Sammlung der Entscheidungen des Schweizerischen Bundesgerichts
Collection des arrêts du Tribunal fédéral suisse
Raccolta delle decisioni del Tribunale federale svizzero

Kassationshof in Strafsachen 6P.19/2003
Zurück zum Index Kassationshof in Strafsachen 2003
Retour à l'indice Kassationshof in Strafsachen 2003


6P.19/2003, 6S.50/2003
6S.49/2003
6S.43/2003 /bom

Sentenza del 6 agosto 2003
Corte di cassazione penale

Giudici federali Schneider, presidente,
Wiprächtiger e Kolly,
cancelliere Ponti.

6P.19/2003, 6S.50/2003
A.________, attualmente detenuto presso il penitenziario cantonale ticinese
"La Stampa”, ricorrente, patrocinato dall'avv. Stefano Ferrari, corso San
Gottardo 57, casella postale 2264, 6830 Chiasso 1,

6S.49/2003
B.________, attualmente detenuto presso il penitenziario cantonale ticinese
"La Stampa”, ricorrente, patrocinato dall'avv. John Rossi, via Pioda 14,
casella postale 3339, 6901 Lugano,

6S.43/2003
C.________, attualmente detenuto presso il penitenziario cantonale ticinese
"La Stampa", ricorrente, patrocinato dall'avv. Gian Paolo Grassi, via Livio
14, 6830 Chiasso 1,

contro

Ministero pubblico del Cantone Ticino, via Pretorio 16, 6901 Lugano,

Tribunale d'appello del Cantone Ticino, Corte di cassazione e di revisione
penale, via Pretorio 16,
6901 Lugano.

6P.19/2003
art. 8, 9 e 32 Cost. ed art. 6 lett. 2 CEDU (procedura penale; arbitrio,
principio della presunzione di innocenza)

6S.43/2003, 6S.49/2003
infrazione aggravata alla LF sugli stupefacenti; commisurazione della pena,

6S.50/2003
infrazione aggravata alla LF sugli stupefacenti,

ricorso di diritto pubblico e ricorsi per cassazione contro la sentenza del
18 dicembre 2002 della Corte di cassazione e di revisione penale del
Tribunale d'appello del Cantone Ticino.

Fatti:

A.
Il 21 febbraio 2002 la Corte delle assise criminali in Mendrisio dichiarava
A.________, B.________ e C.________ autori colpevoli di infrazione aggravata
alla legge federale sugli stupefacenti (LStup; RS 812.121) per avere, in
correità fra loro e con altri, detenuto in alcune isole del Mar dei Caraibi
(segnatamente Saint Lucie e Saint Martin/Sint Marteen) e trasportato a Miami
(Florida/USA) - tra il dicembre del 1990 e la fine del 1991 - almeno 1000 kg
di cocaina, di cui 40 kg consegnati a terzi e il resto finiti nelle mani di
sconosciuti. Riconosceva inoltre B.________ e A.________ autori colpevoli
dello stesso reato per avere, sempre in correità fra loro e con altri,
compiuto a Balerna, Chiasso, St. Moritz, Miami e Fort Lauderdale
(Florida/USA) atti preparatori intesi al trasporto e alla consegna di
ulteriori 1000 kg di cocaina tra la primavera del 1995 e l'ottobre -
rispettivamente l'aprile - del 1997.

Per questi fatti, la Corte delle assise condannava:

- B.________ a 12 anni di reclusione, aggiuntivi ad una pena di 25 giorni di
detenzione per omissione di servizio, secondo quanto deciso il 26 gennaio
2000 dall'uditore del Tribunale di divisione 12;

- A.________ a 14 anni di reclusione e alla rifusione allo Stato di fr.
5'000.-- in risarcimento compensatorio per l'illecito profitto conseguito;

- C.________ a 9 anni di reclusione.

Computato a tutti il carcere preventivo sofferto, la Corte delle assise
criminali ordinava inoltre la confisca del conto XXX intestato a D.________
(alias E.________) e G.________ presso la Banca Z.________ AG di Zurigo,
confermando il sequestro conservativo in vista del risarcimento compensatorio
dei conti HHH e III intestati ad A.________ presso la Banca Z.________ SA di
Chiasso, come pure del conto corrente postale YYY intestato ad A.________
medesimo.

B.
Il 18 dicembre 2002, la Corte di cassazione e di revisione penale del
Tribunale d'appello del cantone Ticino (CCRP) respingeva, nella misura della
loro ammissibilità, i ricorsi presentati da A.________, B.________ e
C.________ contro la sentenza di primo grado.

C.
Con tempestivi ricorsi di diritto pubblico (A.________) e per cassazione
(A.________, B.________ e C.________), i condannati sono insorti dinanzi al
Tribunale federale contro la sentenza della CCRP, chiedendone l'annullamento.
A.________ e B.________ instano affinché sia loro accordata l'assistenza
giudiziaria; C.________ postula invece la sua immediata scarcerazione.

D.
La CCRP ha rinunciato a presentare osservazioni, mentre il Procuratore
pubblico, con risposte del 10 marzo 2003, ha chiesto l'integrale reiezione di
tutti i gravami.

E.
Il 20 febbraio 2003 il Presidente della Corte di cassazione penale del
Tribunale federale ha respinto l'istanza di immediata scarcerazione/
concessione dell'effetto sospensivo presentata da C.________ (v. allegato per
anticipo delle spese).

Diritto:

1.
Vista l'uguale natura delle cause litigiose che sono dirette contro la stessa
decisione, si fondano su di una problematica materiale e giuridica dello
stesso genere, formano l'oggetto di una sola lite e propongono censure per lo
più analoghe, si giustifica di procedere alla loro riunione e di pronunciarsi
con un unico giudizio.

2.
2.1 Il Tribunale federale esamina d'ufficio e con libero potere d'esame
l'ammissibilità dei rimedi esperiti, senza essere vincolato, in tale ambito,
dagli argomenti delle parti o dalle loro conclusioni (DTF 128 II 46 consid.
2a; 127 III 41 consid. 2a; 126 I 81 consid. 1).

2.2 Date le impugnative e conformemente all'art. 275 cpv. 5 PP, conviene
esaminare in primo luogo il ricorso di diritto pubblico e ribadire che con
quest'ultimo possono essere censurati in particolare la violazione dei
diritti costituzionali quali la garanzia contro l'arbitrio negli accertamenti
dei fatti, il principio dell'uguaglianza giuridica e la presunzione di
innocenza, mentre la lesione del diritto federale va fatta valere con ricorso
per cassazione (art. 269 PP).

I.  Ricorso di diritto pubblico (A.________)

3.
Introdotto in tempo utile per violazione di diritti costituzionali (art. 8, 9
e 32 cpv. 1 Cost.) contro una decisione finale della suprema istanza del
Cantone, il ricorso è ricevibile in virtù degli art. 84 cpv. 1 lett. a, 86
cpv. 1 e 89 cpv. 1 OG. La legittimazione dell'insorgente è pacifica.

4.
Il ricorrente si duole che l'accertamento dei fatti e la valutazione delle
prove operati dai giudici di prima, e convalidati da quelli di seconda
istanza, oltre ad essere arbitrari, violerebbero il principio della
presunzione di innocenza. Sostanzialmente, egli propone i medesimi argomenti
sollevati in sede cantonale, rimproverando alle due istanze cantonali di aver
- tramite un'insostenibile valutazione delle risultanze processuali -
ritenuto che la sua attività delittuosa sia svolta in parte su territorio
svizzero, e concluso quindi per l'applicazione del solo diritto elvetico ad
esclusione di quello estero, segnatamente quello americano, per il quale
parte dei reati sarebbero già prescritti. Le autorità giudiziarie cantonali
avrebbero inoltre leso il diritto fondamentale della parità di trattamento
nella misura in cui lo hanno condannato ad una pena sensibilmente superiore a
quella inflitta al correo B.________, senza che vi siano oggettivi motivi per
differenziare i due casi.

4.1 Nell'accertamento dei fatti e nella valutazione delle prove il giudice
del merito, il cui operato è già stato esaminato, nei limiti delle facoltà
che le competevano, dalla CCRP, dispone di un ampio potere di apprezzamento
(DTF 120 Ia 31 consid. 4b; 118 Ia 28 consid. 1b). Per motivare l'arbitrio non
basta criticare semplicemente la decisione impugnata, né contrapporle una
versione propria, per quanto sostenibile o addirittura preferibile. Occorre
piuttosto dimostrare per quale motivo l'accertamento dei fatti o la
valutazione delle prove sarebbero manifestamente insostenibili, si trovino in
chiaro contrasto con la fattispecie, si fondino su una svista manifesta o
contraddicano in modo urtante il sentimento della giustizia e dell'equità
(DTF 125 II 10 consid. 3a; 124 IV 86 consid. 2a; 123 I 1 consid. 4a; 122 I 61
consid. 3a). Per invalsa giurisprudenza, il Tribunale federale annulla la
decisione impugnata quand'essa è insostenibile non solo nella motivazione,
bensì anche nel risultato (DTF 127 I 38 consid. 2a; 126 I 168 consid. 3a; 125
II 129 consid. 5b; 124 II 166 consid. 2a).

Quando, come in concreto, la cognizione con la quale ha giudicato l'ultima
istanza cantonale è pari a quella di cui dispone il Tribunale federale
nell'ambito del ricorso di diritto pubblico, solo la decisione di tale
istanza, ad eccezione di quella dell'autorità precedente, può essere oggetto
del gravame (DTF 125 I 492 consid. 1b e rinvii). Anche se la decisione
dell'autorità cantonale inferiore non può essere impugnata formalmente, il
ricorrente può e deve, nella motivazione del ricorso di diritto pubblico,
contestare nel merito la valutazione delle prove eseguita dall'autorità
inferiore ritenuta non arbitraria dall'ultima istanza cantonale, che fruiva
di un potere d'esame limitato. Egli deve tuttavia confrontarsi
contemporaneamente con la motivazione della decisione dell'ultima istanza, la
sola che costituisce oggetto del litigio, e spiegare come e perché sia stata
negata a torto una valutazione arbitraria delle prove da parte dell'istanza
inferiore. Il Tribunale federale esamina senza riserva l'uso che l'autorità
cantonale di ricorso ha fatto del suo limitato potere cognitivo, ossia se
tale autorità ha, a torto, ammesso o negato l'arbitrio (DTF 127 I 38 consid.
3c; 126 III 534 consid. 1b; 125 I 492 consid. 1a/cc; 116 III 70 consid. 2b).

4.2 Giusta l'art. 90 cpv. 1 lett. b OG l'atto di ricorso deve contenere
l'esposizione dei fatti essenziale e quella concisa dei diritti
costituzionali o delle norme giuridiche che si pretendono violati; deve
inoltre precisare in che cosa consiste l'asserita violazione. Ne segue che,
in questo ambito, il Tribunale federale vaglia solo quelle censure che sono
state sollevate in modo chiaro e dettagliato, conformemente all'obbligo di
articolare le censure con una motivazione giuridica dalla quale si possa
dedurre che, ed in quale misura, la decisione impugnata colpisce il
ricorrente nei suoi diritti costituzionali (DTF 127 III 279 consid. 1c; 126
III 534 consid. 1b; 125 I 492 consid. 1b). Quando l'ultima autorità cantonale
dichiara una censura ricorsuale irricevibile per ragioni formali, e non
procede all'esame di merito, il ricorrente deve spiegare, conformemente
all'art. 90 cpv. 1 lett. b OG, perché l'autorità avrebbe accertato in modo
arbitrario l'assenza dei presupposti formali (DTF 118 Ib 26 consid. 2b; 134
consid. 2). Censure relative al merito della vertenza sono invece
inammissibili, ritenuto che la loro omessa trattazione in sede cantonale
comporta il mancato esaurimento delle istanze cantonali (art. 86 e 87 OG; v.
DTF 109 Ia 248 consid. 1).

5.
In un primo argomento l'insorgente contesta le conclusioni della Corte delle
assise, riprese ed avallate dalla CCRP, in merito alla connessione
territoriale con la Svizzera del primo traffico di cocaina, avvenuto negli
anni 1990-1991. Egli ritiene particolarmente arbitrario l'accertamento che
determina in Svizzera, e più precisamente a Balerna o a Chiasso
(rispettivamente suo domicilio e suo posto di lavoro) il luogo in cui avrebbe
ricevuto la telefonata dal correo C.________ che gli proponeva di partecipare
ad un traffico di un ingente quantitativo di stupefacenti tra i Caraibi e la
Florida. L'insorgente sostiene che in realtà il litigioso contatto è avvenuto
negli USA, dove lui si trovava dopo l'8 gennaio 1990, e che non vi è prova
alcuna che in precedenza C.________ abbia cercato di contattarlo
telefonicamente al suo domicilio o sul suo posto di lavoro in Svizzera.

La Corte delle assise ha dedotto sulla scorta degli atti esaminati che la
telefonata fatta da C.________ all'inizio dell'anno 1990 era pervenuta al
ricorrente al suo domicilio di Balerna oppure sul suo posto di lavoro a
Chiasso, dato che a quell'epoca non erano ancora diffusi i telefoni mobili e
che A.________ ha dichiarato di aver sempre vissuto con la madre a Balerna.
La CCRP ha ritenuto fondata e non arbitraria questa valutazione, osservando
inoltre che il ricorrente non è stato in grado di spiegare per quale motivo
avrebbe affrontato la trasferta transoceanica per incontrare C.________ senza
aver prima conferito con lui almeno una volta telefonicamente dal Ticino.

5.1 Ora, se è vero che le autorità cantonali non hanno potuto stabilire la
data esatta della telefonata e che, d'altra parte, i documenti trasmessi dal
Servizio doganale americano dimostrano che l'8 gennaio 1990 il ricorrente è
effettivamente entrato negli USA giungendo all'aeroporto di Fort Lauderdale
(v. allegato 82 del rapporto di polizia), è altrettanto vero che agli atti
non vi è alcun elemento a suffragio della tesi del ricorrente che la
telefonata sarebbe avvenuta dopo l'8 gennaio 1990 in Florida; del tutto
sostenibile è inoltre la deduzione della CCRP per la quale il ricorrente non
si sarebbe recato oltre oceano per incontrare C.________ senza aver prima
conferito con lui almeno una volta telefonicamente. L'insorgente, certo, dà
delle deposizioni e degli atti ritenuti dalla Corte del merito
un'interpretazione diversa; va però rilevato che il Giudice non incorre
nell'arbitrio qualora le sue conclusioni non corrispondano alla versione del
ricorrente (DTF 116 Ia 85 consid. 2b) e siano comunque sostenibili nel
risultato, e qualora nell'ambito di una valutazione generale e approfondita
di un complesso di prove, non attribuisca carattere determinante a un fatto.
A giusto titolo quindi la CCRP ha confermato la decisione in giudizio su
questo punto, negandone l'arbitrarietà.

5.2 Il ricorrente considera poi arbitrario l'accertamento dei primi giudici
in merito agli incontri personali avuti con il correo B.________ a Chiasso
per discutere del traffico illegale, prima della partenza per la Martinica.

A prescindere dal fatto che questa censura di arbitrio non è stata sottoposta
alla CCRP e che quindi l'omessa trattazione da parte di quest'ultima autorità
ne comporta l'inammissibilità per mancanza di esaurimento delle istanze
cantonali (v. consid. 4.2 supra), va rilevato che la Corte del merito non ha
fatto altro che ritenere "condivisibile”, sulla scorta di argomentazioni per
nulla arbitrarie, la versione dei fatti fornita a questo proposito dal
ricorrente medesimo (v. pag. 39 e 42 della sentenza della Corte delle
assise). Sbaglia quindi il ricorrente nel definire insostenibile e non
suffragato da alcun atto istruttorio il ragionamento dei giudici di prima
istanza, confermato da quelli di seconda istanza.

5.3 Sempre in relazione al primo traffico di cocaina, il ricorrente lamenta
un mancato accertamento del luogo in cui egli si trovava quando, all'inizio
di luglio del 1991, avrebbe ricevuto la telefonata di L.________, agente di
contatto dei fornitori colombiani, che lo avvisava della necessità di
procedere allo scarico della cocaina imbarcata sulla "F.________”.

Anche su questo punto la CCRP non è tuttavia entrata nel merito, limitandosi
a rilevare nel riassunto dei fatti che ai primi di luglio del 1991 L.________
ha comunicato ad A.________ che era giunto il momento di scaricare e
consegnare la droga e che quest'ultimo e B.________ sono quindi partiti -
separatamente - alla volta della Florida. Queste considerazioni sono peraltro
state dedotte dalle dichiarazioni del ricorrente stesso, come si evince dallo
stralcio della sua deposizione riportato a pag. 47 in basso della sentenza
della Corte delle assise. Giova comunque osservare che sia la Corte di merito
che la CCRP, nel valutare la connessione con il territorio svizzero delle
azioni degli imputati, non hanno attribuito importanza a questo episodio,
avendo considerato altre e ben più sostanziali circostanze emerse in corso
d'istruttoria quali l'accettazione da parte del ricorrente della proposta di
C.________ di partecipare al traffico di droga, il reclutamento di B.________
oppure ancora la consegna in Svizzera del parziale provento dell'illecito (v.
pag. 72 in alto della sentenza della Corte delle assise e consid. 14, pag.
25, della sentenza impugnata).

6.
Riguardo al secondo traffico di stupefacenti, risalente agli anni 1995-1997,
il ricorrente censura d'arbitrario il fatto che la Corte delle assise lo
abbia condannato (unitamente al correo B.________) per atti preparatori
destinati all'esecuzione di un traffico di almeno 1000 kg di cocaina, senza
che le risultanze processuali - per riferimento al solo quantitativo -
consentano in alcun modo di sostenerlo.

Nel merito, valutando globalmente gli indizi considerati - il contenuto dei
rapporti di polizia, le dichiarazioni sostanzialmente concordanti del
ricorrente e del correo B.________ e l'esperienza acquisita dai due in
occasione del precedente traffico di stupefacenti (sentenza della Corte delle
assise, pagg. 55 e segg.) -, è del tutto condivisibile l'argomentazione
contenuta nella sentenza di prima istanza per la quale il ricorrente era
consapevole di partecipare alla preparazione di un'operazione di analoghe
proporzioni alla precedente. Da parte sua la CCRP ha escluso l'arbitrio
rilevando che, seppur al momento in cui egli ha desistito dall'impresa il
traffico non fosse ancora stato pianificato nel dettaglio, il ricorrente
sapeva fin dall'inizio a quale trasporto avrebbe partecipato, quale
stupefacente avrebbe trasportato, quale imbarcazione avrebbe utilizzato e
quali erano i trafficanti con i quali avrebbe collaborato, giacché
perfettamente a conoscenza - per avervi partecipato altre volte - di tutti i
meccanismi dell'operazione (sentenza impugnata, pag. 22, consid. 12f). Il
ricorrente, nel vano tentativo di sminuire le proprie responsabilità
nell'accaduto, si limita a discutere in modo libero l'entità e la rilevanza
di alcuni elementi dell'inchiesta, menzionando segnatamente alcuni passaggi
delle deposizioni del teste E.________; così facendo egli non dimostra però
il carattere arbitrario della valutazione delle prove compiute dalla Corte
cantonale del merito.

Anche il fatto che il quantitativo ritenuto nella sentenza di primo grado non
corrisponde a quello previsto nell'atto di accusa non è di alcun aiuto al
ricorrente; la Corte delle assise ha infatti semplicemente ritenuto, in
applicazione del principio "in dubio pro reo”, che vista l'entità delle
ricompense loro promesse dai trafficanti colombiani, la quantità imputabile
al ricorrente e al correo B.________ non poteva eccedere quella accertata nel
primo traffico (v. pag. 67 della sentenza di primo grado). Questo
accertamento è peraltro favorevole all'insorgente, risultando di quasi 1000
kg inferiore al quantitativo effettivamente sequestrato dalle autorità
statunitensi al termine del secondo traffico.

7.
Da ultimo l'insorgente invoca una violazione del principio dell'uguaglianza
giuridica (art. 8 cpv. 1 Cost), non avendo a suo giudizio dapprima la Corte
delle assise e in seguito la CCRP tenuto in debita considerazione il fatto
che dall'aprile del 1997 egli si è disinteressato all'organizzazione del
traffico di stupefacenti mentre il correo B.________ è rimasto attivo in tale
contesto ben oltre tale data e con maggiore intensità. Egli ritiene
arbitrario che la Corte di prima istanza lo abbia condannato ad una pena
superiore a quella inflitta a B.________ per il medesimo reato (atti
preparatori relativi ad un traffico di 1000 kg di cocaina), malgrado
l'asserita minore partecipazione all'operazione illecita rispetto al secondo.

7.1 Questa critica riguarda più che altro l'applicazione dell'art. 63 CP
(commisurazione della pena) e come tale non sarebbe ricevibile nell'ambito di
un ricorso di diritto pubblico; l'art. 8 Cost. risulta infatti solo
indirettamente violato in questi casi.

7.2 A prescindere dalla sua dubbia ammissibilità, la censura non ha comunque
pregio. Il principio dell'uguaglianza o parità di trattamento iscritto
all'art. 8 Cost. (e in precedenza dedotto dall'art. 4 vCost.) impone di
trattare fattispecie giuridicamente uguali in modo uguale e fattispecie
giuridicamente diverse in modo diverso, a meno che non vi siano ragioni serie
e obiettive che giustifichino un trattamento differenziato (DTF 125 I 1
consid. 2b/aa; 122 I 61 consid. 3a con rinvii). Nel diritto penale, va
inoltre ricordato che le disparità in materia di commisurazione della pena
sono di norma riconducibili al principio dell'individualizzazione delle pene
(DTF 124 IV 44 consid. 2c; 123 IV 150 consid. 2a). Ora, la CCRP ha ripreso a
questo proposito le pertinenti argomentazioni sviluppate dai giudici di
merito (v. sentenza impugnata pag. 30), osservando che, se nella seconda
operazione il ricorrente è stato senza dubbio meno attivo di B.________,
sulla pena a suo carico hanno però pesantemente influito il ruolo trainante
avuto nella prima operazione, i suoi gravi antecedenti nel traffico di droga,
nonché il fatto che egli ha introdotto il giovane correo - sino ad allora
incensurato - nel mondo del crimine. La Corte cantonale ha inoltre
evidenziato che, a differenza dell'insorgente, B.________ ha potuto
beneficiare dell'applicazione di attenuanti generiche (giovane età al momento
dei primi reati) e specifiche (sincero pentimento), che imponevano una
sensibile riduzione della pena. L'eccezione di violazione del principio
costituzionale dell'uguaglianza giuridica risulta pertanto infondata.

8.
In esito alle considerazioni che precedono, il ricorso di diritto pubblico
deve essere respinto nella misura in cui è ammissibile.
II. Ricorsi per cassazione

9.
Il ricorso per cassazione, di natura cassatoria (art. 277ter cpv. 1 PP), può
essere fondato unicamente sulla violazione del diritto federale (art. 269
PP). La Corte di cassazione penale del Tribunale federale è vincolata dagli
accertamenti di fatto dell'autorità cantonale (art. 277bis cpv. 1 seconda e
terza proposizione PP). Essa deve fondare il suo giudizio sui fatti quali
accertati dall'ultima istanza cantonale ed eventualmente su quelli
considerati dall'autorità inferiore, ma solo nella misura in cui essi siano
ripresi, per lo meno in modo implicito, nella decisione impugnata (art. 273
cpv. 1 lett. b PP; DTF 118 IV 122 consid. 1). La motivazione del ricorso non
deve criticare accertamenti di fatto né proporre eccezioni ed impugnazioni
nuove (art. 273 cpv. 1 lett. b PP). Inoltre, il ricorso per cassazione è
ammissibile solo contro le decisioni di ultima istanza cantonale (art. 268
PP). Le censure formulate contro gli argomenti sviluppati nella decisione di
prima istanza saranno trattate solamente nella misura in cui la CCRP li
riprende (DTF 106 IV 338 consid. 1).
II/i) A.________ (6S.50/2003)

10.
In concreto il ricorrente consacra la prima parte del suo allegato ricorsuale
ad un lungo capitolo denominato "in fatto”. Questo esercizio è inutile: a
differenza di quanto previsto dall'art. 90 cpv. 1 lett. b OG per il ricorso
di diritto pubblico, l'art. 273 cpv. 1 lett. b PP non richiede l'esposizione
dei fatti essenziali nell'ambito del ricorso per cassazione. Il Tribunale
federale è d'altronde vincolato dalle constatazioni di fatto delle istanze
cantonali, di modo che le censure su questo punto si avverano in ogni caso
irricevibili. Il ragionamento giuridico deve pertanto fondarsi unicamente sui
fatti esposti nella sentenza impugnata, dai quali l'insorgente non può
dipartirsi a suo piacimento (DTF 126 IV 65 consid. 1 con rinvii).

11.
Il ricorrente si duole di un'errata applicazione del diritto federale da
parte della CCRP, reputando che quest'ultima (come in precedenza la Corte
delle assise) abbia erroneamente ritenuto data la competenza territoriale
svizzera ai sensi dei combinati disposti di cui agli art. 3 e 7 CP,
escludendo invece l'applicazione dell'art. 19 n. 4 LStup. La tesi ricorsuale
è, in sintesi, quella che i reati sono avvenuti esclusivamente all'estero,
per cui tornerebbe applicabile al caso concreto l'art. 19 n. 4 LStup, e con
esso il requisito della doppia punibilità, in Svizzera e all'estero,
dell'atto perseguito in Svizzera, che però non sarebbe dato, essendo
intervenuta dopo 5, rispettivamente 7 anni dai fatti oggetto del primo
traffico di droga, la prescrizione penale secondo il diritto federale
americano e quello dello stato della Florida.

12.
12.1 Giusta l'art. 3 n. 1 cpv. 1 CP, il Codice penale svizzero si applica a
chiunque commette un crimine o un delitto nella Svizzera (principio di
territorialità). Un crimine o un delitto si reputa commesso tanto nel luogo
in cui l'agente lo compie quanto in quello in cui si verifica l'evento (art.
7 cpv. 1 CP; cosiddetta teoria dell'ubiquità relativa). Quest'ultima
distinzione richiama quella tra reati formali (”Tätigkeitsdelikte”), che si
esauriscono nell'atto illecito e non presuppongono la sopravvenienza di un
evento distinto dal comportamento dell'agente, e reati materiali
(”Erfolgsdelikte”), che si scompongono invece in un atto e in un evento
distinti. Le infrazioni all'art. 19 LStup sono considerati dei reati di messa
in pericolo astratta, nel senso che la legge reprime gli atti che creano in
generale un rischio accresciuto di lesione del bene giuridicamente protetto;
la realizzazione dell'atto basta, senza che sia necessario provare che il
pericolo si è concretizzato e in particolare che vi sia stato consumo dello
stupefacente (DTF 118 IV 200 consid. 3f; Corboz, Les infractions en droit
suisse, Vol. II, Berna 2002, n. 16 ad art. 19 LStup, pagg. 765-766). Di
principio tali reati - di natura formale - vanno ritenuti commessi solo nel
luogo in cui l'agente ha compiuto il reato, ovvero laddove è avvenuto il
comportamento illecito suscettibile di ledere il bene giuridico protetto
dalla norma in questione.

12.2 Secondo la dottrina maggioritaria, non occorre che per essere commesso
in Svizzera un crimine o un delitto debba essere perpetrato interamente sul
territorio nazionale: basta che in Svizzera sia compiuto un suo elemento
costitutivo, foss'anche isolato, ma che in relazione con altri concorra a
integrare la fattispecie (Hurtado Pozo, Droit pénal, Partie générale, 2a.
ediz., Zurigo 1997, pag. 131 n. 377; Trechsel/Noll, Schweizerisches
Strafrecht, Parte generale I, 5a ediz., Zurigo 1998, §14/B, pag. 59; Hans
Schultz, Der Begehungsort, in FJS 1210 pag. 3 in alto). La giurisprudenza
relativa all'art. 7 CP ha precisato che quando l'autore svolge in Svizzera i
primi passi verso il compimento del reato, che nel progetto delittuoso
costituiscono il cosiddetto "punto di non ritorno” possibile (salvo
l'intervento di circostanze esterne), ad esempio quando prende contatto
epistolare o telefonico con terzi, si accorda sulla data di un incontro o
prepara il viaggio e parte dalla Svizzera, la connessione territoriale con la
Svizzera - e di conseguenza la competenza dei tribunali svizzeri di applicare
la legge nazionale - è sufficientemente fondata anche se poi l'autore agisce
prevalentemente all'estero (DTF 104 IV 175 consid. 3; Trechsel,
Strafgesetzbuch, Kurzkommentar, 2a. ediz., Zurigo 1997, n. 2 e n. 4 ad art. 7
CP).
Conformemente all'art. 3 n. 1 cpv. 1 CP, la Svizzera rivendica la sua
giurisdizione anche laddove, trattandosi di un reato unico, solo una parte di
quest'ultimo sia stata commessa in Svizzera e uno stato estero si consideri
pure competente a promuovere l'azione penale in ragione degli atti compiuti
sul suo territorio (DTF 111 IV 1 consid. 2a). Ora, in tema di stupefacenti,
si parla di infrazione unica quando vengono commessi più atti (anche in
differenti nazioni) dichiarati punibili dall'art. 19 n. 1 LStup tendenti ad
un unico scopo complessivo (v. Corboz, op. cit., n. 66 e 67 ad art. 19 LStup,
pagg. 777-778). Gli atti preparatori non vengono solitamente presi in
considerazione per la determinazione del luogo di commissione del reato, a
meno che essi non costituiscano di per sé un comportamento delittuoso
punibile (Corboz, op. cit., n. 45 ad art. 19 LStup, pag. 772; Trechsel, op.
cit., n. 2 ad art. 7 CP; H. Pozo, op. cit., n. 378 pag. 132), ciò che è il
caso in materia di legge federale sugli stupefacenti giusta l'art. 19 n. 1
cpv. 6 LStup (DTF 121 IV 198 consid. 2a; 117 IV 309 consid 1 d-f; 113 IV 91
consid. 1a; 112 IV 106 consid. 3a; 106 IV 74 consid. 3, 432 consid. 1). Il
Tribunale federale, allineandosi con parte della dottrina, ritiene inoltre
elementi costitutivi del reato anche gli atti successivi alla consumazione
dello stesso ("Vollendung”), fino alla sua conclusione ("Beendigung”)
(Trechsel, op. cit., n. 3 ad art. 7 CP e n. 6 e 7 all'introduzione dell'art.
21 CP; Stratenwerth, Schweizerisches Strafrecht, Parte generale I, 2a ediz.,
Berna 1996, pag. 98 n. 7; "contra”: Albrecht, Kommentar zum schweizerischen
Privatrecht, art. 19-28 BetmG, Berna 1995, n. 53 in fine ad art. 19);
nell'ambito specifico degli stupefacenti, sono stati ad esempio ritenuti atti
punibili ai sensi dell'art. 19 n. 1 cpv. 4 e n. 2 LStup quelli compiuti da un
correo o un complice che si è prestato consapevolmente a ricevere il prezzo
dello stupefacente e a farlo pervenire al venditore (DTF 106 IV 295).

12.3 Nel merito il ricorrente nega che la ricezione in Svizzera (comunque
contestata) della telefonata da parte del C.________, con la quale avrebbe
accettato di mettersi a disposizione per effettuare il primo traffico di
droga, configura in alcun modo un atto preparatorio punibile in grado di
stabilire una sufficiente connessione con il territorio svizzero; egli
contesta pure che la spartizione del parziale compenso di 80'000 US$ con
B.________, avvenuta a Balerna, possa costituire un elemento costitutivo del
reato perché successiva al compimento dello stesso, peraltro avvenuto
all'estero; tale rimessa di denaro al correo rivestirebbe - a dire
dell'insorgente - unicamente natura "accidentale” e sarebbe inconferente
rispetto all'intenzione di applicare il solo diritto svizzero alla
fattispecie.

12.3.1 Secondo la giurisprudenza commette degli atti preparatori colui che,
nell'intento di acquisire della droga, si informa sulle fonti di
approvvigionamento, a differenza invece di colui che, nel medesimo intento,
si fa aprire un conto di risparmio (DTF 117 IV 309 consid. 1d). Parimenti, è
passibile di un accusa per atti preparatori ai sensi dell'art. 19 n. 1 cpv. 6
LStup colui che nell'intento di compiere un traffico di stupefacenti, prende
contatto con gli ambienti della droga, si informa sulle fonti di
approvvigionamento, sulle possibilità di smercio nel mercato o ancora sui
controlli effettuati alle frontiere (DTF 106 IV 74 consid. 3; v. anche DTF
112 IV 106 consid. 3 e 106 IV 431). In particolare, il Tribunale federale ha
applicato l'art. 19 n. 1 cpv. 6 LStup ad un autore che si è recato in Turchia
per incontrarvi un probabile fornitore di cui aveva ricevuto il nominativo in
Svizzera, e che si è informato presso questa persona della possibilità di
acquistare un importante partita di eroina, ma che ha poi rinunciato all'
”affare” in ragione dei rischi elevati dell'operazione e delle difficoltà di
finanziamento (DTF 117 IV 309 consid. 1f).

12.3.2 In concreto i giudici cantonali di primo e secondo grado hanno
concluso - dopo un'attenta e non arbitraria valutazione di tutti gli elementi
dell'inchiesta (v. consid. 5-5.1 supra) - che la proposta del correo
C.________ di partecipare ad un ingente trasporto di droga nei Caraibi sia
giunta al ricorrente in Svizzera e che egli ha immediatamente accettato tale
proposta. In simili evenienze, il colloquio telefonico intercorso esorbita
dal semplice stadio di progetto o di speculazione teorica sulla possibilità
di eseguire un traffico di stupefacenti e si configura - ai sensi della
richiamata giurisprudenza - come un atto preparatorio punibile giusta l'art.
19 n. 1 cpv. 6 LStup; il ricorrente non può del resto negare di aver voluto
partecipare (e poi partecipato) di persona a questo traffico (v. sentenza
6S.684/2000 del 22 marzo 2001, consid. 2d). Rettamente le autorità cantonali
hanno ritenuto che la proposta non necessitava di particolari dettagli,
essendo perfettamente chiari per il destinatario - che pochi anni prima aveva
partecipato ad un identico traffico con la medesima imbarcazione - i termini
dell'operazione a cui era chiamato a partecipare. Che la telefonata fatta in
seguito dal ricorrente al correo B.________ non sia stata considerata alla
medesima stregua, è semplicemente da ricercare nel fatto che la prima Corte
non ha ritenuto accertato che il colloquio telefonico vertesse su una
proposta di trasportare stupefacente, ciò che invece era evidente nel
contesto della telefonata ricevuta dal C.________.

12.3.3 Il ricorrente pretende però che non sia possibile isolare gli episodi
delle singole telefonate in Svizzera, definendole come atti preparatori
punibili, per fondare la connessione con il territorio elvetico dell'intero
reato di infrazione aggravata alla LStup, posto che il traffico di
stupefacenti vero e proprio è avvenuto all'estero. La critica è infondata: se
il ricorrente non è stato formalmente accusato di atti preparatori bensì del
complessivo reato di infrazione aggravata alla LStup giusta l'art. 19 n. 1 e
2 LStup, è perché il reato progettato ha avuto luogo, e gli atti preparatori
punibili sono quindi stati assorbiti nella consumazione di tale reato (DTF
111 IV 149 e richiami); la decisione del ricorrente di partecipare
all'operazione illecita ha in realtà rappresentato solo il primo, ma
significativo atto di un'infrazione unica da lui compiuta consistente nella
presa in consegna della droga nei Caraibi, nel suo trasporto e importazione
negli Stati Uniti, nella tenuta in deposito per un certo periodo di tempo,
nella consegna ai destinatari e nella spartizione del relativo provento
(sentenza della Corte delle assise, pagg. 71 in basso/72 in alto). Ciò non
toglie che questo primo atto dell'infrazione è sufficiente, ai sensi della
dottrina e della giurisprudenza evocate in precedenza (v. consid. 12.2), per
fondare una connessione con il territorio elvetico ai sensi degli art. 3 e 7
CP.

Parimenti, il versamento della mercede al correo B.________ a Balerna
costituisce un ulteriore elemento che permette di ancorare la competenza al
territorio svizzero; con tale versamento il ricorrente ha permesso al correo
di raggiungere il proprio scopo, assicurandogli l'indebito profitto dal
traffico. A questo proposito non appare sostenibile l'affermazione ricorsuale
secondo la quale il versamento della mercede a B.________ sia un circostanza
di natura "accidentale”, avendo l'insorgente intenzionalmente trasportato la
mercede sino in Svizzera allo scopo di pagare il correo, con il quale aveva
in precedenza pattuito il compenso per le prestazioni da lui fornite durante
il traffico illecito.

12.4 E' in definitiva a torto che il ricorrente invoca l'applicazione
dell'art. 19 n. 4 LStup. Secondo questa disposizione, l'autore di un reato
commesso all'estero, arrestato in Svizzera e non estradato, è punito secondo
le disposizioni dei numeri 1 e 2 se l'atto è punibile anche nel paese in cui
è stato perpetrato. In concreto, come detto, le autorità cantonali hanno
accertato che l'accettazione della proposta di partecipare al traffico
illecito e il versamento di parte del compenso spettante al correo sono
avvenuti su suolo svizzero, ciò che consente, senza violare il diritto
federale, di considerare fondata la competenza territoriale giusta gli art. 3
e 7 CP. La prima condizione dell'art. 19 n. 4 LStup - quella del reato
compiuto all'estero - non è pertanto adempiuta, per cui tale norma non può
essere applicata nella fattispecie. Le censure ricorsuali in merito
all'insufficiente connessione con il territorio svizzero dei reati vanno
quindi respinte.

13.
Il ricorrente sostiene inoltre che la CCRP ha violato l'art. 260bis cpv. 2
CP, omettendo di considerare la sua desistenza spontanea dagli atti
preparatori punibili commessi nel contesto del secondo traffico di
stupefacenti.

13.1 Ai sensi dell'art. 260bis cpv. 2 CP, è esente da pena "chi
spontaneamente desiste dal consumare un atto preparatorio”, nella misura in
cui gli atti preparatori punibili di cui al cpv. 1 dello stesso articolo
oppure definiti tali da altre leggi (v. art. 19 n. 1 cpv. 6 LStup) siano
stati compiuti (DTF 115 IV 121 consid. 1e). In applicazione di questa norma è
esente da pena chi spontaneamente, dopo aver eseguito tutti gli atti
preparatori conformemente a un piano, abbia dimostrato di non essere più
disposto a commettere il reato principale. Ove l'agente non abbia ancora
portato a termine tutti gli atti preparatori pianificati, basta, perché possa
ammettersi la sua desistenza, che egli abbia rinunciato spontaneamente a
eseguire una parte essenziale degli atti preparatori.

In base alla dottrina dominante e alla giurisprudenza, desiste spontaneamente
chi non prosegue l'esecuzione del proprio piano per motivi che gli sono
particolari, indipendentemente dalle circostanze esterne; non occorre che
tali motivi siano d'indole morale (DTF 118 IV 366 consid. 3a; 115 IV 121
consid. 1h e riferimenti citati). Ciò è il caso ove l'agente - senza che
l'esecuzione obiettiva sia divenuta particolarmente difficile - risolva di
rinunciarvi per motivi interni (come vergogna, rimorsi, compassione o paura
di delinquere); tali motivi interni possono nondimeno essere sorti anche in
seguito a circostanze esterne (come, ad esempio, le invocazioni della vittima
o le riserve manifestate da un compartecipe). Non è invece ritenuta spontanea
la desistenza causata dall'impossibilità dell'esecuzione (salvo che essa non
fosse nota all'agente), dal danneggiamento della cosa di cui l'agente voleva
appropriarsi, dalla non conformità alle aspettative dell'agente o dal timore
che la via di scampo sia impedita.

13.2 Nella sentenza DTF 121 IV 198 il Tribunale federale ha invero stabilito
che nel caso di atti preparatori giusta l'art. 19 n. 1 cpv. 6 LStup, è
esclusa l'applicazione delle attenuanti di pena in base ai principi generali
del Codice penale. Questa sentenza, è vero, si riferiva specificatamente al
tentativo ai sensi dell'art. 21 e segg. CP, mentre ha lasciato aperta la
questione a sapere se anche le disposizioni relative alla desistenza (art. 21
cpv. 2 e 260bis cpv. 2 CP) debbano essere applicate per analogia (DTF 121 IV
198 consid. 2a "in fine”).

La questione può tuttavia rimanere indecisa anche in questa sede, posto che
la censura ricorsuale è senz'altro infondata. La Corte del merito, esaminando
gli atti nel suo insieme (v. pagg. 79-81 della sentenza di primo grado), ha
infatti concluso che l'insorgente si è ritirato dall'operazione nell'aprile
del 1997 soprattutto perché insoddisfatto del trattamento economico
riservatogli dai fornitori colombiani, convinto oramai che a quel punto -
secondo le sue testuali parole - "..non c'era speranza di incassare i soldi”
(v. verbale riportato a pag. 80 in alto della menzionata sentenza). Essendo
per ammissione stessa del ricorrente questa la motivazione principale della
sua desistenza, anche le altre circostanze invocate, quali la paura o il
fatto di aver iniziato una attività lavorativa in Ticino, passano in secondo
piano. Ora, colui che abbandona l'impresa perché resosi conto di non poter
raggiungere l'obiettivo nemmeno volendolo, non desiste spontaneamente ai
sensi della giurisprudenza relativa all'art. 260bis cpv. 2 CP, per cui non
può essere ravvisata in concreto violazione alcuna del diritto federale.

14.
Per i motivi che precedono, anche il ricorso per cassazione deve essere
respinto nella misura in cui è ammissibile.
II/ii) B.________ (6S.49/2003)

15.
Il ricorrente lamenta una violazione degli art. 3 e 7 CP - nonché dell'art.
19 n. 4 LStup - ritenendo che la CCRP abbia a torto ammesso la competenza dei
tribunali svizzeri per giudicare dei fatti che, perlomeno per quanto attiene
al primo traffico di stupefacenti del 1991, si sono svolti esclusivamente
all'estero.

La critica è infondata. Come già riportato in precedenza, la CCRP ha
accertato in modo insindacabile che il ricorrente ha accettato, in Svizzera,
di partecipare al traffico illecito proposto da A.________ (anche se a quel
momento ancora non sapeva si trattasse di stupefacenti) ma soprattutto che,
sempre in Svizzera, ha incassato dalle mani del correo la mercede per i
servizi resi nel contesto del primo trasporto di cocaina; dagli atti
dell'incarto traspare infatti inequivocabilmente che la consegna del compenso
di 80'000 US$ è avvenuta in Ticino (v. pag. 54 della sentenza di primo
grado). Ora, come testé illustrato nella disamina del ricorso per cassazione
del correo A.________ (v. dottrina e giurisprudenza riassunte al consid. 12.2
supra), tali atti sono sufficienti per fondare una connessione con il
territorio svizzero ai sensi degli art. 3 e 7 CP, ed escludere invece
l'applicazione al caso concreto dell'art. 19 n. 4 LStup, che si riferisce
alla punibilità di reati compiuti all'estero (v. consid. 12.4 supra). In
particolare, l'incasso di parte del compenso promesso dai trafficanti,
ancorché per la via mediata del correo A.________, ha consentito al
ricorrente di assicurarsi l'indebito profitto dell'operazione a cui ha
partecipato di prima persona.

Ne scende che la CCRP non ha violato il diritto federale riconoscendo fondata
la competenza dei tribunali svizzeri a giudicare secondo il diritto
nazionale.

16.
Il ricorrente sostiene poi che la Corte cantonale di ultima istanza ha
violato l'art. 260bis cpv. 2 CP, omettendo di considerare la sua desistenza
spontanea dal consumare un atto preparatorio iniziato in occasione del
secondo traffico di droga nel 1997. Egli reputa che i motivi da lui invocati
debbano essere considerati quali motivi interni, caratteristici di una
desistenza spontanea.

A questo proposito, le autorità cantonali hanno accertato che i motivi per
cui il ricorrente ha deciso di non proseguire nell'operazione erano da
ricondurre al timore di essere scoperto, alla poca professionalità delle
ulteriori persone coinvolte, alla sensazione di essere sorvegliato e al fatto
che i trafficanti colombiani sembravano volerlo escludere dall'operazione (v.
i verbali di B.________ citati alle pagg. 78-79 della sentenza di primo
grado). Ora, al riguardo è sufficiente rinviare ai considerandi di cui sopra
(consid. 13.1) e constatare che chi, come il ricorrente, rinuncia a
proseguire un preparativo punibile solo perché teme di essere scoperto,
dipendendo tale timore da una serie di circostanze quali la scarsa
"professionalità” delle persone coinvolte e l'intenzione dei trafficanti di
droga di estrometterlo dall'operazione, non recede spontaneamente nel senso
della dottrina e della giurisprudenza menzionata (v. anche Trechsel, op.
cit., n. 9 ad art. 260bis CP, tpag. 851).

17.
Il ricorrente si duole infine di una violazione degli art. 63 e 64 CP; a suo
avviso, nell'ambito della commisurazione della pena, la CCRP non avrebbe
considerato tutti i fatti che hanno comportato il suo sincero pentimento e
valutato correttamente la sua posizione, con particolare riferimento al ruolo
tutto sommato subalterno rivestito in entrambi i traffici rispetto a quello
dei correi C.________ e A.________. La pena così irrogata sarebbe
eccessivamente severa.

17.1 Secondo l'art. 63 CP, il giudice commisura la pena essenzialmente in
funzione della colpa del reo. Questa disposizione non elenca in modo
dettagliato ed esauriente gli elementi pertinenti per la commisurazione della
stessa. La giurisprudenza ha tuttavia interpretato questa disposizione in DTF
117 IV 112 consid. 1 e 116 IV 288 consid. 2a a cui si rinvia. In questa sede
basta rilevare che il giudice di merito, più vicino ai fatti, fruisce di
un'ampia autonomia. Il Tribunale federale interviene solo quando egli cade
nell'eccesso o nell'abuso del suo potere di apprezzamento, ossia laddove la
pena fuoriesca dal quadro legale, sia valutata in base a elementi estranei
all'art. 63 CP o appaia eccessivamente severa o clemente (DTF 127 IV 101; 123
IV 150 consid. 2a; 122 IV 156 consid. 3b). Il giudice di merito deve motivare
la pena pronunciata per permettere di controllare se egli non abbia ecceduto
il proprio ampio potere di apprezzamento o se ne abbia abusato. Non gli
incombe tuttavia di pronunciarsi su ogni censura particolareggiata sollevata
dalle parti né di indicare in cifre o in percentuale l'importanza attribuita
agli elementi determinanti per la commisurazione della pena; egli può
omettere di richiamare i fatti che, senza arbitrio, gli appaiono non
accertati o di scarsa rilevanza (DTF 121 IV 49 consid. 2a/aa; 120 IV 136
consid. 3a e rinvii). Deve comunque esporre gli elementi da lui considerati
decisivi - concernenti in particolare il reato e la personalità dell'agente -
in maniera tale che sia possibile controllare se e in quale modo tutti i
fattori determinanti, aggravanti e attenuanti, sono stati effettivamente
ponderati. In altre parole, la motivazione deve giustificare la pena
pronunciata e permettere in particolare di seguire il ragionamento che ne è
alla base. La sola enumerazione delle aggravanti e delle attenuanti non è di
per sé sufficiente.

17.2 Nella fattispecie, la pena irrogata - dodici anni di reclusione - non da
adito a critica e si situa all'interno dell'ampio quadro legale previsto
all'art. 19 LStup, tenuto conto anche dell'oggettiva gravità dei reati. La
CCRP, alle cui pertinenti considerazioni (sentenza impugnata, pag. 18) si può
senz'altro rinviare (art. 36a OG), ha esaminato e valutato correttamente gli
elementi oggettivi e soggettivi determinanti ai fini di una giusta
commisurazione della pena. In tal senso, riferendosi alla sentenza dei primi
giudici, essa ha preso in considerazione il ruolo del ricorrente in entrambi
i traffici (v. sentenza impugnata, pag. 16, lett. g), nonché l'applicazione
dell'attenuante specifica del sincero pentimento operata dalla Corte delle
assise, che ha giustificato una riduzione di pena di circa 3 anni. Nel suo
gravame il ricorrente non indica alcun nuovo elemento suscettibile di
giustificare una modifica della pena inflitta, che i giudici cantonali
avrebbero tralasciato di prendere in considerazione oppure avrebbero
considerato a torto; egli si limita a sviluppare argomenti a suo favore che
incombe esclusivamente al giudice di merito di ponderare in modo sovrano e
ripropone quanto già disatteso dalla CCRP che, su questo punto, aveva
peraltro giudicato il ricorso come insufficientemente motivato. Le censure
espresse dall'insorgente su questo punto sono quindi irricevibili.

18.
Stante quanto precedentemente esposto, la Corte cantonale non ha violato il
diritto federale; il ricorso per cassazione, nella misura in cui è
ammissibile, va pertanto disatteso.
II/iii) C.________ (6S.43/2003)

19.
In ingresso al suo gravame il ricorrente procede ad un riassunto dei fatti,
ritenendo che l'accertamento dei fatti e la valutazione delle prove compiute
dalle autorità cantonali denotino gli estremi dell'arbitrio. Tali critiche
sono inammissibili in questa sede, essendo la Corte di cassazione penale del
Tribunale federale vincolata dagli accertamenti di fatto dell'autorità
cantonale (v. consid. 9, supra).

20.
In diritto, il ricorrente si duole in primo luogo di un'errata applicazione
delle norme sulla competenza territoriale da parte della CCRP. A suo parere
infatti, nessun atto a lui imputabile con riferimento al traffico di
stupefacenti avvenuto nel periodo 1990/1991 si è svolto sul territorio
svizzero, per cui le autorità penali cantonali avrebbero dovuto applicare
alla fattispecie l'art. 19 n. 4 LStup.

A tale proposito il ricorrente misconosce che l'accertamento della competenza
territoriale di un correo (e nel caso specifico, di due) permette di
estenderla anche agli ulteriori partecipanti correi (Niggli-Wiprächtiger,
Commentario Basilese, n. 13 ad art. 7 CP). Già per questo motivo è possibile
ancorare i fatti relativi al primo traffico di stupefacenti al territorio
svizzero anche per il ricorrente, senza che occorra pronunciarsi sulla
pertinenza della telefonata da lui fatta a A.________.

21.
Il ricorrente lamenta in seguito una violazione del diritto federale in
relazione alla qualifica di correità data al suo ruolo nel contesto del
traffico di stupefacenti, con conseguente riscontro sulla commisurazione
della pena. Egli fa valere di essere stato punito per l'importazione, il
trasporto e la detenzione di 1000 kg di cocaina, malgrado che non abbia
personalmente partecipato alle operazioni di imbarco, trasporto e scarico
della sostanza; egli sostiene che il suo ruolo, alquanto marginale, si è
limitato a una presa di contatto con A.________ e, in seguito, ad assicurare
un sostegno logistico all'operazione quale, ad esempio, l'affitto di una casa
in Florida, ma di non aver avuto contatti né con i trafficanti colombiani, né
di aver dato qualsivoglia istruzione sui viaggi, la merce, i quantitativi e
le destinazioni.

21.1 Le censure sollevate sono infondate. L'autorità cantonale ha
riconosciuto il ricorrente colpevole di infrazione (aggravata) alla LStup in
relazione al trasporto e alla detenzione di almeno 1000 kg di cocaina di cui
40 kg consegnati a terzi, e segnatamente per avere proposto a A.________ nel
1990 di partecipare all'ingente traffico di cocaina, mantenendo poi con
questo regolari contatti durante tutto il trasporto dello stupefacente dai
Caraibi alla Florida (facendo da tramite a N.________), reperito l'abitazione
per lo scarico della merce dietro compenso di 20'000 US$, presenziato alla
scarico della merce, avvisato i destinatari della merce dell'avvenuto furto
di gran parte della droga da parte di finti poliziotti e assistito di persona
alla consegna della cocaina residua sul piazzale di un supermercato a Miami
(v. sentenza impugnata, pag. 34 in alto). Tale condanna non viola il diritto
federale. Secondo costante giurisprudenza, è correo di un'infrazione chi
collabora con altri compartecipi intenzionalmente e in modo determinante alla
decisione, pianificazione ed esecuzione di un reato, così da apparire come
uno dei protagonisti (DTF 120 IV 17 consid. 2d; 118 IV 397 consid. 2b; 108 IV
88 consid. 2a). Affinché sussista correità non occorre tuttavia che il reato
sia eseguito materialmente da tutti i correi; basta invece che il singolo
correo abbia prestato il proprio concorso alla decisione e alla
pianificazione, in occasione della quale erano stati accettati
consapevolmente e volontariamente, perlomeno nel senso del dolo eventuale,
anche gli elementi risultanti dagli ulteriori atti commessi (DTF 120 IV 17
consid. 2d; 115 IV 161). Ora, premesso ciò, non è lesivo del diritto federale
ritenere che il ricorrente, per la funzione che ha svolto nel contesto di
tale operazione, è tenuto a rispondere (anche) degli atti commessi dagli
altri partecipanti al reato, segnatamente da coloro che hanno materialmente
trasportato ed importato la cocaina.

21.2 Ad analogo risultato sarebbe peraltro giunta l'autorità cantonale
qualora avesse voluto punire il ricorrente per gli atti commessi di persona.
La LStup non reprime unicamente comportamenti precisi come il trasporto,
l'importazione o la messa in commercio di stupefacenti, bensì pure gli atti
preparatori compiuti in vista di questi comportamenti. Secondo la
giurisprudenza, la fattispecie del reato consistente nel far preparativi in
vista di un traffico illecito di stupefacenti (art. 19 n. 1 cpv. 6 LStup)
comprende sia il tentativo - nelle sue diverse forme - sia determinati atti
preparatori specifici relativi ai comportamenti definiti nell'art. 19 n. 1
cpv. 1-5 LStup. Entrambi, atti preparatori e tentativo, sono elevati a reati
indipendenti, sanzionati allo stesso modo delle altre infrazioni previste
dall'art. 19 LStup (DTF 121 IV 198 consid. 2a; 112 IV 106 consid. 3b). Ai
fini di una condanna per atti preparatori in vista di un traffico illecito di
stupefacenti, sono irrilevanti sia la circostanza che il ricorrente non abbia
importato o trasportato di persona la cocaina, sia quella ch'egli non abbia
finanziato il traffico o ricevuto dei compensi dai trafficanti. Determinante,
e sufficiente, è bensì che l'interessato abbia preso contatto con il corriere
(A.________), dopo averne evidentemente ottenuto il numero telefonico da un
membro dell'organizzazione o da persona ad essa vicina, allo scopo di portare
a compimento il traffico di stupefacenti in corso (DTF 106 IV 74 consid. 3;
v. anche sentenza 6S.372/1998 del 10 luglio 1998, consid. 4). Comunque sia,
la condanna pronunciata dall'autorità cantonale non viola dunque il diritto
federale.

21.3 Per quanto attiene alla commisurazione della pena infine, stante le
considerazioni espresse ai paragrafi precedenti, non vi è invero ragione di
ritenerla contraria al diritto federale: la pena inflitta non esorbita
infatti dal quadro legale dell'art. 19 LStup, non si fonda su criteri
estranei all'art. 63 CP, non trascura elementi di valutazione dettati da
questa norma quali il lungo tempo trascorso dai reati e nemmeno appare
esageratamente severa. Le autorità cantonali hanno accertato che il
ricorrente ha agito in qualità di correo nel contesto di un traffico di
cocaina di 1000 kg; non è sostenibile che, di fronte ad un reato di tale
gravità, la Corte delle assise - infliggendo una condanna a 9 anni di
reclusione - abbia trasceso nell'abuso o nell'eccesso del potere di
apprezzamento che gli spetta.

22.
Il ricorso, nella misura in cui è ammissibile, appare infondato e va perciò
disatteso.
III. Sulle spese

23.
Le spese processuali sono di norma poste a carico del ricorrente soccombente
(art. 156 cpv. 1 OG e 278 cpv. 1 PP). Il Tribunale federale dispensa la
parte, la quale dimostra di essere in uno stato di bisogno e le cui
conclusioni non si rivelano fin dall'inizio sprovviste di possibilità di
esito favorevole, dal pagare le spese processuali e i disborsi (art. 152 cpv.
1 OG). Se occorre, il Tribunale federale può fare assistere questa parte da
un avvocato i cui onorari sono sopportati dalla cassa del Tribunale medesimo
(art. 152 cpv. 2 OG). In concreto, essendo i gravami manifestamente infondati
nella misura della loro ammissibilità, ossia fin dall'inizio privi di
possibilità di successo, la domanda di assistenza giudiziaria presentata dai
ricorrenti B.________ e A.________ va respinta, sia per ciò che concerne la
dispensa dal pagamento delle spese processuali sia per quanto riguarda la
nomina di un patrocinatore e l'assunzione dei relativi onorari. Nel fissare
la tassa di giustizia si terrà tuttavia conto della situazione finanziaria e
personale dei ricorrenti (art. 153a OG).

Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:

1.
Nella misura in cui sono ammissibili, il ricorso di diritto pubblico e il
ricorso per cassazione di A.________ sono respinti.

2.
La domanda di assistenza giudiziaria è respinta.

3.
La tassa di giustizia di complessivi fr. 1'600.-- è posta a carico del
ricorrente.

4.
Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso per cassazione di B.________ è
respinto.

5.
La domanda di assistenza giudiziaria è respinta.

6.
La tassa di giustizia di fr. 800.-- è posta a carico del ricorrente.

7.
Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso per cassazione di C.________ è
respinto.

8.
La tassa di giustizia di fr. 2'000.-- è posta a carico del ricorrente.

9.
Comunicazione ai patrocinatori dei ricorrenti, al Ministero pubblico e alla
Corte di cassazione e di revisione penale del Tribunale d'appello del Cantone
Ticino.

Losanna, 6 agosto 2003

In nome della Corte di cassazione penale
del Tribunale federale svizzero

Il presidente:  Il cancelliere: