Sammlung der Entscheidungen des Schweizerischen Bundesgerichts
Collection des arrêts du Tribunal fédéral suisse
Raccolta delle decisioni del Tribunale federale svizzero

BGE 93 II 50



93 II 50

11. Sentenza 14 febbraio 1967 delle I Corte civile nella causa Migros
contro Niedermann AG Regeste

    Verwechselbarkeit von Marken.

    1.  Stützt sich eine Klage auf das MSchG und das UWG, so ist die
Berufung bezüglich beider Gesetze ohne Rücksicht auf den Streitwert
zulässig (Erw. 1).

    2.  In markenrechtlicher Hinsicht hat der Richter ausschliesslich
über die Rechte der Parteien zu entscheiden; die Rechte Dritter bleiben
vorbehalten (Erw. 1).

    3.  Verwechslungsgefahr im Sinne von Art. 6 MSchG kann auch durch
die Verwendung eines einzigen Merkmals der hinterlegten Marke geschaffen
werden, sofern es sich dabei um ein charakteristisches Merkmal handelt,
das für den Gesamteindruck bestimmend ist (Erw. 2a).

    4.  Die Buchstaben VAC erwecken nicht die unmittelbare Vorstellung
von "Vacuum" oder "leerer Raum"; sie können daher zur Kennzeichnung eines
von einem Unternehmen in luftleerer Packung angebotenen Nahrungsmittels
verwendet werden; in diesem Sinne ist das Zeichen ein Individualzeichen
geblieben (Erw. 2 b und c).

    5.  Verwechslungsgefahr im Sinne von Art. 1 Abs. 2 lit. d UWG zwischen
zwei Etiketten mit dem Zeichen VAC (Erw. 3).

    6.  Die in Anwendung des MSchG und des UWG getroffenen Feststellungen
und Verbote müssen genau umschrieben werden. Dem Beklagten ist nicht
zuzumuten, eine Würdigung zur Bestimmung der Tragweite des gerichtlichen
Verbotes vorzunehmen (Erw. 4).

Sachverhalt

    A.- La Gebr. Niedermann AG, Zurigo, è titolare della marca di
fabbrica e di commercio: "Niedermann VAC Packung unter Vacuum", per
salumeria e carne, prodotti alimentari e altra merce deperibile. La
marca è stata iscritta sotto N. 158626 dell'Ufficio federale della
proprietà intellettuale e pubblicata sul Foglio svizzero di commercio
dell'8 dicembre 1955. Essa è caratterizzata da uno sfondo scuro nel cui
mezzo spicca la sigla VAC, in bianco. La ditta Niedermann l'utilizza per
etichette in cartone fissate alla parte superiore di sacchetti di cellofane
trasparente, privi d'aria, nei quali vende al dettaglio dei prodotti
alimentari deperibili, segnatamente carne e salumeria. L'etichetta
utilizzata è rettangolare, a sfondo azzurro, con uno spazio ovale
grande quasi al centro, nel quale sono stampate in caratteri rossi le
indicazioni "Ungekühlt einige Tage haltbar - se conserve quelques jours
sans réfrigeration", la natura della merce, il peso e il prezzo. Sullo
sfondo azzurro, da un lato dell'ovale, è stampata a piccoli caratteri
bianchi l'indicazione "Gebr. Niedermann AG Zürich" e, dall'altro lato,
a grandi caratteri, "Niedermann VAC" e, in piccolo, "Packung - Sachet".

    Nel 1963, la Niedermann AG venne a conoscenza che la ditta W. Gurtner
di Flims metteva in vendita analoghi prodotti in simili sacchetti di
cellofane trasparente, e parimenti muniti di etichette aventi l'ovale in
bianco per la spiegazione in rosso della merce e, sullo sfondo azzurro,
da un lato l'indicazione in bianco, a piccoli caratteri, di "W Gurtner e
Co Flims GR" e dall'altro "VAC", in grande, e "Packung Sachet" in piccolo.

    B.- La Gebr. Niedermann AG intervenne presso la ditta Gurtner,
diffidandola ad astenersi dall'uso del segno VAC sulle sue etichette e,
con lettera 11 luglio 1963, ingiunse alla Società cooperativa Migros
di por immediatamente fine alla vendita dei sacchetti di merce Gurtner
muniti delle suindicate etichette.

    Tale diffida non ebbe esito, per cui la Gebr. Niedermann AG, con
petizione 13 agosto 1963, convenne la Migros davanti alla Camera civile
del Tribunale di appello chiedendo di giudicare come segue:

    "1. È statuita l'illiceità della messa in commercio dei prodotti
della ditta W. Gurtner & Co, negli imballaggi portanti il contrassegno
VAC e comunque idonei a creare confusione, per la loro etichetta, con
l'etichetta dell'attrice.

    2. È pertanto inibito alla convenuta l'ulteriore uso degli imballaggi
portanti il contrassegno VAC, e comunque degli imballaggi conformi ai
doc. CD usati per qualsiasi prodotto alimentare."

    Con decisione 6 settembre 1963, il Presidente della Corte cantonale,
statuendo su un'istanza provvisionale dell'attrice, fece divieto alla
Migros "di vendere od esporre nei suoi negozi merce commestible - in
modo speciale carne o salumeria - contenuta in imballaggi portanti il
contrassegno VAC o muniti di un'etichetta simile, per colore e per stampa,
a quella usata dalla Gebrüder Niedermann AG, Zurigo, con comminatoria di
multa e del sequestro della merce."

    C.- Con sentenza del 15 febbraio 1966, la Camera civile del Tribunale
di appello ha accolto le domande di petizione.

    Le sue motivazioni possono essere riassunte come segue.

    VAC è la marca verbale adottata dall'attrice per divulgare i
suoi prodotti. Essendo stata regolarmente depositata e iscritta,
tale marca comporta la presunzione del buon diritto del depositario. La
convenuta, che ha adottato una etichetta la cui somiglianza con quella
suesposta è innegabile, poteva pertanto giustificare la legalità del
suo comportamento solo dimostrando che il contrassegno VAC era divenuto
di dominio pubblico. Dalle risultanze degli atti di causa non si può
ammettere che detto contrassegno sia divenuto generico. La convenuta
confonde la marca con il modo di imballaggio con il quale la merce è
venduta. Può darsi che, per quel genere di imballaggio, la parola VAC sia
divenuta di domino pubblico, ma la stessa parola usata come marchio per
distinguere nel commercio la merce di un determinato produttore non è di
dominio pubblico. La petizione è perciò fondata, tanto a stregua della
LCS quanto in base alla LMF.

    D.- La Migros ha tempestivamente interposto al Tribunale federale un
ricorso per riforma, chiedendo di respingere la petizione e di essere
autorizzata a vendere merci od imballaggi portanti il contrassegno VAC
o VAC PACKUNG o VAC SACHET.

    Le sue motivazioni possono essere riassunte come segue.

    La convenuta ha provveduto a modificare i propri imballaggi, cosicchè
la questione relativa alla forma e al colore dei medesimi viene a cadere,
al riguardo non essendovi più alcuna possibilità di confusione. Il ricorso
è perciò diretto unicamente contro il divieto di utilizzare le parole VAC,
rispettivamente "VAC - PACKUNG" o "VAC - verpackt".

    Il marchio dell'attrice è stato depositato nei seguenti termini:
"Niedermann VAC - PACKUNG UNTER VACUUM". Il tribunale ha da giudicare
di questo marchio nella sua interezza e non nelle singole sue parti. È
quindi irrilevante che, secondo quanto afferma la Corte cantonale, la
parola VAC, usata come marchio, non sia di dominio pubblico. In realtà,
tale parola, come accertato in sede cantonale, è usata non come marchio
di fabbrica ma, costituendo l'abbreviazione di VACUUM, quale designazione
generica di imballaggio privo di aria, atto alla conservazione di merce
commestibile. In tal senso VAC è segno di dominio pubblico.

    Non vi è possibilità di confusione fra le merci delle due parti. Il
segno caratteristico del marchio dell'attrice è il nome Niedermann
e non già l'aggiunta che si riferisce al modo di imballaggio, e che
è indicata in modo distinto sulla parte opposta del-l'etichetta. Non
esistendo possibilità di confusione, la convenuta non può neppure essere
considerata colpevole di concorrenza sleale.

    E.- La parte attrice propone di respingere il ricorso.

Auszug aus den Erwägungen:

                   Considerando in diritto:

Erwägung 1

    1.- L'azione civile per concorrenza sleale è di natura prettamente
patrimoniale, anche quando non persegue un risarcimento di danni.
Al riguardo, il ricorso per riforma è perciò ammissible, secondo la
regola generale dell'art. 46 OG, solo quando il valore litigioso,
davanti all'ultima giurisdizione cantonale, raggiungeva la somma di
Fr. 8000.--. Nel caso particolare, la ricorrente afferma che tale valore
supera sicuramente i Fr. 15 000.--. Non è però necessario di esaminare
la fondatezza di tale affermazione, perchè l'azione è stata fondata anche
sulla LMF, che può essere invocata congiuntamente alla LCS (art. 5 cpv. 2
LCS) e la cui applicazione, secondo la norma speciale dell'art. 45 lett. a
OG, può costituire oggetto di ricorso per riforma senza riguardo al valore
litigioso. Inoltre, il ricorso ricevibile in applicazione di una legge
federale, deve essere esaminato anche dal profilo di altre norme di diritto
federale (cfr. RU 90 II 317 consid. 1, 91 II 65 e seg. consid. 3). In
concreto deve quindi essere comunque esaminato anche dal profilo della LCS.

    Il ricorso è però ammissibile solo nei limiti delle domande giudicate
dall'ultima giurisdizione cantonale (art. 48 cpv. 1 OG). In questa sede,
la ricorrente non si è limitata, come nella sede cantonale, a proporre la
reiezione dell'azione della controparte, ma ha inoltre richiesto di essere
autorizzata ad utilizzare i controversi contrassegni. Quest'ultima domanda
è irricevibile. Peraltro la stessa, dovendo essere intesa ad ottenere
una dichiarazione di diritto con effetto nei confronti di chicchessia, è
improponibile anche per un altro motivo: in materia di marchi, il Giudice
deve limitarsi a statuire sui diritti delle parti. I diritti eventuali
dei terzi restano riservati (RU 91 II 9 consid. 1 lett. e).

Erwägung 2

    2.- a) Il marchio depositato dall'attrice è qualificato dalla forma
rettangolare dello sfondo tratteggiato in nero, sul quale predominano,
verso il centro, le grandi lettere VAC in bianco; l'elemento prettamente
verbale è espresso a lato su sfondo nero con il nome della ditta
(Niedermann) e con la descrizione dell'imballaggio (Packung unter Vacuum).

    Si tratta di una composizione tipografica con elementi verbali,
combinati ad elementi figurativi a effetti plastici, intesi ad attirare
l'attenzione del cliente ed a mettere in particolare evidenza l'indicazione
VAC. Anche un siffatto marchio misto, figurativo e verbale, è degno di
protezione nei suoi elementi essenziali (cfr. RU 64 II 248/49; TROLLER,
Immaterialgüterrecht, I 255; MATTER, Comm. LMF p. 44; DAVID, Comm. LMF
II ed., p. 69 e seg.).

    Il marchio usato nel commercio dalla ditta attrice non è però identico
a quello depositato; esso è costituito da etichette a sfondo azzurro,
con l'indicazione della merce in uno spazio ovale al centro. L'elemento
verbale vi è espresso ai lati, ma con chiara predominanza tipografica
delle lettere VAC. Questi elementi sono riprodotti in modo quasi identico
nelle etichette della convenuta. Tuttavia, la LMF protegge il marchio
solo nelle forme originali, risultanti dal modello depositato, e non
anche nelle diverse forme nelle quali è stato utilizzato (RU 35 II 668,
consid. 2, sentenza inedita, 22 marzo 1966, nella causa Avia contro Caltex;
cfr. MATTER o.c. p. 99, DAVID n. 5 all'art. 6). Dal profilo di questa legge
la controversia può quindi essere esaminata solo in punto all'utilizzazione
fatta dalla convenuta dell'indicazione VAC. Contrariamente a quanto afferma
la convenuta, può essere creata confusione con la marca depositata,
anche utilizzandone un solo elemento, purchè si tratti di un elemento
caratteristico che concorra a renderne inconfondibile l'impressione
d'assieme (RU 58 II 455 consid. 2, 82 II 233/34).

    In realtà, l'indicazione VAC predomina tanto nel marchio depositato
quanto nelle etichette utilizzate dalle parti. La divulgazione fattane
con la campagna pubblicitaria dall'attrice appare intesa a imprimere
nella memoria del cliente tale segno semplice, atto ad individuare i
suoi prodotti al dettaglio in un imballaggio speciale che ne assicuri
la conservazione. L'opinione della Corte cantonale, nel senso che VAC
costituisce proprio l'elemento caratteristico del marchio depositato e
che le etichette della convenuta, contenenti detto elemento, creano una
confusione con il marchio dell'attrice, deve perciò essere condivisa. Il
fatto che a detto contrassegno sia poi aggiunta una diversa ragione
sociale, a carattere secondario e accessorio, non modifica l'impressione
di assieme e non è quindi sufficiente ad evitare il pericolo di confusione
(RU 36 II 260), 62 II 332/333; DAVID o.c. n. 5 all'art. 6).

    b) Il contrassegno suesposto non sarebbe tuttavia protetto se -
come pretende la ricorrente - si trattasse di un'indicazione di pubblico
dominio significante un modo di imballaggio, atto a conservare più a
lungo delle derrate alimentari in uno spazio vuoto d'aria. In questo
caso si tratterebbe di un segno libero non utilizzabile come marchio
(art. 3 cpv. 2, seconda frase LMF).

    Certo si può intravvedere una lontana relazione fra le lettere
VAC e la parola latina vacuum, corrispondente a "vacuo" o spazio vuoto
in italiano. Tuttavia ciò non significa che una siffatta abbreviazione
sia già originariamente di dominio pubblico. Il contrario è dimostrato
già dal fatto che tanto l'attrice quanto la convenuta hanno ritenuto
necessario aggiungere a detto contrassegno la spiegazione a lettere intere:
"Packung unter Vacuum". D'altronde, la giurisprudenza ha stabilito che un
contrassegno non è per se stesso descrittivo di un genere di merce, per
il fatto che contiene una qualsiasi allusione ad una cosa genericamente
determinata; lo è solo qualora tale riferimento sia immediato e non esiga
nè un'associazione di idee, nè un lavoro di riflessione o d'immaginazione
(RU 63 II 428, 70 II 243, 79 II 102, 83 II 218).

    In concreto non si può ammettere che VAC provochi un immediato
riferimento a vuoto d'aria. Non suscita nell'acquirente, in modo diretto,
neppure l'idea che si riferisca all'imballaggio. In effetti, si tratta
- come rilevato dalla Corte cantonale - di un'espressione di fantasia,
senza preciso significato che può, quindi, essere utilizzata come marchio.

    c) Un segno, sia pure di fantasia, inizialmente destinato a designare
l'origine di un determinato prodotto, può nondimeno perdere il suo
carattere individuale se l'uso lo rende comunemente conosciuto come
designazione di un genere di merce. Un siffatto segno, divenuto libero,
perde la sua validità come marchio. Tale sarebbe il caso anche in concreto
se l'attrice avesse depositato un marchio d'imballaggio e, come afferma la
ricorrente, l'espressione VAC fosse divenuta una denominazione generica,
generalmente riconosciuta per designare gli imballaggi di cellofane con
vuoto d'aria. La giurisprudenza ha però fissato, per la decadenza della
validità di un marchio, delle esigenze rigorose. Essa ha stabilito che
un segno iscritto come individuale diventa generico, e quindi libero,
solo quando l'uso, comunemente e pacificamente fattone nella produzione
e nel commercio del relativo genere di merce, abbia fatto perdere alle
cerchie interessate la consapevolezza dell'appartenenza del segno a un
determinato prodotto individuale (RU 83 II 219, 84 II 435, consid. 4a,
90 II 263 consid. 2). Inoltre, in virtù del principio territoriale del
marchio, se è irrilevante che detti presupposti siano adempiuti all'estero
(RU 55 II 347, 57 II 605), è determinante che lo siano in ognuna delle
regioni linguistiche nazionali (RU 60 II 254).

    Il marchio controverso essendo stato regolarmente depositato, incombeva
alla ricorrente di dimostrare l'avvenuta decadenza del medesimo come segno
individuale. Essa ha tentato tale prova dimostrando che il segno VAC,
da solo o come prefisso o aggiunta, è compreso in diverse designazioni
di fabbriche di imballaggio, svizzere e estere, ed anche di qualche ditta
svizzera di commestibili. Contrariamente a quanto afferma la convenuta, la
Corte cantonale non ha però espresso un giudizio esplicito sul fondamento
di tali prove. Essa si è espressa al riguardo in forma dubitativa:
"Può darsi che per quel genere d'imballaggio la parola VAC aggiunta o
non aggiunta alla parola imballaggio sia divenuta di dominio pubblico",
ma ne ha concluso che, in concreto, ciò non era comunque il caso in quanto
il marchio era stato depositato "per distinguere nel commercio la merce
di un determinato produttore"; come tale, il marchio controverso non era
di dominio pubblico, onde la petizione doveva essere accolta anche in
applicazione della LMF.

    Se, come pretende la convenuta, l'attrice avesse depositato la sua
marca per designare il suo particolare imballaggio, si dovrebbe costatare
che la sentenza impugnata difetta di un accertamento determinante agli
effetti della causa; per cui gli atti dovrebbero essere rimandati alla
Corte cantonale, a'sensi dell'art. 64 cpv. 1 OG, per la completazione
degli accertamenti di fatto. Ciò non è tuttavia necessario se la marca
controversa deve essere intesa a designare l'origine della merce.

    In realtà, la marca controversa designa la merce e
l'imballaggio. Tuttavia, poichè l'attrice non produce imballaggi ma
salumeria, si deve ritenere che essa ha inteso proteggere questo prodotto,
sia pure presentandolo in un particolare imballaggio. D'altronde, le sue
domande di causa mirano a vietare il contrassegno VAC esclusivamente per
la vendita di prodotti alimentari. La questione di stabilire se detto
marchio è divenuto libero per designare uno speciale imballaggio può
quindi rimanere aperta. Invece, in quanto usato nel commercio di prodotti
alimentari, è rimasto sicuramente individuale, e pertanto appartiene
all'attrice. Come tale deve perciò essere protetto.

Erwägung 3

    3.- Secondo l'art. 1 cpv. 2 lett. d LCS, chi si vale di procedimenti
destinati o atti a ingenerare confusione con le merci d'altri, agisce
contro le norme della buona fede e, pertanto, si rende colpevole di
concorrenza sleale.

    In questa sede, la convenuta non contesta più che l'imballaggio,
inizialmente usato per la vendita nei suoi negozi dei prodotti della ditta
Gurtner & Co., poteva ingenerare confusione con quelli dell'attrice. Essa
pretende però che, avendo provveduto a trasformare detti imballaggi,
la causa sarebbe divenuta, a questo riguardo, priva di oggetto.

    In realtà, nella corrispondenza scambiata fra le parti prima
dell'inizio della causa, la convenuta si è rifiutata di ritirare dal
commercio detti imballaggi. Essa vi provvide solo a seguito del decreto
provvisionale 6 settembre 1963 del Presidente del Tribunale di appello,
che gliene aveva fatto ingiunzione con la comminatoria della multa e del
sequestro della merce. Detto decreto non ha però, a questo proposito,
liquidato l'oggetto della causa. Al contrario esso perde la sua efficacia
giuridica, al più tardi, con l'intimazione della sentenza definitiva
sulle domande petizionali. D'altronde, la convenuta, limitandosi in
questa sede a proporre la reiezione della petizione, non ha aderito alle
domande petizionali neppure a proposito dell'applicazione della LCS. Non
può quindi esservi dubbio che la sentenza definitiva deve statuire anche
in applicazione di questa legge.

    Al riguardo, la Corte cantonale ha rilevato che "Il semplice raffronto
fra l'etichetta usata dalla ditta attrice e quella usata dalla ditta
Gurtner & Co. convince della somiglianza quasi perfetta non attribuibile
al caso, e tale da indurre facilmente l'acquirente in confusione sulla
provenienza della merce".

    Queste conclusioni, peraltro non più esplicitamente contestate
nel ricorso per riforma, devono essere confermate. In realtà, non solo
l'etichetta, ma tutto l'imballaggio iniziale della convenuta nella sua
composizione tipografica e perfino nel colore, costituiva una imitazione
evidente di quello dell'attrice; e tale imitazione non poteva essere
fortuita. I presupposti di cui all'art. 1 cpv. 2 lett. d LCS sono pertanto
adempiuti.

    Ne consegue che l'attrice ha diritto, anche a'sensi dell'art. 2
cpv. 1 lett. b LCS, di chiedere che la cessazione dell'atto illecito
sia statuita nella sentenza definitiva.

Erwägung 4

    4.- Gli accertamenti e i divieti, in applicazione della LMF e
della LCS, devono però essere espressi in termini precisi (RU 84 II
45. 7 consid. 6). Il dispositivo della Corte cantonale, che riproduce le
domande petizionali, non adempie a questa esigenza, in quanto stabilisce
l'illiceità e dispone il divieto, per tutti gli imballaggi della
convenuta "comunque idonei a creare confusione, per la loro etichetta,
con l'etichetta dell'attrice" e "comunque degli imballaggi conformi ai
doc. D'C". Non si può pretendere che la convenuta, nello stabilire le
sue nuove etichette e i suoi nuovi imballaggi, debba prima procedere ad
un atto di apprezzamento per fissare i limiti del divieto giudiziale. Il
dispositivo della Corte cantonale può, quindi, essere confermato solo
previa radiazione delle suddette generiche indicazioni.

Entscheid:

Il Tribunale federale pronuncia: Il ricorso per riforma è respinto
e la sentenza cantonale è confermata previa radiazione al dispositivo
N. 1 delle parole: "e comunque idonei a creare confusione, per la loro
etichetta, con l'etichetta dell'attrice", e al dispositivo N. 2 delle
parole: "e comunque degli imballaggi conformi ai doc. D'C usati".