Sammlung der Entscheidungen des Schweizerischen Bundesgerichts
Collection des arrêts du Tribunal fédéral suisse
Raccolta delle decisioni del Tribunale federale svizzero

II. Öffentlich-rechtliche Abteilung 2A.366/2001
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2A.366/2001

  II   C O R T E   D I   D I R I T T O   P U B B L I C O
  ******************************************************

                      29 gennaio 2002

Composizione della Corte: giudici federali Wurzburger, pre-
sidente, Betschart e Müller.
Cancelliera: Ieronimo Perroud.

Visto il ricorso di diritto amministrativo presentato il 28
agosto 2001 da A.________, patrocinato dall'avv. Leonardo
Delcò, Lugano, contro la sentenza emessa il 20 giugno 2001
dal Tribunale amministrativo del Cantone Ticino nella cau-
sa, in materia di rifiuto del rinnovo del permesso di dimo-
ra annuale, che oppone il ricorrente al Consiglio di Stato
del Cantone Ticino;

             R i t e n u t o  i n  f a t t o :

  A.-  A.________, cittadino tunisino entrato in
Svizzera nell'ottobre 1987, si è sposato il 29 gennaio 1988
con B.________, cittadina svizzera. Per tal motivo gli è
stato rilasciato un permesso di dimora annuale, regolarmen-
te rinnovato fino a quando l'Ufficio cantonale degli stra-
nieri (ora: Ufficio dei permessi e dell'immigrazione), con
decisione del 5 dicembre 1991, confermata su ricorso dal
Consiglio di Stato il 15 aprile 1992, gli ha negato l'ulte-
riore proroga della citata autorizzazione, visto che viveva
separato dalla moglie. Nel luglio 1992 questi si è trasfe-
rito in Italia, poi in Spagna ed infine in Tunisia. Il 5
marzo 1993 il ricorso di diritto amministrativo esperito al
Tribunale federale da A.________ contro la decisione gover-
nativa del 15 aprile 1992 è stato stralciato dai ruoli,
essendo divenuto privo d'oggetto in seguito alla sua par-
tenza all'estero. Il 27 ottobre 1994 l'Ufficio federale
degli stranieri ha pronunciato nei confronti di costui un
divieto d'entrata in Svizzera valevole dal 30 ottobre 1994
al 29 ottobre 1999, in seguito alla condanna pronunciata il
26 ottobre 1994 dalla Bezirksanwaltschaft di Zurigo a 30
giorni di detenzione, sospesi condizionalmente, per entrata
e soggiorno illegale in Svizzera, tentata estorsione e com-
plicità in falsificazione di documenti. Il 13 dicembre 1994
è stato pronunciato in Tunisia il divorzio dei coniugi
A.________ e B.________.

  B.-  Il 26 gennaio 1995 A.________ si è unito in
seconde nozze con la cittadina svizzera C.________. Per tal
motivo l'11 aprile 1995 è stato revocato il divieto d'en-
trata in Svizzera emanato nei suoi confronti e l'interessa-
to, arrivato nel nostro Paese il 16 aprile successivo, è

stato posto al beneficio di un permesso di dimora annuale,
regolarmente rinnovato, l'ultima volta con scadenza al 15
aprile 2000. Durante la sua permanenza in Svizzera
A.________ ha interessato a diverse riprese le autorità di
polizia e giudiziarie. Durante il suo primo soggiorno nel
nostro paese, è stato querelato a diverse riprese dalla ex
moglie, tra l'altro, per vie di fatto, lesioni semplici,
minacce e violazione di domicilio; inoltre la polizia è
intervenuta a diverse riprese presso il domicilio coniugale
(lite tra consorti). Va poi osservato che, oltre la con-
danna inflittagli nell'ottobre 1994, egli è stato condanna-
to il 18 maggio 1992 alla pena di 90 giorni di arresto,
sospesi condizionalmente con un periodo di prova di due an-
ni, per ricettazione ed infrazione alla LCStr; il 3 ottobre
1995 a 10 giorni di detenzione, sospesi condizionalmente
con un periodo di prova di 2 anni, per furti. In seguito a
questa condanna, egli è stato ammonito il 9 novembre 1995
dalla competente autorità in materia di polizia degli stra-
nieri, con l'avvertenza che in caso di recidiva o di com-
portamento scorretto sarebbero state prese in considerazio-
ne eventuali sanzioni amministrative. Il 20 gennaio 1998 è
stato condannato a una multa di fr. 1'100.-- per violazione
della LCStr e il 25 febbraio 2000 a 7 giorni di arresto,
sospesi condizionalmente con un periodo di prova di 2 anni,
e a una multa di fr. 800.-- per infrazione grave alla LCStr
e, infine, il 13 aprile 2001, a 12 mesi di detenzione - a
valere parzialmente quale pena aggiuntiva a quella inflit-
tagli il 18 maggio 1992 - sospesi condizionalmente con un
periodo di prova di 3 anni, per truffa, tentata estorsione
e istigazione allo sviamento della giustizia. In questo
giudizio è pure stata revocata la sospensione condizionale
delle pene inflittegli il 26 ottobre 1994, rispettivamente
il 3 ottobre 1995. Inoltre il 27 agosto 1998, il 2 dicembre
1999 e il 2 marzo 2000 gli è stata revocata la licenza di
condurre per periodi da uno a sei mesi.

  A.________ ha beneficiato di sussidi assistenziali
nel 1991 e poi, unitamente alla moglie C.________, dal
gennaio 1996 al dicembre 1999, per un importo globale di
fr. 101'432.--. Per tal motivo egli è stato ammonito il 1°
ottobre 1996 e il 1° aprile 1998 dalla competente autorità
in materia di polizia degli stranieri, con l'avvertenza che
se questa situazione avesse perdurato, sarebbe stata va-
gliata la possibilità di adottare misure amministrative nei
suoi confronti. A suo carico vi sono anche 11 attestati di
carenza di beni per un totale di fr. 34'574.-- e 4 precetti
esecutivi, con opposizione totale, per complessivi fr.
6'655.--.

  C.-  L'8 novembre 2000 la Sezione dei permessi e
dell'immigrazione, fondandosi sui rapporti informativi del
comune di residenza di A.________ e della polizia cantonale
nonché sul fatto che questi aveva beneficiato di prestazio-
ni assistenziali per complessivi fr. 101'432.--, ha respin-
to l'istanza sottopostale il 3 marzo 2000 dall'interessato,
volta ad ottenere il rilascio di un permesso di domicilio;
fissandogli nel contempo un termine per lasciare il terri-
torio cantonale, detta autorità gli ha implicitamente anche
negato il rinnovo del permesso di dimora annuale.

  Tale diniego è stato confermato su ricorso dal
Consiglio di Stato del Cantone Ticino il 21 marzo 2001.
Richiamati i motivi addotti dall'autorità di prima istanza,
il Governo cantonale ha pure ritenuto che l'interessato era
rimasto spesso disoccupato, aveva a suo carico diversi at-
testati di carenza di beni ed era stato oggetto di proce-
dure esecutive, ciò che faceva di lui una persona indesi-
derabile.

  D.-  Con sentenza del 20 giugno 2001 il Tribunale
amministrativo del Cantone Ticino ha respinto il ricorso
interposto da A.________ contro la decisione governativa e

gli ha fissato un termine per lasciare il territorio canto-
nale. Ha rilevato in primo luogo che il caso andava esami-
nato solo sotto il profilo del rinnovo del permesso di
dimora annuale, dato che l'insorgente non chiedeva più il
rilascio di un permesso di domicilio. Riferendosi poi alle
condanne penali subite, ai debiti nei confronti dello Sta-
to, alle procedure esecutive nonché agli attestati di ca-
renza di beni, la Corte cantonale ha considerato adempiuti
i motivi di espulsione di cui all'art. 10 cpv. 1 lett. a e
b della legge federale del 26 marzo 1931 concernente la
dimora e il domicilio degli stranieri (LDDS; RS 142.20) e
ne ha dedotto l'incapacità dell'interessato di adattarsi
all'ordinamento vigente nel nostro paese. Essa è quindi
giunta alla conclusione che l'interesse di questi a vivere
in Svizzera con la moglie non appariva preponderante ri-
spetto alla necessità per le autorità di tutelare conve-
nientemente l'ordine pubblico, allontanandolo. La decisione
contestata era pertanto legittima, adeguata alle circostan-
ze e non disattendeva né gli art. 7 e 10 LDDS, né l'art. 8
della Convenzione europea del 4 novembre 1950 per la salva-
guardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali
(CEDU; RS 0.101).

  E.-  Il 28 agosto 2001 A.________ ha esperito di-
nanzi al Tribunale federale un ricorso di diritto ammini-
strativo con cui chiede l'annullamento della sentenza can-
tonale e il rilascio di un permesso di domicilio. Adduce in
sostanza una violazione dell'art. 10 cpv. 1 lett. a LDDS
nonché postula di essere messo al beneficio dell'assistenza
giudiziaria con gratuito patrocinio.

  Chiamati ad esprimersi, il Consiglio di Stato e l'
Ufficio federale degli stranieri propongono la reiezione
del gravame. Da parte sua, il Tribunale cantonale ammini-
strativo si riconferma nel proprio giudizio.

  F.-  Con decreto presidenziale del 25 settembre
2001 è stato concesso effetto sospensivo al ricorso.

       C o n s i d e r a n d o  i n  d i r i t t o :

  1.-  Il Tribunale federale si pronuncia d'ufficio e
con pieno potere d'esame sull'ammissibilità del rimedio
sottopostogli (DTF 126 II 106 consid. 1 con rinvio).

  a)  In materia di diritto degli stranieri, il ri-
corso di diritto amministrativo non è proponibile contro il
rilascio o il rifiuto di un permesso di dimora o di domici-
lio, salvo laddove un diritto all'ottenimento di un simile
permesso si fonda su una disposizione del diritto federale
o di un trattato internazionale (art. 100 cpv. 1 lett. b n.
3 OG e art. 4 LDDS; DTF 126 II 329 consid. 1a; 124 II 361
consid. 1a; 123 II 145 consid. 1b; 122 II 1 consid. 1a, 385
consid. 1a e rispettivi rinvii).

  aa)  Conformemente all'art. 7 cpv. 1 LDDS, il co-
niuge straniero di un cittadino svizzero ha diritto al ri-
lascio e alla proroga del permesso di dimora. Dopo una di-
mora regolare e ininterrotta di cinque anni, ha diritto al
permesso di domicilio. Secondo la prassi, per l'ammissibi-
lità del ricorso di diritto amministrativo, è unicamente
determinante la questione se, formalmente, vi sia matrimo-
nio. È invece problema di merito sapere se lo straniero ab-
bia diritto al rilascio o alla proroga del permesso di di-
mora, rispettivamente alla concessione di un permesso di
domicilio, oppure se l'autorizzazione sollecitata debba es-
sere negata in virtù delle eccezioni o delle restrizioni di
cui all'art. 7 cpv. 1 e 2 LDDS (DTF 122 II 289 consid. 1b;
120 Ib 6 consid. 1).

  Nel caso concreto, il ricorrente è sposato con una
cittadina svizzera dal mese di gennaio 1995: l'esistenza
formale di un matrimonio non dà pertanto adito a dubbi: è
quindi aperta la via del ricorso di diritto amministrativo.
Tale rimedio, esperito in tempo utile (art. 106 cpv. 1 OG)
da una persona legittimata ad agire (art. 103 lett. a OG)
è, in linea di principio, ammissibile.

  bb)  Il ricorso è anche ammissibile dal profilo
dell'art. 8 CEDU, norma che garantisce il rispetto della
vita privata e famigliare (sulle condizioni di applicazione
della medesima, cfr. DTF 122 II 1 consid. 1e, 289 consid.
1c; 120 Ib 1 consid. 1d e rispettivi rinvii), dato che il
ricorrente è sposato con una cittadina svizzera e che il
matrimonio sembra essere effettivamente vissuto.

  b)  Dinanzi al Tribunale cantonale amministrativo,
il ricorrente si è limitato a chiedere il rinnovo del pro-
prio permesso di dimora annuale, senza più sollecitare il
rilascio di un permesso di domicilio, questione che non è
stata esaminata dai giudici cantonali, come emerge chiara-
mente dalla sentenza querelata. Ne deriva che le conclusio-
ni del presente ricorso di diritto amministrativo con cui
egli postula ora la concessione di un permesso di domicilio
esulano dall'oggetto del litigio e sono pertanto inammissi-
bili (cfr. DTF 124 II 499 consid. 1c). Oggetto di disamina
sarà quindi unicamente la problematica attinente al rinnovo
del permesso di dimora annuale.

  2.- a)  Con il rimedio esperito il ricorrente può
far valere la violazione del diritto federale, compreso l'
eccesso o l'abuso del potere d'apprezzamento, nonché la le-
sione dei diritti costituzionali (art. 104 lett. a OG); in
quest'ultimo caso il ricorso di diritto amministrativo as-
sume la funzione di ricorso di diritto pubblico (DTF 123 II

385 consid. 3 con rinvii). Quale organo della giustizia am-
ministrativa, il Tribunale federale esamina d'ufficio l'ap-
plicazione del diritto federale (art. 114 cpv. 1 OG; DTF
121 II 447 consid. 1b e riferimenti), senza essere vincola-
to dai considerandi della decisione impugnata, né dai moti-
vi invocati dalle parti. Con il ricorso di diritto ammini-
strativo può inoltre essere fatto valere l'accertamento
inesatto o incompleto di fatti giuridicamente rilevanti
(art. 104 lett. b OG); tuttavia, dal momento che la deci-
sione impugnata emana da un'autorità giudiziaria - come in
concreto - tale accertamento è sindacabile soltanto se i
fatti dovessero risultare manifestamente inesatti, incom-
pleti o constatati violando norme essenziali di procedura
(art. 105 cpv. 2 OG). In simili casi, la possibilità di
allegare fatti nuovi o di far valere dei nuovi mezzi di
prova è alquanto ristretta (DTF 123 II 49 consid. 2 e rin-
vii). Per giurisprudenza, sono ammesse soltanto quelle
prove che l'istanza precedente avrebbe dovuto prendere in
considerazione d'ufficio e la cui mancata amministrazione
costituisce una violazione di regole essenziali di procedu-
ra. In particolare, non è possibile tener conto, in linea
di principio, di ulteriori cambiamenti dello stato di fatto
né di nuovi fatti che le parti avrebbero potuto o che do-
vevano - in virtù del loro dovere di collaborazione - far
valere già dinanzi all'autorità precedente (DTF 121 II 97
consid. 1c con rinvii). Infine, va osservato che il Tribu-
nale federale non può pronunciarsi sull'adeguatezza della
sentenza impugnata (art. 104 lett. c OG).

  b)  Il 16 ottobre 2001 il ricorrente ha trasmesso
al Tribunale federale copie di due lettere redatte dall'
Ambasciata svizzera in Tunisia. La prima, datata 28 marzo
2000, accenna, senza più ampie spiegazioni, a difficoltà a
cui sarebbero confrontate le consorte svizzere di cittadini
tunisini per ottenere un'autorizzazione di soggiorno e di
lavoro in quel paese. Orbene, non è dato da vedere - né il

ricorrente fornisce spiegazioni in proposito - perché detto
documento non è già stato prodotto dinanzi al Tribunale
cantonale amministrativo. In effetti, il medesimo si rife-
risce a quesiti che potevano essere chiariti già quando il
ricorrente si è rivolto a quest'autorità. Va poi osservato
che non si può rimproverare alla Corte cantonale di non
avere intrapreso d'ufficio delle ricerche sulla questione,
poiché, con molta verosimiglianza, non era al corrente del-
le menzionate difficoltà, come anche non le si può rimpro-
verare di non aver chiesto d'ufficio al ricorrente di for-
nirle delle informazioni in proposito. In effetti, benché
la procedura amministrativa sia retta dalla massima inqui-
sitoria, incombe comunque alla parte che ha introdotto una
domanda nel suo interesse o che si trova in condizione di
meglio conoscere i fatti di collaborare attivamente all'
accertamento della fattispecie, fornendo informazioni al
giudice e indicando i mezzi di prova posti a sostegno delle
sue allegazioni. Ne discende che questo documento non va
preso in considerazione.

  La seconda lettera, datata 14 settembre 2001, si
riferisce agli eventi dell'11 settembre 2001 accaduti negli
Stati Uniti d'America e informa i cittadini svizzeri domi-
ciliati in Tunisia che l'Ambasciata li aiuterà qualora do-
vessero sorgere dei problemi legati ai citati eventi. Detto
documento appare privo di pertinenza in concreto, in quanto
non è dato da vedere a quale quesito litigioso si riferi-
sce: lo stesso non viene quindi considerato.

  3.- a)  Giusta l'art. 7 LDDS, il coniuge straniero
di un cittadino svizzero ha diritto al rilascio e alla pro-
roga del permesso di dimora (cpv. 1 prima frase). Dopo una
dimora regolare e ininterrotta di cinque anni, ha diritto
al permesso di domicilio (cpv. 1 seconda frase). Questo di-
ritto si estingue qualora sorga un motivo d'espulsione
(cpv. 1 terza frase).

  b)  Ai sensi dell'art. 10 cpv. 1 LDDS, uno stranie-
ro può essere espulso quando egli sia stato punito dall'
autorità giudiziaria per un crimine o un delitto (lett. a),
quando la sua condotta in generale e i suoi atti permettano
di concludere che non vuole o non è capace di adattarsi
all'ordinamento vigente nel Paese che lo ospita (lett. b)
oppure quando egli stesso, o una persona a cui deve provve-
dere, cada in modo continuo e rilevante a carico dell'assi-
stenza pubblica (lett. d). Una simile misura può essere
pronunciata soltanto se dall'insieme delle circostanze essa
risulta adeguata (art. 11 cpv. 3 LDDS) e se rispetta il
principio della proporzionalità (DTF 116 Ib 113 consid.
3c). Per giudicare dell'equità di un'espulsione, l'autorità
terrà conto della gravità della colpa commessa dallo stra-
niero, della durata del suo soggiorno in Svizzera e del
pregiudizio che egli e la sua famiglia subirebbero in caso
di espulsione (art. 16 cpv. 3 dell'ordinanza di esecuzione
della legge federale concernente la dimora e il domicilio
degli stranieri, del 1° marzo 1949, ODDS; RS 142.201).
Allorquando più motivi di espulsione sono dati senza che
nessuno di essi giustifichi, di per sé, l'adozione di que-
sto provvedimento per ragioni di proporzionalità, la situa-
zione dello straniero va valutata nel suo insieme, per cui,
a seconda delle circostanze, il suo allontanamento può
comunque apparire giustificato (cfr. Alain Wurzburger, La
jurisprudence récente du Tribunal fédéral en matière de
police des étrangers in: RDAF 1997 I 267, pag. 308).

  c)  Il diritto al rispetto della vita privata e
famigliare di cui all'art. 8 CEDU non è assoluto. Un'inge-
renza nell'esercizio di tale diritto è ammissibile secondo
l'art. 8 n. 2 CEDU "in quanto tale ingerenza sia prevista
dalla legge e in quanto costituisca una misura che, in una
società democratica, è necessaria per la sicurezza nazio-
nale, l'ordine pubblico, il benessere economico del paese,

la prevenzione dei reati, la protezione della salute o
della morale, o la protezione dei diritti e delle libertà
altrui".

  d)  Il quesito di sapere se, in un caso concreto,
le autorità di polizia degli stranieri devono rilasciare
un'autorizzazione di soggiorno in virtù dell'art. 8 CEDU va
risolto effettuando una ponderazione di tutti gli interessi
privati e pubblici in gioco. Lo stesso dicasi per quanto
concerne la questione di sapere se, giusta l'art. 7 cpv. 1
LDDS, l'espulsione rispetta il principio della proporziona-
lità (art. 11 cpv. 3 LDDS e art. 16 cpv. 3 ODDS). Quando è
dato un motivo di espulsione ai sensi delle norme della po-
lizia degli stranieri, si deve tener conto in primo luogo
della gravità degli atti commessi così come della situazio-
ne personale e famigliare dello straniero. Va poi esaminato
se si può esigere dai familiari aventi il diritto di risie-
dere in Svizzera che lascino il nostro paese per seguire lo
straniero al quale è stata rifiutata l'autorizzazione di
soggiorno. Per risolvere quest'ultimo punto, l'autorità non
deve pronunciarsi basandosi sulle esigenze personali degli
interessati, ma deve oggettivamente considerare la loro si-
tuazione nonché l'insieme delle circostanze del caso. Al
riguardo va precisato che il fatto che non si possa preten-
dere dai membri della famiglia che lascino la Svizzera dev'
essere incluso nella ponderazione d'interessi ma non esclu-
de, di per sé, il rifiuto dell'autorizzazione di soggiorno
(DTF 122 II 1 consid. 2 e riferimenti; cfr. anche DTF 122
II 289 consid. 3b).

  e)  Nel caso specifico, è pacifico che il motivo di
espulsione di cui all'art. 10 cpv. 1 lett. a LDDS è adempi-
to, ciò che peraltro il ricorrente non contesta. Come emer-
ge dalla sentenza contestata, questi è stato condannato,
nel maggio 1992, nell'ottobre 1994, nell'ottobre 1995 e nel

febbraio 2000 a 7, 10, 30 e 90 giorni di arresto, rispetti-
vamente di detenzione, pene sospese condizionalmente. La
prima di queste condanne gli è stata inflitta per ricetta-
zione ed infrazione alla LCStr, la seconda per entrata e
soggiorno illegale in Svizzera, tentata estorsione e com-
plicità in falsificazione di documenti, la terza per furti
e la quarta per infrazione grave alla LCStr. Inoltre il 13
aprile 2001 è stato condannato a 12 mesi di detenzione, pe-
na sospesa condizionalmente, per truffa, tentata estorsione
e istigazione allo sviamento della giustizia. È vero che,
se considerate singolarmente, le infrazioni penali, segna-
tamente quelle più vecchie, non sono particolarmente gravi.
In effetti, tutte le pene privative di libertà, anche quel-
la di 12 mesi di detenzione, inflitte all'interessato sono
largamente al di sotto del limite indicativo di due anni a
partire dal quale, per consolidata prassi, va negata l'au-
torizzazione di soggiorno al coniuge straniero di un cit-
tadino svizzero che vive in Svizzera da poco tempo (DTF 120
Ib 6 consid. 4b; 110 Ib 201). Anche se le stesse fossero
cumulate, il menzionato limite non verrebbe raggiunto.
Senonché la gravità della violazione dell'ordine e della
sicurezza pubblici rimproverata al ricorrente non va mini-
mizzata. Nel caso precipuo, la stessa non è dovuta ad un'
infrazione unica sanzionata con una pesante condanna pe-
nale, ma al fatto che l'ordine pubblico è stato ripetuta-
mente disatteso, e ciò sia durante la prima permanenza
dell'interessato nel nostro paese, che in seguito. Non va
poi dimenticato che, come risulta dagli atti cantonali,
oltre alle già citate condanne, il ricorrente ha interes-
sato a più riprese le autorità di polizia e giudiziarie.
Oltre alle diverse querele sporte contro di lui dalla ex
moglie negli anni 1989-1991, nel giugno 1990 e nel dicembre
1991 è stato condannato a pagare due multe di fr. 60.-- e
fr. 160.-- per, rispettivamente, sottrazione di poca entità
e per infrazione alla LCStr. Inoltre il 27 agosto 1998, il
2 dicembre 1999 e il 2 marzo 2000 gli è stata revocata la

licenza di condurre per periodi da uno a sei mesi. Infine
egli, nel corso degli anni, ha accumulato debiti di una
certa importanza, dato che come risulta dagli atti, a suo
carico vi sono precetti esecutivi per fr. 6'655.-- ed atte-
stati di carenza di beni per complessivi fr. 34'574.--,
senza dimenticare che egli, unitamente alla seconda moglie,
ha percepito, dal gennaio del 1996 al dicembre del 1999,
prestazioni assistenziali per un totale di fr. 101'432.--.
Stante quanto precede, si deve dunque considerare che vi è
un interesse pubblico importante ad allontanare dalla Sviz-
zera chi, come il ricorrente, commette piccole e medie in-
frazioni e con il suo comportamento generale dimostra di
non essere capace di adattarsi alle regole sociali e all'
ordinamento giuridico del nostro Paese, ciò che permette di
ammettere pure l'esistenza di un motivo di espulsione fon-
dato sull'art. 10 cpv. 1 lett. b LDDS.

  f)  Ciononostante, va osservato che le colpe dell'
interessato non appaiano gravi al punto che l'interesse
pubblico ad un suo allontanamento risulta di primo acchito
e chiaramente preponderante rispetto al suo interesse pri-
vato - e quello della sua consorte - a potere rimanere in
Svizzera. Soprattutto se si tiene conto del fatto che i
reati per i quali il ricorrente è stato condannato sono
stati commessi anni indietro, che egli vive da più di sei
anni nel nostro Paese, che è sposato con una cittadina
svizzera dal gennaio del 1995 e che da allora sembrano
convivere.

  4.-  Resta dunque da determinare se la decisione
litigiosa sia pure rispettosa, in maniera generale, del
principio di proporzionalità e, in particolare, delle esi-
genze poste dagli art. 11 cpv. 3 LDDS e 16 cpv. 3 ODDS.

  a)  Il ricorrente ha effettuato un primo soggiorno
nel nostro paese dall'ottobre del 1987 al luglio del 1992.

Tornato in patria, egli è rientrato in Svizzera nell'aprile
del 1995 e vi risiede da allora, cioè da più di sei anni.
Questo soggiorno non può essere qualificato di breve ed as-
sume una certa importanza nell'ambito della ponderazione
degli interessi che entrano in gioco per valutare la pro-
porzionalità di una misura d'espulsione. Vi è però da pren-
dere in considerazione il comportamento generale del ricor-
rente, il quale, pur non avendo commesso dei reati di par-
ticolare gravità, ha ripetutamente disatteso l'ordine pub-
blico, senza tener conto dei diversi ammonimenti ricevuti,
dimostrando un'incapacità pressoché totale di sapersi adat-
tare alle regole vigenti nel nostro Paese (consid. 3e).

  b)  Per quanto concerne sua moglie, va osservato in
primo luogo che appare poco probabile poter esigere da lei
che si trasferisca con il coniuge in Tunisia, paese dove
non ha mai vissuto, di cui non parla la lingua e i cui usi
e costumi sono molto differenti da quelli ai quali è abi-
tuata in Svizzera. Va poi ricordato che, nell'ambito della
ponderazione degli interessi, l'intensità del legame coniu-
gale costituisce un criterio molto importante. Più questo
legame è intenso, più il rifiuto di concedere un'autorizza-
zione di soggiorno dev'essere pronunciato con ritegno.
Orbene, nel caso concreto, non si ha praticamente alcuna
informazione sulla realtà ed intensità del legame coniugale
che unisce il ricorrente alla moglie. In effetti, l'inserto
di causa non contiene nulla in proposito e nella sentenza
querelata, la Corte cantonale non ha chiarito questa circo-
stanza di fatto. Soprattutto essa non ha valutato con la
necessaria cura le conseguenze per la moglie causate da un'
eventuale partenza dalla Svizzera. Il fatto che essa abbia
trascorso delle vacanze in Tunisia e che vi si sia anche
sposata non è di rilievo. In effetti, nell'incarto cantona-
le non vi è nessuna traccia di eventuali sue dichiarazioni,
secondo cui essa sarebbe in misura nonché disposta a la-
sciare la Svizzera per seguire il marito all'estero.

  c)  Ne discende che, dal momento che i fatti deter-
minanti sono incompleti, il Tribunale federale non dispone
di tutti gli elementi necessari per potersi pronunciare con
conoscenza di causa. La causa va pertanto rinviata all'
autorità precedente affinché proceda ad un complemento d'
istruttoria nonché emani un nuovo giudizio (art. 114 cpv. 2
OG). La Corte cantonale dovrà quindi determinare la natura
e l'intensità del legame coniugale esistente tra il ricor-
rente e la moglie nonché procedere ad una nuova ed attenta
ponderazione degli interessi in gioco. In tale ambito, det-
ta autorità dovrà in particolare valutare attentamente la
situazione finanziaria del ricorrente e di sua moglie. Va
ricordato in effetti che, oltre a debiti privati di una
certa importanza, gli interessati hanno percepito negli
anni 1996-1999 prestazioni assistenziali per complessivi
fr. 101'432.--. È vero che dagli atti di causa emerge che
dal gennaio 2000 non sono più state erogate prestazioni
dall'assistenza pubblica; inoltre sembrerebbe che il ricor-
rente abbia ora concrete opportunità di svolgere un'attivi-
tà lavorativa, avendo egli prodotto in sede cantonale un
contratto in tal senso quale autista-fattorino. Spetterà
quindi ai giudici cantonali accertare - effettuando un'
indagine sulla situazione finanziaria attuale dell'inte-
ressato e della moglie nonché sulla sua probabile evolu-
zione - se detto miglioramento della situazione economica
sia effettivo oppure se esista un rischio concreto che in
avvenire egli e la consorte cadano nuovamente a carico
dell'assistenza pubblica.

  5.- a)  Visto quanto precede, il ricorso è accolto
e il giudizio contestato è annullato.

  b)  Giusta l'art. 156 cpv. 2 OG, lo Stato del Can-
tone Ticino non può essere astretto al pagamento delle spe-
se giudiziarie. Esso verserà invece al ricorrente - assi-
stito da un avvocato - un'indennità per ripetibili della

sede federale (art. 159 cpv. 1 e 2 OG). Considerato che
questi non è tenuto a pagare spese processuali e che, me-
diante il versamento di un'indennità per spese ripetibili,
il Cantone Ticino provvederà a sopportare le sue presumibi-
li spese di patrocinio, la sua domanda di assistenza giudi-
ziaria con gratuito patrocinio è divenuta priva d'oggetto.

                     Per questi motivi

         i l   T r i b u n a l e   f e d e r a l e

                    p r o n u n c i a :

  1.  In quanto ammissibile, il ricorso è accolto, la
sentenza impugnata è annullata e la causa viene rinviata al
Tribunale amministrativo del Cantone Ticino per nuovo giu-
dizio nel senso dei considerandi.

  2.  Non si preleva tassa di giustizia.

  3.  Lo Stato del Cantone Ticino rifonderà al ricor-
rente un'indennità di fr. 1500.-- per ripetibili della sede
federale.

  4.  La domanda di assistenza giudiziaria con nomina
di un avvocato d'ufficio è priva d'oggetto.

  5.  Comunicazione al patrocinatore del ricorrente,
al Consiglio di Stato e al Tribunale amministrativo del
Cantone Ticino e all'Ufficio federale degli stranieri.

Losanna, 29 gennaio 2002
VIZ

        In nome della II Corte di diritto pubblico
             del TRIBUNALE FEDERALE SVIZZERO:
                      Il Presidente,

                      La Cancelliera,