Sammlung der Entscheidungen des Schweizerischen Bundesgerichts
Collection des arrêts du Tribunal fédéral suisse
Raccolta delle decisioni del Tribunale federale svizzero

I. Öffentlich-rechtliche Abteilung 1P.51/2004
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1P.51/2004 /viz

Sentenza del 28 febbraio 2005
I Corte di diritto pubblico

Giudici federali Féraud, presidente,
Nay, Eusebio,
cancelliere Gadoni.

A. ________e consorti,
ricorrenti,
tutti patrocinati dall'avv. Giovanni Molo,

contro

Comune di Origlio, 6945 Origlio, rappresentato dal Municipio e patrocinato
dall'avv. Gardo Petrini,
Tribunale di espropriazione del Cantone Ticino,
via E. Bossi 3, 6901 Lugano.

approvazione del progetto definitivo per la posa di due barriere su un
sentiero in territorio di Origlio,

ricorso di diritto pubblico contro la sentenza emanata
il 9 dicembre 2003 dal Tribunale di espropriazione del Cantone Ticino.

Fatti:

A.
Il fondo part. n. 452 di Origlio forma un collegamento sterrato che si
diparte dalla strada di servizio part. n. 276 di Origlio in direzione ovest,
aggira la tenuta Donaggio (part. n. 454), continua lungo il confine con il
Comune di Lamone e porta infine a Cureglia. Il tracciato è definito quale
sentiero dal piano regolatore comunale di Origlio, approvato dal Consiglio di
Stato del Cantone Ticino il 13 gennaio 1993.
Nel periodo dal 1° al 31 luglio 2002 sono stati pubblicati gli atti per la
posa su questo fondo, in territorio di Origlio, di due doppie barriere, l'una
all'imbocco e l'altra presso l'angolo sud a confine con i Comuni di Lamone e
Cureglia. Secondo la relazione tecnica, l'intervento è destinato ad impedire
il transito veicolare, se non di servizio, per permettere unicamente il
passaggio di pedoni, biciclette e cavalli.

B.
Durante il periodo di pubblicazione degli atti, diversi privati, proprietari
di fondi siti nei Comuni di Lamone e di Cureglia, per lo più confinanti e
serviti dal fondo oggetto del contenzioso, hanno presentato un'opposizione
con una domanda di modifica dei piani. Hanno sostanzialmente contestato la
chiusura al traffico veicolare della parte sita sul territorio del Comune di
Origlio, rilevando che gli eventuali accessi alternativi a partire da
Cureglia e da Lamone sarebbero difficilmente praticabili e comunque
inadeguati. Gli opponenti hanno inoltre ritenuto sproporzionata la
pedonalizzazione del percorso mediante la posa delle barriere, proponendo un
divieto di accesso limitato ai non confinanti per mezzo di un'idonea
segnaletica stradale.

C.
Con decisione del 9 dicembre 2003 il Tribunale di espropriazione del Cantone
Ticino ha respinto l'opposizione e approvato il progetto definitivo. Ha
ritenuto A.________, proprietario della particella n. zzz di Lamone, non
vicina al tracciato oggetto dell'intervento e inclusa in un comparto
forestale già servito da un sentiero sul territorio comunale di Lamone, non
legittimato a presentare l'opposizione al progetto. Ha poi considerato che la
posa delle barriere non alterava la funzione di sentiero pedonale già sancita
dal piano regolatore e costituiva una miglioria. L'istanza cantonale ha
altresì rilevato che, contestando l'intervento progettato e quindi la
pedonalizzazione del percorso, gli opponenti in sostanza rimettevano in
discussione il contenuto del piano regolatore, malgrado non fossero in
concreto dati i presupposti per un suo esame pregiudiziale. Il Tribunale di
espropriazione ha nondimeno ritenuto che il Comune di Origlio non avesse
disatteso il suo obbligo di coordinazione con i piani regolatori dei Comuni
vicini ed ha per finire considerato il progetto litigioso sorretto da un
sufficiente interesse pubblico e rispettoso del principio della
proporzionalità.

D.
Gli opponenti impugnano questa decisione con un ricorso di diritto pubblico
al Tribunale federale, chiedendo di annullarla. Fanno valere una violazione
del divieto dell'arbitrio, del principio della buona fede, della garanzia
della proprietà, del diritto di essere sentito e del diritto di essere
giudicati da un tribunale fondato sulla legge e competente nel merito. Dei
motivi si dirà, per quanto necessario, nei considerandi.

E.
Il Tribunale di espropriazione si riconferma nella sua decisione, mentre il
Comune di Origlio chiede di respingere il ricorso.
Con decreto presidenziale del 19 febbraio 2004 al ricorso è stato conferito
l'effetto sospensivo.

Diritto:

1.
1.1 Il Tribunale federale esamina d'ufficio e con piena cognizione
l'ammissibilità dei ricorsi che gli vengono sottoposti, senza essere
vincolato dagli argomenti delle parti o dalle loro conclusioni (DTF 130 II
388 consid. 1, 306 consid. 1.1).
1.2 Con la decisione impugnata il Tribunale di espropriazione ha respinto
l'opposizione dei ricorrenti e approvato il progetto definitivo relativo alla
posa di due barriere sul tracciato pedonale part. n. 452 di Origlio. Si
tratta di un giudizio finale emanato dall'ultima istanza cantonale secondo
l'art. 33 cpv. 4 della legge cantonale sulle strade, del 23 marzo 1983
(LStr).

1.3 Nella misura in cui il progetto litigioso sopprimerebbe l'accesso ai
fondi interessati, rendendo impossibile o pregiudicando insostenibilmente un
loro utilizzo conforme alla destinazione, i ricorrenti, in quanto proprietari
direttamente confinanti con il sentiero, sono di massima legittimati, secondo
l'art. 88 OG, ad invocare la garanzia della proprietà (DTF 126 I 213 consid.
1b; sentenza 1A.152/2004 del 24 novembre 2004, consid. 1.3, destinata a
pubblicazione in DTF 131 II xxx). Visto che, sotto questo profilo, il diritto
di ricorrere compete comunque alla maggioranza dei ricorrenti, non occorre
esaminare in modo specifico se tale qualità spetti anche al proprietario del
fondo part. n. zzz, non confinante con il sentiero e servito da un altro
accesso. Né occorre esaminare se, per questo motivo, la precedente istanza
gli ha negato a ragione il diritto di opporsi al progetto. Tale diniego non
gli ha infatti causato alcun pregiudizio processuale, poiché il Tribunale di
espropriazione ha comunque esaminato nel merito il gravame presentato
congiuntamente con gli altri opponenti, ai quali la legittimazione è stata
riconosciuta.
Quali parti nella procedura cantonale i ricorrenti sono inoltre legittimati a
fare valere una pretesa violazione dei loro diritti di parte dinanzi alla
precedente istanza (DTF 129 I 337 consid. 1.3 e rinvii).

2.
2.1 I ricorrenti rimproverano al Tribunale di espropriazione di essersi
ritenuto competente a statuire nella causa. Sostengono che in concreto
sarebbe applicabile unicamente la legge ticinese sui percorsi pedonali ed i
sentieri escursionistici, del 9 febbraio 1994 (LCPS), che prevarrebbe sulla
LStr e che non prevede alcuna specifica competenza del Tribunale di
espropriazione.

2.2 Premesso che, nell'opposizione, i ricorrenti hanno genericamente chiesto
al Tribunale di espropriazione di esaminare la propria competenza, senza però
esporre specifiche argomentazioni che avrebbero imposto di negarla, la
precedente istanza ha illustrato ai considerandi 3 e 4 del giudizio impugnato
i motivi sui quali ha fondato la propria competenza. In particolare, il
Tribunale cantonale ha considerato i percorsi pedonali di proprietà comunale
secondo l'art. 5 LCPS quali strade aperte al pubblico ai sensi degli art. 1
cpv. 1, 2 e 6 LStr e li ha ritenuti quindi soggetti anche a questa legge. Ha
altresì spiegato perché la posa delle barriere, destinate a disciplinare
l'utilizzo del percorso vietando all'occorrenza la circolazione veicolare,
costituiva un intervento di miglioria secondo l'art. 39a LStr, sottoposto
pertanto alla sua approvazione. Ora, i ricorrenti non si confrontano con tali
considerazioni, spiegando in particolare, con una motivazione conforme
all'art. 90 cpv. 1 lett. b OG (cfr. DTF 127 I 38 consid. 3c, 125 I 492
consid. 1b), per quali ragioni sarebbe manifestamente insostenibile e quindi
arbitrario considerare i percorsi pedonali come strade aperte al pubblico;
tanto più che la legge cantonale sulle strade fa esplicitamente rientrare in
tale nozione le aree utilizzate per la circolazione dei pedoni (art. 2 e 6
LStr). L'arbitrio non può del resto essere ravvisato nel semplice fatto che
un'altra soluzione, diversa da quella adottata dall'autorità cantonale, sia
immaginabile o addirittura preferibile, occorre piuttosto che la soluzione
scelta dall'ultima istanza cantonale sia insostenibile, in contraddizione
palese con la situazione effettiva o del tutto priva di ragioni oggettive
(DTF 129 I 8 consid. 2.1, 128 I 273 consid. 2.1 e rinvii).

3.
3.1 I ricorrenti, invocando l'art. 29 cpv. 2 Cost., criticano inoltre la
mancata verbalizzazione delle risultanze del sopralluogo eseguito l'8 maggio
2003, dopo l'udienza dinanzi al Tribunale di espropriazione. Rilevano che i
membri del Tribunale e le parti, rispettivamente i loro rappresentanti, hanno
percorso il tracciato litigioso a bordo di veicoli diversi senza poi tenere
un'ulteriore discussione al termine del sopralluogo. I ricorrenti sostengono
che, per finire, non risulterebbe chiaramente sulla base di quali
accertamenti la precedente istanza avrebbe ravvisato l'esistenza di accessi
alternativi a partire da Cureglia e da Lamone.

3.2 Certo, quando l'autorità esegue un sopralluogo, il diritto di essere
sentito garantisce di principio alle parti la facoltà di partecipare
all'assunzione della prova (cfr. sentenza 1P.203/2003 del 14 luglio 2003,
consid. 2.2 e riferimenti, pubblicata in RtiD I-2004, n. 47, pag. 157 segg.),
imponendo, a determinate condizioni, la verbalizzazione delle risultanze
principali (DTF 126 I 213 consid. 2, 106 Ia 73 consid. 2). Non risulta
tuttavia che in occasione dell'udienza e del sopralluogo eseguiti l'8 maggio
2003 i ricorrenti abbiano chiesto la verbalizzazione di determinati
accertamenti e delle dichiarazioni delle parti. Né emerge che una critica a
tal proposito sia stata formulata successivamente, segnatamente all'udienza
finale del 12 novembre 2003 e nell'ambito delle conclusioni presentate in
quell'occasione. Il principio della buona fede avrebbe infatti imposto ai
ricorrenti di sollevare subito eventuali censure di carattere formale, senza
attendere l'esito della procedura (DTF 121 I 30 consid. 5f e rinvii, cfr.,
inoltre, DTF 130 III 66 consid. 4.3, 124 I 121 consid. 2 pag. 123). Poiché i
ricorrenti non pretendono di essere stati impediti dal chiedere
tempestivamente dinanzi alla precedente istanza la verbalizzazione del
sopralluogo, la questione non deve essere ulteriormente esaminata in questa
sede. Del resto, nella misura in cui gli accertamenti contenuti nella
decisione impugnata potevano fondarsi già sulla base degli atti dell'incarto,
il sopralluogo non assume una rilevanza decisiva per il giudizio impugnato.

4.
4.1 I ricorrenti rimproverano al Tribunale di espropriazione un arbitrario
accertamento dei fatti, per avere ritenuto i loro fondi comunque accessibili
mediante percorsi alternativi, sufficienti quand'anche meno agevoli,
attraverso i Comuni di Lamone e di Cureglia. Rilevano che anche la parte di
collegamento in territorio di Cureglia, attraverso il nucleo del villaggio,
sarebbe qualificata dal piano regolatore quale percorso pedonale. Sostengono
di avere potuto edificare a suo tempo le loro particelle sulla base
dell'accesso percorribile da Origlio, assicurato dal tratto sterrato
litigioso, sicché si giustificherebbe di tutelare il transito veicolare sullo
stesso anche dopo l'entrata in vigore dell'attuale piano regolatore di questo
Comune. Ritengono quindi il provvedimento pianificatorio, che ha stabilito la
destinazione pedonale del tracciato, lesivo della garanzia della loro
proprietà. Considerano inoltre il loro interesse all'ulteriore mantenimento
dell'accesso veicolare prevalente rispetto all'interesse del Comune di
Origlio all'attuazione del provvedimento.

4.2 Il tracciato litigioso è inserito quale sentiero nel piano regolatore del
Comune di Origlio approvato dal Consiglio di Stato il 13 gennaio 1993, sicché
un eventuale transito veicolare sullo stesso non è di per sé conforme alla
sua destinazione pedonale (cfr. art. 17 LCPS; DTF 129 I 337 consid. 3).
Criticando la pedonalizzazione del tracciato e lamentando l'insufficienza di
adeguati accessi veicolari alternativi, i ricorrenti rimettono
sostanzialmente in discussione il provvedimento pianificatorio allora
adottato dal Comune di Origlio. Anche laddove invocano un insufficiente
interesse pubblico e la violazione del principio di proporzionalità, i
ricorrenti non contestano tanto la progettata posa delle barriere, quanto
piuttosto la pedonalizzazione come tale del percorso, già sancita con
l'approvazione del piano regolatore. Ora, come riconoscono gli stessi
ricorrenti, la costituzionalità del piano regolatore può essere contestata,
in linea di principio, solo al momento della sua adozione. Una contestazione
successiva sollevata pregiudizialmente, nell'occasione di un'applicazione
concreta, può avvenire solo in via eccezionale, ossia quando l'interessato
non si fosse potuto rendere pienamente conto, al momento dell'adozione del
piano, della limitazione impostagli, quando la procedura non gli avesse
offerto in quella sede la possibilità di tutelare adeguatamente i suoi
diritti e quando si pretenda che le circostanze, in particolare l'interesse
pubblico, che avevano giustificato l'adozione del piano e le sue restrizioni,
fossero nel frattempo radicalmente mutate (cfr. DTF 123 II 337 consid. 3a,
121 II 317 consid. 12c pag. 346; sentenza 1P.38/2001 del 9 aprile 2001,
citata in RDAT II-2001, n. 42, pag. 172). I ricorrenti sostengono
genericamente che il provvedimento pianificatorio non sarebbe sorretto
dall'interesse pubblico, che la portata della restrizione non poteva
risultare manifesta, considerate le licenze edilizie precedentemente
rilasciate per l'edificazione dei fondi, e che il Comune di Origlio non
avrebbe informato i Comuni vicini della modifica del proprio piano
regolatore. Queste argomentazioni non sostanziano tuttavia, sotto il profilo
dell'art. 90 cpv. 1 lett. b OG, le esposte condizioni per giustificare
eccezionalmente un esame pregiudiziale del provvedimento, ritenuto oltretutto
che il piano regolatore è pubblicato presso la cancelleria comunale e che la
pubblicazione è annunciata agli albi comunali, nel foglio ufficiale e nei
quotidiani del Cantone Ticino (cfr. art. 34 cpv. 2 e 3 della legge cantonale
di applicazione della LPT, del 23 maggio 1990). In tali circostanze, la
legalità del vincolo non può essere esaminata dal Tribunale federale
nell'ambito della presente procedura, limitata alla questione del progetto
per la posa delle barriere. Né occorre confrontarsi con la censura di una
pretesa violazione del principio della protezione della situazione acquisita.
Il principio concerne infatti la possibilità di mantenere costruzioni e
impianti che conservano la loro identità, edificati secondo un diritto ormai
abrogato o modificato e non più conformi alle norme della zona (cfr. DTF 117
Ib 243 consid. 3c e rinvio), sicché la sua invocazione in un caso come il
concreto non appare pertinente. Del resto, pure un'eventuale mancato rispetto
della stabilità del precedente piano regolatore (cfr. art. 21 LPT, DTF 128 I
190 consid. 4) riguardava la procedura di revisione del piano regolatore e
andava sollevato in quella sede.

4.3 Pure l'argomentazione dei ricorrenti secondo cui, dal profilo della
proporzionalità, sarebbe sufficiente l'installazione di una segnaletica
verticale che autorizzi l'accesso veicolare ai soli confinanti, tende a
rimettere in discussione la pedonalizzazione del collegamento già stabilita
dal piano regolatore. Comunque, sotto l'invocato aspetto, la posa delle
barriere è idonea a raggiungere lo scopo del provvedimento pianificatorio,
consentendo il passaggio di pedoni, disabili, cavalieri e mezzi a due due
ruote e permettendo l'accesso ai veicoli di servizio.

5.
I ricorrenti rilevano che il Comune di Origlio avrebbe considerato il
collegamento litigioso, anche dopo l'entrata in vigore del piano regolatore
che ne stabiliva la destinazione pedonale, alla stregua di una strada
d'interesse locale aperta alla circolazione veicolare, tanto da prospettarne
l'asfaltatura. Ritengono contraddittorio e lesivo del principio della buona
fede il comportamento del Comune inteso ora a chiuderla al traffico.
Certo, il Comune di Origlio non ha sollecitamente attuato il vincolo
pianificatorio, prospettando inoltre negli anni 1998/2000 la pavimentazione
del tratto stradale ed avviando trattative con il Comune di Lamone e con
alcuni privati per stabilire le modalità di intervento e la ripartizione dei
costi. Tuttavia non risulta, né i ricorrenti lo sostengono esplicitamente,
che le autorità comunali di Origlio, pur tollerando il transito veicolare,
abbiano rilasciato loro concrete assicurazioni relativamente ad eventuali
modifiche del provvedimento pianificatorio o alle modalità di utilizzo futuro
del percorso. Né essi adducono che, ponendo la loro fiducia in
un'informazione ricevuta dall'autorità comunale, avrebbero preso delle
disposizioni non reversibili senza pregiudizio. Le licenze edilizie indicate
dai ricorrenti sono del resto state rilasciate prima dell'entrata in vigore
del criticato piano regolatore (cfr., sul principio della buona fede, DTF 129
II 361 consid. 7.1, 125 I 267 consid. 4c e rispettivi rinvii).

6.
Ne segue che il ricorso, in quanto ammissibile, dev'essere respinto. Le spese
seguono la soccombenza (art. 156 cpv. 1 OG). I ricorrenti dovranno inoltre
rifondere al Comune di Origlio, patrocinato da un legale, un'equa indennità
per ripetibili della sede federale (art. 159 cpv. 1 OG).

Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:

1.
Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto.

2.
La tassa di giustizia di fr. 4'000.-- è posta a carico dei ricorrenti in
solido, che rifonderanno in solido al Comune di Origlio un'indennità di fr.
1'000.-- a titolo di ripetibili della sede federale.

3.
Comunicazione ai patrocinatori delle parti e al Tribunale di espropriazione
del Cantone Ticino.

Losanna, 28 febbraio 2005

In nome della I Corte di diritto pubblico
del Tribunale federale svizzero

Il presidente:  Il cancelliere: