo gravame, il ricorrente puntualizza alcuni fatti
relativi alla seconda rapina, senza tuttavia sostanziare arbitrio né spiegare
in che modo le sue precisazioni possano essere determinanti per l'esito del
procedimento (v. art. 97 cpv. 1 LTF e consid. 2). Non v'è pertanto motivo di
entrare nel merito di tali critiche. L'insorgente lamenta pure un'arbitraria
valutazione del certificato medico dell'ospedale L.________. Egli ammette di
aver minacciato H.________, di aver fatto il movimento di carica e di aver
puntato la mitraglietta alla testa della donna, ma contesta di averla
picchiata. A mente del ricorrente, sulla base di un'erronea interpretazione del
suddetto certificato, i giudici avrebbero arbitrariamente accertato che la
vittima è stata colpita. Sennonché, già si è visto nel ricorso di A.________
che la critica non ha pregio. Su questo punto ci si può pertanto limitare a
rinviare a quanto esposto al considerando 4.4 e dichiarare la censura
infondata.

5.4 Il ricorrente si duole poi della violazione dell'art. 48 CP. Egli ha
collaborato attivamente, ha ammesso le sue colpe senza riversarle sui suoi
correi e si è scusato con le vittime. Prima della sua estradizione, ha talvolta
minimizzato le proprie azioni e gettato maggiore colpa sugli altri due, ma dal
momento in cui ha accettato di essere giudicato dalle autorità svizzere, egli
si è assunto pienamente le proprie responsabilità. Ha compiuto tutto quanto a
lui possibile, non si poteva esigere di più da parte sua. L'insorgente doveva
pertanto essere posto a beneficio dell'attenuante del sincero pentimento.
Per la CCRP, la prima Corte non ha ecceduto o abusato del proprio potere di
apprezzamento considerando la collaborazione del ricorrente e le sue scuse alle
vittime come fattori generali in suo favore nell'ambito dell'art. 47 CP, ma
rifiutando di applicare l'attenuante specifica del sincero pentimento. L'ultima
istanza cantonale ha inoltre evidenziato che, malgrado le sue ammissioni, anche
lui come gli altri coaccusati ha cercato di minimizzare gli eventi,
rispettivamente, di gettare la maggiore colpa sui suoi correi, quanto meno
prima della sua estradizione. Orbene, così stando le cose, pure nel caso del
qui ricorrente, non sussistono le premesse per applicare l'attenuante invocata.
Atteso che l'insorgente ha negato di essere stato il primo a entrare
nell'abitazione di G.G.________, che per diversi interrogatori ha affermato di
non aver avuto le armi, che ha ammesso di aver minacciato H.________ solo dopo
vari interrogatori in cui aveva negato di averlo fatto, non si scorge quel
reale e profondo ravvedimento necessario per applicare l'art. 48 lett. d CP. Di
conseguenza, non riconoscendo al ricorrente l'attenuante del sincero
pentimento, la CCRP non ha violato il diritto federale e il gravame deve quindi
essere respinto.

5.5 Nel contestare la pena inflittagli ritenuta troppo severa, il ricorrente
rimprovera l'autorità cantonale per aver valutato negativamente la situazione
di clandestinità in cui si trovava. Sarebbe arbitrario, continua l'insorgente,
sostenere che chi lascia il proprio paese clandestinamente compie una scelta di
illegalità che automaticamente lo porta a delinquere. Al momento di commisurare
la pena, la Corte avrebbe invece dovuto considerare in senso attenuante la
situazione di disagio che lo ha spinto ad abbondare il proprio paese e ad
accettare di lavorare in nero per guadagnare di che vivere.
5.5.1 Nel valutare le colpe degli accusati, la prima Corte ha rimproverato loro
di aver fatto una scelta di clandestinità, che è una scelta di illegalità,
lasciando il loro paese per trasferirsi in Italia dove hanno dapprima
alimentato quella piaga sociale che è il mercato nero del lavoro. Senza
possibilità di socializzazione in Italia, non hanno esitato a venire in
Svizzera solo e soltanto allo scopo di rubare. La CCRP ha poi precisato che,
optando per la clandestinità, gli accusati - ricorrente compreso - si sono auto
esclusi dalla società. Questa situazione li ha poi spinti a penetrare su suolo
svizzero con l'unico scopo di fare razzie. L'ultima autorità cantonale ha
infine osservato come, nel commisurare le pene, la prima Corte ha considerato
in senso attenuante la loro difficile situazione economica e familiare
(sentenza impugnata consid. 16 pag. 22).
5.5.2 Effettivamente il riferimento al periodo di clandestinità e di lavoro
nero in Italia appare alquanto problematico, nella misura in cui viene
instaurato un nesso tra clandestinità e delinquenza. Si deve tuttavia rilevare
in questa sede che questo elemento ha avuto un influsso assai modesto sulla
pena finalmente inflitta in prima istanza. Le difficili condizioni economiche,
familiari e personali sono comunque state valutate in senso attenuante. La
severità della pena è da ricondurre alla gravità della colpa, qualificata di
inaudita. E questa colpa è stata valutata correttamente dall'autorità ticinese
(v. supra consid. 3.6). La pena detentiva di otto anni irrogata al ricorrente
si giustifica ampiamente anche senza il criticato e opinabile accenno alla sua
situazione di clandestinità. Orbene, il ricorso non potendo trovare
accoglimento con l'unico scopo di migliorare la motivazione senza che ciò abbia
un'incidenza sull'entità della pena (v. DTF 120 IV 136 consid. 3a pag. 142;
Bernard Corboz, La motivation de la peine, ZBJV 131/1995, pag. 30), la censura,
seppur pertinente, va respinta.

5.6 L'insorgente critica poi l'autorità cantonale per non aver tenuto conto,
nel commisurare la sua pena, del fatto che egli ha accettato di essere
giudicato dalle autorità elvetiche, non opponendosi alla sua estradizione verso
la Svizzera, contrariamente ai suoi correi. A seguito delle minacce proferite
da A.________ e C.________, il ricorrente è stato viepiù trasferito in un
carcere di massima sicurezza in Svizzera interna, dove non riusciva a
comunicare a causa della lingua. Questi elementi avrebbero dovuto essere
valutati in suo favore. Egli sostiene inoltre che la Corte avrebbe dovuto
riconoscere maggior peso alla sua difficile vita anteriore, alle sue precarie
condizioni economiche e alla sua scarsa scolarizzazione nonché alla sua
collaborazione con le autorità inquirenti. Considerati correttamente, tutti
questi elementi avrebbero giustificato una pena sensibilmente inferiore. Nella
fattispecie, la pena detentiva di otto anni sarebbe arbitrariamente elevata e
costituirebbe un eccesso del potere d'apprezzamento dei giudici.

La censura è volta all'insuccesso. L'autorità cantonale ha infatti tenuto
conto, al momento di pronunciare la pena, sia della vita anteriore, sia delle
condizioni economiche e della scarsa scolarizzazione, sia della collaborazione,
ciò che del resto il ricorrente non contesta. Non si scorge, e lo stesso
insorgente non spiega, come questi elementi avrebbero dovuto spingere
l'autorità cantonale a pronunciare una pena sensibilmente inferiore a quella
concretamente irrogata. Non ci si deve dimenticare che la Corte ha definito la
colpa di una gravità inaudita, osservando come il ricorrente deve rispondere di
ben due rapine contro due anziane signore, di modalità al limite del crudele,
di un'esposizione al pericolo che va a lambire l'ultima aggravante dell'art.
140 CP nonché di una disponibilità al crimine fuori del comune. Quanto poi al
suo assenso all'estradizione e al suo trasferimento in un carcere della
Svizzera interna, la prima Corte non ha mancato di rilevare tali fattori,
descrivendo le circostanze degli arresti degli accusati (v. sentenza di primo
grado pag. 31 segg.). L'omesso richiamo di questi elementi nel capitolo della
sentenza dedicato alla commisurazione della pena non significa che non siano
stati valutati nell'ambito dell'art. 47 CP. Difatti, si deve ammettere che, il
giudizio penale formando un'unità, il giudice prenda in considerazione tutti
gli elementi ivi contenuti al momento di commisurare la pena (Bernard Corboz,
op. cit., pag. 24). Il fatto che l'autorità cantonale non abbia esplicitamente
menzionato, nella motivazione della pena, la mancata opposizione
all'estradizione e il trasferimento in un carcere della Svizzera interna
significa unicamente che essa non ha accordato loro una grande importanza.
Infondata, la censura va pertanto respinta.

5.7 Per finire, il ricorrente rimprovera l'autorità cantonale per non avere
proceduto d'ufficio a valutare le pene comminate in casi analoghi prima di
irrogare quella nel caso concreto. In sostanza, egli lamenta una disparità di
trattamento e ritiene che la pena inflittagli sia il frutto di un eccesso e di
un abuso del potere d'apprezzamento.
5.7.1 Per giurisprudenza invalsa, non spetta alla Corte di diritto penale del
Tribunale federale vegliare affinché le singole pene corrispondano tra di loro
scrupolosamente; tale controllo sarebbe contrario al principio
dell'individualizzazione voluto dal legislatore. Quanto precede vale anche
quando, per dimostrare un preteso insostenibile rigore della pena irrogata, il
ricorrente invochi condanne pronunciate in situazioni da lui ritenute analoghe
alla sua. Considerati gli innumerevoli fattori che intervengono nella
commisurazione della pena, i paragoni con altre cause relative a circostanze di
fatto diverse si rivela per lo più infruttuoso (DTF 128 IV 73 consid. 3g). In
particolare, non è di regola sufficiente che il ricorrente citi uno o più casi
in cui è stata irrogata una pena particolarmente clemente per pretendere un
trattamento analogo, invocando il diritto alla parità di trattamento (DTF 120
IV 136 consid. 3a e rinvii). Il principio della legalità prevale del resto su
quello dell'uguaglianza (DTF 124 IV 44 consid. 2c).
5.7.2 Inversamente da quanto preteso nel ricorso, il Tribunale federale non
impone alle autorità cantonali di procedere a un raffronto con pene già
comminate dalle stesse in casi analoghi. Questa Corte esige solo dal giudice,
chiamato a giudicare dei correi di una medesima infrazione o dei coaccusati che
hanno partecipato insieme al medesimo complesso di fatti criminali, che vegli a
giustificare una diversità di pene inflitte agli interessati con una differenza
di circostanze personali in funzione delle quali, conformemente all'art. 47 CP,
la pena dev'essere individualizzata (v. DTF 120 IV 136 consid. 3b nonché, da
ultimo, sentenza 6B_207/2007 del 6 settembre 2007 consid. 4.2.2 e rinvii). Ciò
che nella fattispecie la Corte ticinese non ha mancato di fare, illustrando in
modo compiuto le diverse colpe e spiegando le diverse pene irrogate. Del resto,
lo stesso ricorrente non lamenta una disparità di trattamento con riferimento
ai suoi coaccusati, bensì in relazione a precedenti casi, apparentemente
analoghi, già giudicati dalla stessa Corte con pene a suo avviso manifestamente
inferiori. L'insorgente si richiama in particolare a una decisione della Corte
delle assise criminali emanata il 13 febbraio 2003 relativa a una rapina a un
ufficio postale in cui le pene pronunciate non superavano i quattro anni e sei
mesi. Orbene, il raffronto con il caso in esame non regge. A prescindere dal
fatto che il ricorrente elenca solo le circostanze relative all'atto,
tralasciando le circostanze personali degli autori, egli dimentica di dover
rispondere non di una, ma ben di due rapine, di ripetuto furto aggravato, in
parte tentato, ripetuto danneggiamento, ripetuta violazione di domicilio e di
infrazione alla legge federale sulle armi. Per tacere del fatto che procedendo
alle presunte analogie, il ricorrente si discosta dai fatti accertati senza
arbitrio. Anche in questo caso la censura si palesa infondata e va quindi
respinta nella misura in cui è ammissibile.

5.8 In definitiva, il ricorrente non menziona alcun elemento che l'autorità
avrebbe omesso di ponderare nel commisurare la sua pena. La colpa di B.________
è stata definita, lo si ripete, di una gravità inaudita. La pena si situa
nell'ampia cornice edittale prevista per i reati di cui si è reso colpevole e,
sebbene severa, non lo è al punto da costituire un abuso o un eccesso del vasto
potere d'apprezzamento del giudice del merito.

5.9 Da tutto quanto appena esposto risulta che il ricorso di B.________,
infondato, va respinto nella misura della sua ammissibilità.
Anche la domanda di assistenza giudiziaria e di gratuito patrocino dev'essere
respinta, in quanto il gravame appariva sin dall'inizio privo di esito positivo
(art. 64 cpv. 1 LTF). Ponendo a carico del ricorrente la spese giudiziarie
(art. 66 cpv. 1 e 5 LTF), si tiene comunque conto della sua situazione
finanziaria (art. 65 cpv. 2 LTF).
6. Ricorso di C.________

6.1 Anche C.________ lamenta arbitrio. Come gli altri ricorrenti pure lui si
duole dell'accertamento per cui il gruppo aveva l'intenzione di colpire
indistintamente case disabitate e non, ciò che ha spinto la Corte a ritenere
che la banda aveva agito con una particolare mancanza di scrupoli. Per
contrastare questo accertamento, egli fa valere che gli accusati sono giunti in
Svizzera, sia la prima che la seconda volta, disarmati. Le armi sono comparse
solo in un secondo tempo quando, in occasione del furto in casa F.________, le
hanno fortuitamente trovate. A sostegno di quanto affermato, il ricorrente
menziona i suoi precedenti penali, precisando che in occasione dei furti
commessi nel 2002 non si era munito di alcuna arma od oggetto pericoloso. Egli
evidenzia inoltre che, prima di commettere i furti, gli accusati effettuavano
dei sopralluoghi volti a verificare l'assenza di persone nelle abitazioni e
che, nel caso del furto a K.K.________, quando si sono accorti della presenza
di qualcuno nella casa presa di mira, si sono subito allontanati. In relazione
alle rapine ai danni di G.G.________ e H.________, continua l'insorgente, il
gruppo si è accorto della loro presenza solo una volta all'interno delle loro
abitazioni, in quanto entrambe tenevano la luce spenta. Infine, rileva che gli
accusati non hanno adottato alcun artificio per celare i loro visi, a riprova
della loro convinzione di non incontrare nessuno.

La censura risulta in larga misura inammissibile perché la CCRP non è entrata
nel merito di diverse doglianze giudicate o non sufficientemente motivate o di
chiara connotazione appellatoria. In questa sede, infatti, il ricorrente
ripropone le sue critiche senza tuttavia sostenere che l'autorità cantonale si
sia a torto rifiutata di esaminarle (v. supra consid. 4.1). Sia come sia,
l'insorgente, come già davanti alla CCRP, non sostanzia arbitrio. Egli infatti
omette di confrontarsi con le ragioni che hanno spinto la prima Corte a
ritenere che la banda aveva l'intenzione di colpire anche abitazioni occupate,
e si limita a elencare una serie di elementi, formulando una propria personale
interpretazione degli eventi che contrappone semplicemente a quella
dell'autorità cantonale. In queste circostanze, su questo punto non si può non
dichiarare l'inammissibilità del gravame. A titolo abbondanziale si rinvia
comunque a quanto già sopraesposto (v. consid. 5.1).

6.2 Il ricorrente qualifica inoltre di arbitraria la conclusione per cui, in
occasione della rapina ai danni di G.G.________, la banda ha agito senza
scrupoli non mostrando alcun gesto di pietà nei confronti della vittima. Questa
valutazione ha poi influito assai negativamente sulla pena. La decisione del
gruppo di lasciare all'anziana donna due pacchetti di sigarette è stata
interpretata in sede cantonale come un tentativo di ritardare la richiesta di
aiuto. Si tratta, secondo l'insorgente, di un accertamento totalmente inesatto,
essendo evidente che, se tale fosse stato il loro scopo, essi avrebbero
piuttosto legato la donna o l'avrebbero chiusa a chiave in un locale. Il
ricorrente critica pure la CCRP per non aver sanzionato l'arbitrio dei primi
giudici laddove hanno ritenuto che la signora G.G.________ sia stata trascinata
per la casa e non sorretta.

Sennonché, già si è visto, che la censura è infruttuosa. Nel respingere il
gravame ci si può quindi limitare a rinviare a quanto osservato in relazione
alle medesime critiche formulate dagli altri ricorrenti (v. supra consid. 4.2 e
5.2).

6.3 Sotto il profilo del diritto materiale, il ricorrente fa valere una
violazione dell'art. 48 cpv. 1 lett. d CP. Egli si è scusato più volte con le
vittime, ha destinato, in modo irrevocabile, al loro risarcimento il proprio
peculio mensile guadagnato in carcere nonché l'importo che avrà accumulato al
momento della sua scarcerazione. Inoltre, non senza difficoltà, è riuscito a
convincere il suo fratellastro a prestargli alcune migliaia di euro sempre
nell'ottica di riparare i danni cagionati. A mente dell'insorgente, considerare
che questo atteggiamento non costituisce uno sforzo tanto fuori dal comune,
come fa la CCPR, significa non sussumere correttamente la sua concreta
situazione alla norma giuridica applicabile. Oltre agli sforzi profusi per il
risarcimento dei danneggiati, il ricorrente ha fornito piena e fattiva
collaborazione nella ricostruzione dei fatti e non ha mai negato le proprie
responsabilità. Ciò nonostante, l'autorità cantonale ha rifiutato di
riconoscergli l'attenuante del sincero pentimento, osservando come la sua
collaborazione non è stata sempre lineare, senza però spiegarne il perché in
urto con quanto imposto all'art. 50 CP.

A questo proposito, la CCRP ha ribadito che fino all'ultimo i tre accusati
hanno cercato di minimizzare, rispettivamente di scaricarsi vicendevolmente le
responsabilità, ciò che non consente di ritenere che essi si siano
interiormente completamente ravveduti. Essa ha inoltre rilevato come il
ricorrente non aveva dimostrato che la prima Corte fosse caduta in arbitrio nel
ritenere che gli accusati, al di là delle loro ammissioni, non hanno in realtà
mai reso una completa confessione, avendo cercato sui particolari o di
minimizzare o, il duo C.________-A.________, di scaricare le maggiori
responsabilità su B.________. Di transenna questa Corte deve pure constatare
che, secondo quanto emerge dalla decisione di primo grado, durante i suoi
interrogatori in Polizia e dinanzi al Magistrato inquirente il ricorrente ha
esternato la sua intenzione di uccidere B.________, pur precisando che la sua
dichiarazione non doveva essere presa alla lettera (v. sentenza di primo grado
pag. 31 seg.). In simili circostanze, non si può non concordare con l'ultima
istanza cantonale laddove ha negato l'esistenza di quel profondo ravvedimento,
presupposto imprescindibile al riconoscimento dell'attenuante del sincero
pentimento. Difettando una delle condizioni cumulative da adempiere per
applicare l'art. 48 lett. d CP (v. supra consid. 3.5), non occorre esaminare se
il ricorrente abbia fatto tutto quanto da lui esigibile per risarcire il danno.
Il ricorso deve pertanto essere respinto pure su questo punto.

6.4 Nel contestare la pena inflittagli, l'insorgente critica l'autorità
cantonale per aver fatto figurare tra gli elementi aggravanti la sua situazione
di clandestinità e di lavoro nero in Italia. Questa circostanza doveva al
contrario essere valutata in senso attenuante. Egli è immigrato
clandestinamente in Italia e ha lavorato in nero a causa delle precarie
condizioni di vita in Romania.

Impropriamente motivata, la censura va ad ogni modo respinta per i motivi già
esposti al considerando 5.5 a cui si può rinviare. Basti comunque qui rilevare
che la difficile situazione economica e personale a cui fa riferimento il
ricorrente è stata valutata in senso attenuante nel commisurare la sua pena.

6.5 Fra le circostanze aggravanti, la Corte ha ritenuto anche la precedente
condanna del ricorrente da parte del Magistrato dei minorenni per titolo di
ripetuto furto, ripetuto danneggiamento, ripetuta violazione di domicilio,
ripetuto furto d'uso ed entrata illegale. A mente dell'insorgente, però,
sarebbe lesivo dell'art. 47 CP tener conto di questo precedente penale,
comunque di lieve entità, commesso quando era ancora minorenne. Nella
commisurazione della pena sarebbe prassi, continua, trascurare i reati compiuti
da autori quando ancora non erano maggiorenni.

A quale prassi il ricorrente faccia riferimento non è dato di sapere ed egli
non illustra, sicché non v'è ragione di attardarsi oltre (v. art. 42 cpv. 2
unitamente all'art. 108 cpv. 1 lett. b LTF). Quanto alla presunta violazione
del diritto federale, occorre ricordare che gli antecedenti penali fanno parte
della vita anteriore dell'autore di cui il giudice deve tener conto nel
commisurare la pena giusta l'art. 47 cpv. 1 CP. Il fatto che il ricorrente
fosse minorenne all'epoca della precedente condanna non impediva alla Corte di
valutare in senso aggravante questo elemento, ritenendo - come già rettamente
osservato dalla CCRP - che il ricorrente non aveva tratto dalla precedente
esperienza giudiziaria alcun insegnamento. A ragione quindi l'autorità
cantonale ha valutato negativamente gli antecedenti giudiziari del ricorrente
al momento di commisurare la sua pena. Infondata, la censura va dunque respinta
nella misura in cui è ammissibile.

6.6 Il ricorrente rimprovera l'autorità cantonale per non aver tenuto conto, in
senso attenuante, del periodo trascorso in carcere estradizionale in Italia
nonché di quello passato in carcere preventivo a M.________. La detenzione
nelle carceri italiane è più rigida rispetto a quella nelle carceri svizzere. E
anche la detenzione presso il carcere giudiziario M.________ risulta più dura
rispetto alla detenzione presso il penitenziario N.________. Egli si prevale
della prassi cantonale che teneva conto, al momento di commisurare la pena, del
fatto che il prevenuto aveva trascorso il periodo della carcerazione preventiva
in attesa del processo presso le carceri pretoriali di Bellinzona, luogo di
detenzione notoriamente più duro rispetto alle carceri de N.________.

Sennonché, il ricorrente non dimostra, in urto al suo obbligo di allegazione,
che il carcere italiano in cui si trovava non adempiva gli standard minimi
imposti dal diritto internazionale. D'altra parte, se così fosse stato, nulla
impediva all'insorgente di adire le competenti autorità dello Stato italiano -
che ha ratificato la CEDU - per dolersi delle condizioni della sua carcerazione
in vista d'estradizione. Lamentarsene ora, peraltro in modo eccessivamente
generico, non gli giova. Lo stesso dicasi per quel che concerne il carcere
giudiziario M.________. In particolare egli non illustra in che modo la
detenzione preventiva in questo carcere può essere paragonata a quella nelle
carceri pretoriali. Non occorre quindi attardarsi oltre sulla critica, bastando
in questa sede osservare che il carcere preventivo ed estradizionale sofferto
dal ricorrente è stato computato nella pena concretamente inflittagli in
ossequio all'art. 51 CP.

6.7 Nel contestare la pena, che considera eccessivamente severa, l'insorgente
lamenta una disparità di trattamento rispetto a casi da lui ritenuti analoghi,
in cui le Corti ticinesi hanno irrogato pene sensibilmente inferiori alla sua.
Si duole altresì di una disparità di trattamento rispetto ai suoi correi. La
prima Corte ha infatti posto il ricorrente sul gradino più basso nella
graduatoria delle responsabilità avendo egli una colpa inferiore rispetto a
B.________ e A.________, ma non ha differenziato in modo conseguente le diverse
pene irrogate.
6.7.1 La Corte cantonale ha ritenuto che B.________ avesse una responsabilità
maggiore dei due correi, ciò che gli è valsa la pena più severa: otto anni.
Essa ha però precisato che, sebbene il ricorrente abbia minori responsabilità -
perché ha commesso atti di minore gravità nei confronti delle vittime - egli ha
comunque perfettamente condiviso l'operato del compagno, agendo quale correo a
pieno titolo. Contrariamente a quanto sostenuto nel gravame, la pena di sette
anni e tre mesi tiene sufficientemente conto delle diverse responsabilità
descritte dalla Corte. Anche l'insorgente infatti, a suo modo, ha minacciato
l'anziana G.G.________, facendosi chiaramente vedere con la pistola in pugno,
quantunque non puntata contro la donna. Ed è stato sempre lui a passare la
pistola a A.________ prima che entrasse nella camera da letto della signora
H.________, ben sapendo, visto quanto già accaduto a casa della G.G.________,
l'uso che ne avrebbe fatto e sapendo anche che l'arma era carica e non
assicurabile. Inoltre, a differenza di B.________, il ricorrente è stato pure
riconosciuto colpevole di ripetuta infrazione alla legge federale concernente
la dimora e il domicilio degli stranieri. Quanto al raffronto con la pena di
A.________, la Corte ha certo considerato che questi avesse una colpa maggiore
nelle rapine, ma ha pure precisato che, a differenza del ricorrente, non aveva
precedenti specifici, sicché le colpe dei due finivano per equivalersi e ha
ritenuto equo condannarli entrambi alla pena di sette anni e tre mesi. Così
facendo l'autorità cantonale ha compiutamente spiegato l'entità della pena del
ricorrente anche rispetto ai suoi correi; i diversi gradi di colpa hanno
trovato sufficiente espressione nelle diverse pene inflitte in ossequio al
principio della parità di trattamento. Infondata, su questo punto,
l'impugnativa va ancora una volta respinta.
6.7.2 Nel gravame vengono richiamate diverse sentenze relative a casi di
rapine, per l'insorgente ben più gravi di quello in esame, in cui le Corti
ticinesi hanno pronunciato pene decisamente inferiori alla sua. I casi da lui
citati però non sono tutti pertinenti, concernendo una tentata rapina o una
rapina aggravata. In concreto, sebbene di rapina si sia trattato, questa è
consumata e ripetuta. L'unico raffronto che potrebbe entrare in considerazione
è quello con la sentenza della Corte delle assise criminali del 24 agosto 2006
relativa a una ripetuta rapina aggravata in concorso con altri reati. In
quest'ultimo caso però gli autori si erano muniti di un'arma giocattolo, ciò
che costituisce una sostanziale differenza rispetto a quanto qui in
discussione. Il ricorrente infatti, insieme ai suoi correi, disponeva di armi
vere e cariche, tra cui solo la mitraglietta era assicurata. Il raffronto non è
dunque confacente a dimostrare la pretesa disparità di trattamento. Per tacere
del fatto che anche lui, come B.________, procede a paragoni con il caso in
rassegna scostandosi dagli accertamenti di fatto sfuggiti alle censure di
arbitrio. È opportuno inoltre ricordare che non è di regola sufficiente citare
uno o più casi in cui è stata irrogata una pena particolarmente clemente per
pretendere un trattamento analogo, il principio della legalità prevalendo su
quello dell'uguaglianza (v. supra consid. 5.7.1).

6.8 In conclusione, la pena del ricorrente, indubbiamente severa, si situa
ancora nell'ampia cornice edittale per i reati di cui si è reso colpevole. I
giudici hanno preso in considerazione tutti gli elementi pertinenti per
commisurare la pena, valutandoli correttamente. Non hanno abusato né ecceduto
del loro ampio potere d'apprezzamento.

6.9 Da tutto quanto precede risulta che, nella misura in cui è ammissibile, il
ricorso dev'essere respinto e la sentenza impugnata confermata.

L'istanza di assistenza giudiziaria e di gratuito patrocinio va anch'essa
respinta in quanto il gravame non presentava probabilità di successo (art. 66
cpv. 1 LTF). Nel fissare le spese giudiziarie a carico del ricorrente
soccombente (art. 66 cpv. 1 e 5 LTF), si tiene tuttavia conto della sua
situazione finanziaria (art. 65 cpv. 2 LTF).

Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:

1.
Le cause 6B_78/2008, 6B_81/2008 e 6B_90/2008 sono congiunte.

2.
Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso di A.________ è respinto.

3.
La domanda di assistenza giudiziaria e di gratuito patrocinio di A.________ è
respinta.

4.
Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso di B.________ è respinto.

5.
La domanda di assistenza giudiziaria e di gratuito patrocinio di B.________ è
respinta.

6.
Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso di C.________ è respinto.

7.
La domanda di assistenza giudiziaria e di gratuito patrocinio di C.________ è
respinta.

8.
Le spese giudiziarie di fr. 2'400.-- sono poste a carico dei ricorrenti, in
solido.

9.
Comunicazione ai patrocinatori delle parti, al Ministero pubblico e alla Corte
di cassazione e di revisione penale del Tribunale d'appello del Cantone Ticino.

Losanna, 14 ottobre 2008

In nome della Corte di diritto penale
del Tribunale federale svizzero
Il presidente: La cancelliera:

Schneider Ortolano