Sammlung der Entscheidungen des Schweizerischen Bundesgerichts
Collection des arrêts du Tribunal fédéral suisse
Raccolta delle decisioni del Tribunale federale svizzero

I. Öffentlich-rechtliche Abteilung, Beschwerde in öffentlich-rechtlichen Angelegenheiten 1C.105/2007
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Tribunale federale
Tribunal federal

{T 0/2}
1C_105/2007 /biz

Sentenza del 30 aprile 2008
I Corte di diritto pubblico

Composizione
Giudici federali Féraud, presidente,
Aeschlimann, Eusebio,
cancelliere Gadoni.

Parti
A.________,
B.________,
C.________,
D.________,
ricorrenti,
patrocinati dall'avv. Luca Baggi,

contro

E.________,
patrocinato dall'avv. Curzio Fontana,
Municipio di Chironico,
patrocinato dall'avv. Filippo Gianoni,
Dipartimento del territorio del Cantone Ticino,
Servizi generali, Ufficio delle domande di costruzione, viale Stefano Franscini
17, 6501 Bellinzona,
Consiglio di Stato del Cantone Ticino,
residenza governativa, 6500 Bellinzona,

Oggetto
permesso di costruire una stalla/fienile,

ricorso in materia di diritto pubblico contro la sentenza emanata il 14 marzo
2007 dal Tribunale amministrativo del Cantone Ticino.

Fatti:

A.
E.________, agricoltore, ha presentato l'8 aprile 2004 al Municipio di
Chironico una domanda di costruzione per una stalla, in località Cimpie'i, sui
fondi part. n. 1126, 1127, 1128, 1129 e 1130. Il progetto prevede la
costruzione di una stalla/fienile costituita da un capannone in legno a pianta
rettangolare di 37,70 m per 22,70 m, appoggiato su uno zoccolo in cemento
armato. L'edificio presenta un tetto a due falde asimmetriche, alte 5,79 m
verso nord, rispettivamente 2,89 m verso sud e 10,47 m al colmo. All'interno
trovano spazio due ampi vani disposti ai lati di un corridoio centrale, assai
largo e coassiale al colmo del tetto. Il primo è adibito all'immagazzinamento
del fieno e il secondo alla stabulazione dei bovini, costituiti da 18 vacche, 4
manze, 9 manzette e 28 vitelli, di cui 22 destinati all'ingrasso. Nell'angolo
nord-ovest è situato un vano per 30 capre, mentre l'angolo nord-est è adibito a
rimessa. Contigui allo spazio riservato alla stabulazione dei bovini vi sono
dei locali per la mungitura e la lavorazione del latte, nonché, nel lato
sud-est, un altro vano, destinato ai vitelli da ingrasso, collegato da due
porte a un recinto situato all'aperto, adiacente alla facciata est della
stalla. In un ulteriore fabbricato di 12,50 m per 8,50 m, ubicato a circa 4 m
dall'angolo sud-ovest dello stabile, sono collocati il letamaio e la fossa del
colaticcio. Al progetto è stato allegato il calcolo della distanza minima
secondo le raccomandazioni della Stazione federale di ricerche in economia e
tecnologie agricole, contenute nel rapporto FAT n. 476 del 1995.

B.
Alla domanda di costruzione si sono tra l'altro opposti A.________, B.________
e D.________, nonché C.________, proprietari dei fondi edificati part. n. 1114,
1115 e 1137, situati nelle vicinanze delle particelle dedotte in edificazione.
Il 25 maggio 2004 il Dipartimento del territorio del Cantone Ticino ha
preavvisato favorevolmente il rilascio della licenza edilizia, chiedendo
tuttavia che fossero assolte una serie di condizioni. In particolare ha
rilevato che, secondo l'esame della Sezione protezione dell'aria, dell'acqua e
del suolo, la distanza di 36 m dalla zona residenziale in cui sono ubicate le
abitazioni degli opponenti, misurata dall'apertura prevista nel colmo del
tetto, è conforme alle raccomandazioni FAT a condizione che le porte previste
sul lato est della stalla restassero sempre chiuse e che le finestre situate al
di sotto di questa distanza non fossero apribili. Con decisione del 21
settembre 2004 il Municipio ha quindi rilasciato la licenza edilizia,
assoggettandola alle condizioni poste dall'autorità cantonale, ed ha
contestualmente respinto le opposizioni. Gli opponenti si sono allora aggravati
dinanzi al Consiglio di Stato, che con risoluzione del 30 agosto 2005 ha
respinto i gravami, confermando la licenza edilizia.

C.
Dopo l'esperimento di un sopralluogo, con sentenza del 14 marzo 2007, il
Tribunale cantonale amministrativo ha parzialmente accolto un ricorso degli
opponenti, annullando la risoluzione governativa e riformandola nel senso che
la licenza edilizia era confermata alle condizioni supplementari di sopprimere
le tre porte previste nella facciata est e la recinzione per i vitelli da
ingrasso, nonché di eseguire eventuali finestre ad est della feritoia sul tetto
a semplice luce. La Corte cantonale ha in effetti ritenuto che, nell'ambito
della gestione della stalla, il semplice obbligo di mantenere chiuse le
suddette aperture non fosse sufficiente per garantire il rispetto della
distanza minima secondo le raccomandazioni FAT.

D.
A.________, B.________, D.________ e C.________ impugnano con un ricorso in
materia di diritto pubblico al Tribunale federale questo giudizio, chiedendo di
annullarlo e di rinviare l'incarto all'autorità di prima istanza per
completazione e nuova decisione ai sensi dei considerandi. I ricorrenti
producono una perizia concernente l'analisi tecnica della domanda di
costruzione, facendo sostanzialmente valere la violazione del diritto federale
sulla protezione dell'ambiente, segnatamente riguardo alle immissioni di odori.
Dei motivi si dirà, per quanto necessario, nei considerandi.

E.
La Corte cantonale chiede la conferma della sua sentenza, rilevando come
dinanzi alla stessa i ricorrenti avevano sollevato soltanto alcune generiche
contestazioni sulla valutazione delle emissioni atmosferiche eseguita
dall'autorità cantonale e avevano dichiarato in sede di sopralluogo di non
avere ulteriori prove da indicare, rinunciando altresì alle conclusioni. Il
Consiglio di Stato e l'Ufficio delle domande di costruzione del Dipartimento
del territorio si rimettono al giudizio del Tribunale federale. Pure il
Municipio di Chironico si rimette al giudizio di questa Corte, rilevando di
avere avviato uno studio pianificatorio concernente la formazione, mediante una
variante di piano regolatore, di zone da adibire alla costruzione di nuove
stalle e comunica inoltre di non opporsi alla produzione del rapporto peritale
in questa sede. E.________ postula la reiezione del gravame nella misura della
sua ammissibilità. È stato invitato a presentare eventuali osservazioni anche
l'Ufficio federale dell'ambiente, che si è espresso sugli aspetti di protezione
contro l'inquinamento atmosferico e di protezione delle acque. Il 17 ottobre
2007 E.________ ha inoltrato una presa di posizione sullo scritto dell'autorità
federale.

F.
Con decreto presidenziale del 26 giugno 2007 al ricorso è stato conferito
l'effetto sospensivo.

Diritto:

1.
1.1 Il Tribunale federale esamina d'ufficio e con piena cognizione
l'ammissibilità dei gravami che gli vengono sottoposti (DTF 133 III 462 consid.
2, 489 consid. 3).

1.2 Presentato tempestivamente contro una decisione finale dell'ultima istanza
cantonale, che ha confermato il rilascio di una licenza edilizia fondata sul
diritto pubblico, il ricorso in materia di diritto pubblico è di massima
ammissibile sotto il profilo degli art. 82 lett. a, 86 cpv. 1 lett. d, 90 e 100
cpv. 1 LTF.

1.3 I ricorrenti hanno partecipato al procedimento e, in quanto proprietari di
fondi situati nelle immediate vicinanze di quelli dedotti in edificazione,
separati da questi ultimi solo dalla strada (part. n. 1114 e 1115),
rispettivamente distanti circa 70 m (part. n. 1137), possono essere interessati
dalle immissioni provenienti dalla stalla progettata. Essi hanno quindi un
interesse degno di protezione all'annullamento o alla modifica della sentenza
impugnata e sono pertanto legittimati a ricorrere secondo l'art. 89 cpv. 1 LTF
(cfr. DTF 133 II 249 consid. 1.3; sentenza 1A.108/2004 del 17 novembre 2004,
consid. 2.4, apparsa in: URP 2005, pag. 243 segg.).
1.4
1.4.1 Nell'ambito di un ricorso al Tribunale federale non possono di principio
essere addotti fatti e mezzi di prova nuovi. Giusta l'art. 99 cpv. 1 LTF,
un'eccezione a questa regola è possibile soltanto se ne dà motivo la decisione
dell'autorità inferiore. Al riguardo spetta ai ricorrenti spiegare i motivi per
cui si giustificherebbe l'inoltro di nuove prove (DTF 133 III 393 consid. 3).
Secondo l'art. 99 cpv. 2 LTF nemmeno sono ammissibili nuove conclusioni.
Un'estensione dell'oggetto del litigio nella procedura dinanzi al Tribunale
federale non entra quindi in considerazione.
1.4.2 I ricorrenti producono in questa sede la perizia 11 maggio 2007 della
G.________SA concernente l'analisi tecnica della domanda di costruzione.
Adducono al riguardo che non si potrebbe opporre loro "la mancata padronanza di
un quadro tecnico-legale estremamente complicato, frutto per l'essenziale di
laboriosi e complessi lavori di ricerca condotti da stazioni federali di
ricerca sperimentale". Come visto, nuovi mezzi di prova possono però essere
prodotti solo se ne dà motivo la decisione impugnata, ciò che non si realizza
in concreto: un esame tecnico della domanda di costruzione, pubblicata dal 16
aprile al 30 aprile 2004, poteva infatti essere prodotto tempestivamente
nell'ambito della procedura cantonale. Introdotto soltanto in questa sede, dopo
l'emanazione del giudizio impugnato, il rapporto della G.________SA non può
pertanto essere preso in considerazione. Di conseguenza, nemmeno sono
ammissibili le censure ricorsuali che riprendono, in parte testualmente, il
contenuto di tale perizia e che vertono anche su aspetti, quali in particolare
gli accertamenti riguardanti le unità di bestiame grosso e i quantitativi della
produzione di letame e colaticcio, che non erano stati sollevati dinanzi alla
Corte cantonale.

2.
Il ricorso in materia di diritto pubblico (art. 82 LTF) può essere presentato
per violazione del diritto, conformemente a quanto stabilito dagli art. 95 e 96
LTF. Secondo l'art. 42 cpv. 1 e 2 LTF, il ricorso dev'essere motivato in modo
sufficiente. Il Tribunale federale esamina in linea di principio solo le
censure sollevate; esso non è tenuto a vagliare, come lo farebbe un'autorità di
prima istanza, tutte le questioni giuridiche che si pongono, se quest'ultime
non sono presentate nella sede federale (DTF 133 II 249 consid. 1.4.1). Il
Tribunale federale statuisce di principio sulla base dei fatti accertati
dall'autorità precedente (cfr. art. 105 cpv. 1 LTF), riservati i casi previsti
dall'art. 105 cpv. 2 LTF. Questa disposizione gli conferisce la possibilità di
rettificare o completare d'ufficio l'accertamento dei fatti della decisione
impugnata nella misura in cui lacune o errori dovessero apparire d'acchito come
manifesti. I ricorrenti possono quindi contestare l'accertamento dei fatti
determinanti per il giudizio solo se siano stati stabiliti in violazione del
diritto ai sensi dell'art. 95 LTF o in maniera manifestamente inesatta (art. 97
cpv. 1 LTF), vale a dire arbitraria, ciò che devono dimostrare con una
motivazione conforme alle esigenze poste dall'art. 106 cpv. 2 LTF, analogamente
alla prassi in vigore in materia di ricorso di diritto pubblico (cfr. DTF 133
II 249 consid. 1.4.2 e 1.4.3). Inoltre, l'esistenza di fatti accertati in modo
inesatto o lesivo del diritto non è di per sé una condizione sufficiente per
condurre all'annullamento o alla modificazione della decisione impugnata,
occorrendo pure che il difetto sia suscettibile di avere un'influenza
determinante sull'esito del procedimento (cfr. art. 97 cpv. 1 in fine LTF). I
ricorrenti devono quindi rendere verosimile che la decisione finale sarebbe
stata diversa se i fatti fossero stati accertati conformemente al diritto (cfr.
sentenza 1C_64/2007 del 2 luglio 2007, consid. 5.1 e riferimenti).

3.
I ricorrenti contestano il progetto essenzialmente per quanto concerne la
distanza dalle loro abitazioni, a loro dire insufficiente.
Secondo l'art. 11 cpv. 2 LPAmb, indipendentemente dal carico inquinante
esistente, le emissioni, nell'ambito della prevenzione, devono essere limitate
nella misura massima consentita dal progresso tecnico, dalle condizioni
d'esercizio o dalle possibilità economiche. La progettata stalla costituisce un
impianto stazionario ai sensi dell'art. 2 cpv. 1 dell'ordinanza contro
l'inquinamento atmosferico, del 16 dicembre 1985 (OIAt; RS 814.318.142.1), il
cui esercizio provoca tra l'altro l'emissione di odori. Gli impianti stazionari
nuovi devono essere equipaggiati ed esercitati in modo da rispettare le
limitazioni d'emissione fissate nell'allegato 1 ed eventualmente negli allegati
da 2 a 4 (cfr. art. 3 OIAt). Per gli impianti agricoli destinati
all'allevamento valgono in particolare le esigenze speciali della cifra 512
dell'allegato 2 OIAt (art. 3 cpv. 2 lett. a OIAt). Questi impianti devono
essere costruiti rispettando le distanze minime dalle zone abitate,
conformemente alle regole riconosciute dalla zootecnia. Come tali valgono in
particolare, giusta la cifra 512 cpv. 2 dell'allegato 2 OIAt, le
raccomandazioni della Stazione federale di ricerche in economia e tecnologia
agricola. Secondo queste raccomandazioni, la distanza minima dalle zone abitate
(MA) si calcola in tre fasi: nella prima fase viene determinata l'emissione di
odori (GB) in funzione delle diverse categorie di animali; nella seconda fase
viene calcolata la distanza normalizzata (N) sulla base dell'emissione di odori
complessiva; nella terza fase è infine calcolata la distanza minima (MA)
correggendo la distanza normalizzata (N) mediante fattori d'influenza (fk),
quali per esempio il sistema di stabulazione, l'aerazione e l'ubicazione (cfr.
DTF 133 II 370, consid. 6.1 e riferimenti).

4.
4.1 I ricorrenti criticano il numero delle unità di bestiame grosso (UBG)
indicato negli allegati alla domanda di costruzione, stabilito in 25,9 UBG, e
sostengono che la discrepanza si ripercuoterebbe in particolare sulla
produzione complessiva di letame e di colaticcio. Lamentano la mancata presa in
considerazione, ai fini della determinazione delle emissioni di odori e quindi
della distanza minima, di 30 capretti, che pure sarebbero ospitati nella
stalla. Criticano inoltre l'applicazione ai vitelli da ingrasso della riduzione
per alpeggio (pari al 50 %) del fattore di emissione degli odori (fg).

4.2 La questione della modalità di conversione degli animali in unità di
bestiame grosso (UBG) non è di per sé stata sollevata dinanzi alla precedente
istanza. Né è stato prospettato un preteso sottodimensionamento del letamaio e
della fossa del colaticcio. Riguardo agli stessi sono peraltro determinanti le
caratteristiche e le capacità indicate nei piani approvati, essendo
l'utilizzazione ammissibile dell'impianto innanzitutto dettata dalle sue
dimensioni e tipologie secondo il permesso edilizio (cfr. DTF 133 II 370
consid. 6.3). Sotto il profilo della determinazione della distanza minima
secondo le raccomandazioni FAT risulta comunque che le unità di bestiame
accertate si fondano sul numero e sul genere dei capi indicati negli atti della
domanda di costruzione e sono stati valutati da parte dei servizi specialistici
dell'amministrazione cantonale. Gli accertamenti contenuti al riguardo nella
decisione impugnata non sono arbitrari, ma conformi agli atti e quindi di
principio vincolanti per il Tribunale federale (cfr. sentenza 1A.70/2001 del 3
ottobre 2001, consid. 5b/aa, apparsa in: RDAT I-2002, n. 68, pag. 469 segg.).
Il fattore di emissione di odori (fg) applicato dalle autorità cantonali (0,10
per le capre; 0,20 per i vitelli da ingrasso fino a 100 kg; 0,25 per i vitelli
da ingrasso superiori ai 100 kg; 0,15 per gli altri bovini) risulta inoltre
conforme alle raccomandazioni FAT (cfr. tabella 1). Quanto ai capretti,
precedentemente i ricorrenti non hanno sostenuto ch'essi dovrebbero essere
presi in considerazione per quanto riguarda l'emissione di odori, nonostante
sin dall'inizio dai piani di costruzione emergesse chiaramente l'esistenza
all'interno della stalla di uno spazio a loro destinato. L'omissione non viola
comunque il diritto federale, visto che per la brevità del periodo di
allevamento, e quindi di permanenza nello stabile, essi potevano essere
compresi nel coefficiente delle madri (cfr. l'allegato dell'ordinanza sulla
terminologia agricola, del 7 dicembre 1998; RS 910.91). Né la Corte cantonale
ha abusato del proprio potere di apprezzamento riconoscendo per i 22 vitelli da
ingrasso la riduzione per alpeggio del fattore di emissione di odori (fg) nella
misura del 50 %. In effetti, laddove l'estivazione viene effettivamente
praticata anche per questi bovini, non è di per sé suscettibile di costituire
eccesso d'apprezzamento il fatto di tenerne conto riguardo alle emissioni di
odori. Analogamente, in una sentenza del 20 settembre 2006 citata dalla
precedente istanza, questa Corte ha già avuto modo di ritenere ammissibile, nel
caso di allevamento tradizionale e non intensivo, l'applicazione ai vitelli da
ingrasso di un fattore di emissione di odori (fg) di 0,15 (come per gli altri
bovini) invece dello 0,2/0,25 di principio previsto dalle raccomandazioni FAT
(cfr. sentenza 1A.44/2006 del 20 settembre 2006, consid. 3.2.1, apparsa in: URP
2006, pag. 811 segg.). I ricorrenti non mettono seriamente in dubbio che tutti
i bovini siano effettivamente portati al maggengo e all'alpeggio, né
prospettano la necessità di imporre in concreto eventuali oneri e controlli
allo scopo di accertare l'occupazione della stalla (cfr. DTF 133 II 370 consid.
6.3). La questione non deve quindi essere ulteriormente esaminata, sicché nelle
esposte circostanze la Corte cantonale ha rettamente stabilito l'emissione
complessiva di odori (GB) in 5,88 e conseguentemente la distanza normalizzata
(N) in 36,20 m sulla base della formula N = 43 . ln(GB) - 40.

5.
5.1 I ricorrenti adducono che la produzione del colaticcio sarebbe prevalente
rispetto a quella di letame, per cui, ai fini del calcolo della distanza
secondo le raccomandazioni FAT, occorrerebbe aumentare il fattore di correzione
fk4 dallo 0,9 considerato in sede cantonale all'1,0. Sostengono inoltre che
sarebbe occorso applicare un fattore di correzione fk1 di 1,2 in considerazione
della topografia dei luoghi e un fattore fk7, pure di 1,2, per la presenza di
abitazioni nelle vicinanze.

5.2 Prospettando un fattore di correzione fk4 pari a 1,0 della distanza
normalizzata (N) perché la produzione di colaticcio sarebbe prevalente rispetto
a quella di letame solido, in particolare riguardo al calcolo delle unità di
bestiame grosso, i ricorrenti si fondano su una constatazione dei fatti diversa
dagli accertamenti su cui si è basata l'ultima istanza cantonale. Come visto,
tali accertamenti non sono tuttavia arbitrari e sono pertanto vincolanti per il
Tribunale federale (art. 105 cpv. 1 LTF; cfr. consid. 3.2). Non v'è quindi
ragione di rivenire sul fattore fk4 di 0,9 ammesso dai giudici cantonali per la
produzione di concimi prevalentemente sotto forma di letame solido. Ricordato
altresì che questa Corte da prova di riserbo in presenza di situazioni locali
meglio conosciute e valutate dall'autorità cantonale (DTF 129 I 337 consid.
4.1), risulta dagli atti che i fondi interessati dal progetto, pur essendo
inseriti in un territorio comunale dalle caratteristiche vallive sul versante
destro della Leventina, sono posti in un comparto tutto sommato assai ampio e
pianeggiante. Il fattore fk1 di 1,0 per terreni relativamente pianeggianti
applicato dalle autorità cantonali è quindi conforme alle raccomandazioni FAT
(cfr. tabella 2) e non presta il fianco a critiche. In realtà, contrariamente
all'opinione dei ricorrenti, le autorità cantonali hanno inoltre tenuto conto
della vicinanza delle abitazioni, poiché proprio in considerazione di tale
aspetto, sulla scorta del preavviso della Sezione per la protezione dell'aria,
dell'acqua e del suolo del Dipartimento del territorio, la distanza minima
calcolata dall'istante (29,3 m) è stata aumentata del 20 %, ciò che equivale ad
applicare un fattore di correzione fk7 di 1,2, come prospettato dai ricorrenti.
Ne consegue che la distanza minima di 35 m, corrispondente alla moltiplicazione
della distanza normalizzata (N) di 36,20 m per i fattori di correzione fk, è
conforme alle raccomandazioni FAT.

6.
6.1 Secondo i ricorrenti, la Corte cantonale in nessun caso poteva stabilire
autonomamente le condizioni supplementari della licenza edilizia, ma avrebbe
dovuto limitarsi ad annullarla ed a rinviare gli atti alle autorità inferiori
per completarli. Sostengono che le modifiche del progetto stabilite nel
giudizio impugnato non consentirebbero di valutare il rispetto delle
prescrizioni in materia di stabulazione degli animali. Inoltre, poiché le
aperture previste dal progetto concorrevano ad assicurarne la conformità alle
norme antincendio, l'obbligo di sopprimere le porte sulla facciata est potrebbe
pregiudicare eventuali interventi di spegnimento di incendi e l'evacuazione del
bestiame.

6.2 In concreto, la Corte cantonale ha confermato il rilascio della licenza
edilizia subordinandola alle condizioni supplementari per le quali le tre porte
previste nella facciata est e la recinzione per i vitelli da ingrasso sono da
sopprimere e le finestre situate ad est dell'apertura prevista sul colmo del
tetto modificate a semplice luce. Procedendo in tal modo i giudici cantonali
hanno in sostanza implicitamente ritenuto che le carenze del progetto non
giustificavano l'annullamento della licenza edilizia, potendo essere sanate
mediante l'imposizione delle criticate misure. Queste hanno invero un'incidenza
tutto sommato limitata sul complesso del progetto e sono ragionevolmente idonee
ad assicurare il rispetto della distanza minima, sicché è senza abusare del
proprio potere d'apprezzamento che la Corte cantonale le ha adottate
direttamente e non ha disposto semplicemente il rinvio degli atti alle autorità
inferiori. Il principio della proporzionalità giustifica infatti di non
pronunciare il diniego della licenza edilizia quando una situazione conforme al
diritto può essere conseguita già mediante l'imposizione di oneri o di
condizioni, segnatamente nei casi in cui le manchevolezze rivestono
un'importanza secondaria (cfr. DTF 124 II 146 consid. 3b). Accennando alla
pretesa non conformità del progetto con le prescrizioni antincendio, i
ricorrenti non adducono la violazione delle disposizioni in materia di polizia
del fuoco (cfr. art. 41a segg. della legge edilizia cantonale, del 13 marzo
1991 e art 44 segg. del relativo regolamento). Essi disattendono inoltre che,
secondo l'attestato di conformità presentato con la domanda di costruzione,
eventuali modifiche del progetto comportano un'ulteriore valutazione sotto
questo profilo e che, allo stadio attuale, gli edifici circostanti non si
trovano a una distanza tale da essere minacciati dalla propagazione del fuoco.
D'altra parte, adducendo che la soppressione di aperture ed uscite di sicurezza
potrebbe pregiudicare l'evacuazione del bestiame e gli interventi di
spegnimento in caso d'incendio, i ricorrenti fanno sostanzialmente valere
ragioni che concernono innanzitutto gli interessi dell'istante e la protezione
degli animali. Da un eventuale accoglimento del gravame su questo punto, non
deriverebbe necessariamente un vantaggio pratico per i ricorrenti, motivo per
cui, di per sé, nemmeno sarebbero abilitati ad invocare la censura (cfr. DTF
133 II 249 consid. 1.3.2; sentenza 1C_64/2007 citata, consid. 7.7).

7.
7.1 I ricorrenti fanno infine valere una violazione dell'art. 7 LPAc, adducendo
che la Corte cantonale avrebbe omesso di approfondire la questione della
dispersione delle acque superficiali, nonostante vi fossero seri indizi di
inadeguatezza delle soluzioni proposte.

7.2 La censura, invero generica, è inammissibile, poiché con il ricorso in
materia di diritto pubblico è possibile fare valere la violazione del diritto
federale (art. 95 lett. a LTF), nel quale rientrano l'eccesso e l'abuso del
potere d'apprezzamento, ma non l'adeguatezza della decisione impugnata (cfr.
Markus Schott in: Basler Kommentar BGG, n. 34 all'art. 95). I ricorrenti
disattendono inoltre, che secondo l'art. 3 cpv. 3 dell'ordinanza sulla
protezione delle acque, del 28 ottobre 1998 (OPAc; RS 814.201) in linea di
principio l'acqua piovana che scorre da superfici edificate o rinforzate va
considerata acqua di scarico non inquinata, che di massima deve essere
eliminata mediante infiltrazione (cfr. art. 7 cpv. 2 LPAc). Nel gravame in
esame, non è seriamente addotto per quali ragioni queste disposizioni sarebbero
violate nel caso specifico.

8.
Ne segue che il ricorso deve essere respinto nella misura della sua
ammissibilità. Le spese giudiziarie seguono la soccombenza e sono quindi poste
a carico dei ricorrenti (art. 66 cpv. 1 LTF). Essi dovranno inoltre rifondere
alla controparte privata, patrocinata da un legale, un'equa indennità per
ripetibili della sede federale (art. 68 cpv. 1 LTF). Non si attribuiscono per
contro ripetibili al Comune (art. 68 cpv. 3 LTF).

Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:

1.
Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto.

2.
Le spese giudiziarie di fr. 3'000.-- sono poste a carico dei ricorrenti in
solido, che rifonderanno, pure in solido, alla controparte privata un'indennità
di fr. 2'000.-- a titolo di ripetibili della sede federale.

3.
Comunicazione ai patrocinatori delle parti, al Dipartimento del territorio,
Servizi generali, Ufficio delle domande di costruzione, al Consiglio di Stato,
al Tribunale amministrativo del Cantone Ticino e all'Ufficio federale
dell'ambiente.
Losanna, 30 aprile 2008
In nome della I Corte di diritto pubblico
del Tribunale federale svizzero
Il presidente: Il cancelliere:

Féraud Gadoni