Sammlung der Entscheidungen des Schweizerischen Bundesgerichts
Collection des arrêts du Tribunal fédéral suisse
Raccolta delle decisioni del Tribunale federale svizzero

BGE 138 III 174



Urteilskopf

138 III 174

27. Estratto della sentenza della I Corte di diritto civile nella causa A. e
consorti contro E. (ricorso in materia civile)
4A_122/2011 del 30 gennaio 2012

Regeste

Art. 21 und 26 aLugÜ; Art. 27 und 33 LugÜ; negative Feststellungsklage;
Wirkungen des Entscheids, der die Anerkennung eines ausländischen Urteils
verweigert; Einrede der Rechtshängigkeit und der abgeurteilten Sache (res
iudicata).
Die Regeln betreffend die Einrede der Rechtshängigkeit im Sinne von Art. 21
aLugÜ respektive Art. 27 LugÜ finden nur Anwendung, wenn beide Prozesse noch
rechtshängig sind. Ist der erste Prozess abgeschlossen, werden die Konflikte
sich widersprechender Entscheide über das Institut der Anerkennung gelöst (E.
5).
Bildet die Frage, ob eine Entscheidung anzuerkennen ist, als solche den
Gegenstand eines Streites, erwächst das Urteil, das die Anerkennung des
ausländischen Entscheides in der Schweiz verweigert, im Prinzip in materielle
Rechtskraft. Der nicht anerkannte ausländische Entscheid entfaltet in der
Schweiz keine Wirkung der abgeurteilten Sache (res iudicata) und steht daher in
diesem Staat der Einleitung einer negativen Feststellungsklage zwischen
denselben Parteien über denselben Streitgegenstand nicht entgegen (E. 6).

Sachverhalt ab Seite 175

BGE 138 III 174 S. 175

A. La vicenda ha origine nel fallimento della società di investimenti F. Ltd. e
di diverse società appartenenti al gruppo. Al dissesto sono seguite
innumerevoli procedure giudiziarie avviate in diversi Paesi contro gli
amministratori da società canadesi che avevano investito nel gruppo,
rispettivamente da trustee che le rappresentano. E., cittadino svizzero con
domicilio ticinese, è stato consigliere d'amministrazione di diverse società
del gruppo F. Con decisioni del 10 dicembre 1998 e 17 marzo 1999 la High Court
of Justice of England and Wales di Londra lo ha condannato a risarcire
241'347'608.- dollari canadesi e 129'974'770.- dollari statunitensi. Sentenze
analoghe sono state emanate contro di lui dalla Superior Court of Justice della
Provincia dell'Ontario. Un'azione è ancora pendente davanti alla Superior Court
of Justice della Provincia del Quebec.

B. Con sentenze 23 novembre e 22 dicembre 2000 il Pretore del distretto di
Lugano, pronunciatosi su istanza di A. e B. Inc., successori in diritto delle
società creditrici, ha riconosciuto l'esecutività delle due decisioni inglesi
per un importo complessivo di fr. 20'000'000.-. La II Camera civile del
Tribunale di appello del Cantone Ticino ha però accolto l'opposizione di E. con
sentenza del 25 febbraio 2004. Il 9 novembre 2004 la I Camera civile del
Tribunale federale ha respinto, nella misura in cui era ammissibile, il ricorso
di diritto pubblico delle procedenti.
La Pretura di Lugano ha respinto, il 6 dicembre 2004, una seconda domanda di
eseguire in Svizzera le due decisioni inglesi; l'opposizione a quella decisione
è stata dichiarata tardiva il 25 febbraio 2005 dal Tribunale di appello.
L'exequatur è stato in seguito rifiutato anche nel principato di Monaco. È
invece stato accordato in Italia, nel Granducato del Lussemburgo, in Francia,
nello Stato di New York e Jersey.
Il 26 novembre 2004 e l'11 gennaio 2005 la High Court of Justice of England and
Wales ha emanato due post judgement freezing order per 260'000'000.- sterline
inglesi, il cui exequatur è ancora stato rifiutato dalla Pretura di Lugano il
23 febbraio 2005.
BGE 138 III 174 S. 176

C. Il 3 ottobre 2005 E. ha convenuto in giudizio A., B. Inc., C. e D. davanti
al Pretore di Lugano, chiedendogli in sostanza di accertare l'inesistenza delle
pretese vantate dalle convenute nei suoi confronti.
Con sentenza del 3 novembre 2008 il Pretore si è limitato all'esame delle
eccezioni sollevate dalle parti, ha respinto quelle delle convenute concernenti
la proponibilità dell'azione e ha parzialmente accolto quella dell'attore,
accertando che le sentenze pronunciate in Svizzera a partire dal 9 novembre
2004 "sono munite di forza di cosa giudicata materiale".
La successiva appellazione delle convenute è stata respinta dalla II Camera
civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino il 12 gennaio 2011.

D. Le convenute sono insorte davanti al Tribunale federale con ricorso in
materia civile del 17 febbraio 2011, chiedendo la riforma del giudizio
cantonale con la reiezione integrale della petizione di E. Questi, con risposta
del 27 maggio 2011, ha proposto che il ricorso sia respinto e che siano
confermate le sentenze di primo e secondo grado. Il Tribunale federale ha
respinto il ricorso nella misura in cui è ammissibile.
(riassunto)

Erwägungen

Dai considerandi:

5. Gli ultimi capitoli della sentenza cantonale trattano l'eccezione di
litispendenza fondata sull'art. 21 della Convenzione di Lugano del 16 settembre
1988 concernente la competenza giurisdizionale e l'esecuzione delle decisioni
in materia civile e commerciale (CL; RU 1991 2436) e riferita alle sentenze del
26 novembre 2004 e 11 gennaio 2005 della High Court of Justice of England and
Wales. Davanti alle due istanze cantonali le convenute hanno sostenuto che la
norma convenzionale è di ostacolo all'azione in Svizzera, sia che il processo
inglese fosse terminato, sia, in via subordinata, ch'esso sia da considerarsi
ancora pendente, perché sarebbero in corso delle appendici cautelari e le
sentenze non sarebbero ancora state eseguite. La Camera d'appello, confermando
anche su questo punto la sentenza del Pretore, ha osservato che il testo
letterale dell'art. 21 CL, inserito nella sezione intitolata "Litispendenza e
connessione", presuppone che due cause siano pendenti e che di conseguenza la
norma non è più applicabile "in caso di cessata pendenza". Essa ha respinto
anche la tesi ricorsuale subordinata, rilevando che le cause di merito inglesi
sono indubbiamente terminate.
BGE 138 III 174 S. 177

5.1 Nel ricorso in materia civile le ricorrenti abbandonano la tesi
subordinata. Ribadiscono invece che i giudici svizzeri devono dichiararsi
incompetenti in forza dell'art. 21 cpv. 2 CL, che pone solo due condizioni -
l'identità delle parti e del titolo o dell'oggetto - e che avrebbe "effetto
preclusivo" anche se nel momento in cui è invocato, il primo procedimento fosse
già terminato. Le ricorrenti ritengono che la sentenza cantonale ignori la
ratio dell'art. 21 CL, che si propone di evitare che nei paesi contraenti siano
pronunciate sentenze contraddittorie, e non regga di fronte all'interpretazione
autonoma, grammaticale, sistematica e teleologica. In sostanza sostengono che
per l'applicazione dell'art. 21 CL - contrariamente all'art. 22 CL - la
"litispendenza contemporanea non sia necessaria".
L'opponente definisce temeraria questa argomentazione, che ignora la differenza
tra litispendenza e res iudicata, ovvero tra processo di merito e procedura di
riconoscimento. Egli ritiene che, una volta cresciuta in giudicato una prima
decisione di merito, la questione della litispendenza cessi di porsi e la causa
passi nella sfera della res iudicata, estranea al campo di applicazione
dell'art. 21 CL.

5.2 Le norme sulla litispendenza e il riconoscimento mirano a impedire che
negli Stati vincolati dalla Convenzione siano emanate decisioni
contraddittorie. Esse attuano questo obiettivo in due momenti diversi. D'un
canto l'art. 21 CL - come il vigente art. 27 della Convenzione di Lugano del 30
ottobre 2007 concernente la competenza giurisdizionale, il riconoscimento e
l'esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale (CLug; RS
0.275.12) - dirime i conflitti che possono sorgere per il fatto che due cause
identiche, per oggetto e parti, sono avviate in Stati diversi; lo fa adottando
il criterio della priorità, imponendo cioè al giudice "successivamente adito"
di sospendere il procedimento in attesa che il primo accerti la propria
competenza. D'altro canto il riconoscimento degli art. 26 CL e 33 CLug rende
efficace negli Stati vincolati dalla Convenzione la forza di cosa giudicata
materiale di una decisione già pronunciata in uno di essi.
I due campi d'intervento sono pertanto nettamente distinti. In un primo tempo
l'art. 21 CL cerca di anticipare il conflitto, impedendo fin dall'inizio
l'emanazione di decisioni contraddittorie. Esso presuppone per forza di cose
che i due processi siano in corso, pendenti (FELIX DASSER, in Kommentar zum
Lugano-Übereinkommen, Dasser/Oberhammer [ed.], 2008, n. 20 ad art. 21 CL; RAMON
BGE 138 III 174 S. 178
MABILLARD, in Commento basilese, Lugano-Übereinkommen, 2011, n. 11 ad art. 27
CLug; KROPHOLLER/VON HEIN, Europäisches Zivilprozessrecht, 9^a ed. 2011, n. 1 a
prima dell'art. 27 del Regolamento [CE]n. 44/2001; GEIMER/SCHÜTZE, Europäisches
Zivilverfahrensrecht, 3^a ed. 2010, n. 1 ad art. 27 del Regolamento [CE] n. 44/
2001 e introduzione n. 251). In seguito, una voltaconclusosi il primo processo,
i conflitti tra decisioni contraddittorie sono risolti grazie all'istituto del
riconoscimento, che ha come conseguenza principale d'impedire che in uno Stato
contraente sia proposta un'azione vertente tra le medesime parti e avente il
medesimo oggetto di una decisione già emanata e cresciuta in giudicato in un
altro Stato vincolato dalla Convenzione, qualora quest'ultima decisione sia
riconosciuta o suscettibile di esserlo (SCHNYDER/LIATOWITSCH, Internationales
Privat- und Zivilverfahrensrecht, 3^a ed. 2011, n. 326 pag. 115; FRIDOLIN
WALTHER, in Kommentar zum Lugano-Übereinkommen, Dasser/Oberhammer [ed.], 2008,
n. 8 seg. ad art. 26 CL; ROLF SCHULER, in Commento basilese,
Lugano-Übereinkommen, 2011, n. 10 ad art. 33 CLug; KROPHOLLER/VON HEIN, op.
cit., n. 12 a prima dell'art. 33 e n. 7 ad art. 32 del Regolamento [CE] n. 44/
2001;GEIMER/SCHÜTZE, op. cit., n. 18 segg., in particolare n. 26 ad art. 33 del
Regolamento [CE] n. 44/2001). A questo momento non vi è più litispendenza e
l'art. 21 CL diviene inapplicabile.
La censura ricorsuale concernente l'eccezione di litispendenza secondo l'art.
21 CL è quindi infondata. Fin qui la sentenza cantonale, sostenuta
dall'opponente, è giusta. Occorre tuttavia completare il ragionamento.

6. Sulla base di quanto appena detto, l'azione dell'opponente si scontrerebbe
contro l'effetto della res iudicata se avesse le medesime parti e il medesimo
oggetto dei procedimenti inglesi terminati con le sentenze del 10 dicembre 1998
e 17 marzo 1999 e se queste sentenze fossero state o potessero essere
riconosciute in Svizzera.

6.1 Il primo requisito è adempiuto. Nel riassumere l'argomentazione del Pretore
a proposito dell'art. 21 CL la Corte ticinese ha osservato che l'identità delle
parti e del titolo è pacifica. Non è chiaro se con tale osservazione, espressa
solo con un breve inciso, essa abbia eseguito un accertamento autonomo o abbia
semplicemente riferito della sentenza di primo grado. Poco importa, poiché le
ricorrenti ribadiscono davanti al Tribunale federale che "l'adempimento dei
presupposti dell'identità tra le parti e dell'esistenza di domande
BGE 138 III 174 S. 179
derivanti dal medesimo titolo non è in discussione" e l'opponente risponde,
riferendosi a quel punto del ricorso, che "la litis contestatio è definita
correttamente".

6.2 S'è detto che l'exequatur è stato negato una prima volta con sentenza 25
febbraio 2004 della II Camera civile del Tribunale d'appello ticinese,
cresciuta in giudicato dopo la reiezione del ricorso di diritto pubblico
proposto dalle procedenti di allora. Per stabilire se un giudizio diverso sia
ancora ipotizzabile occorre chiarire se la suddetta sentenza cantonale abbia o
no acquisito forza di cosa giudicata materiale.
Basandosi sulla dottrina quasi unanime e la giurisprudenza zurighese, il
Pretore ha risolto affermativamente il quesito con il dispositivo n. 4,
accertando che tutte le sentenze ticinesi - che si sono pronunciate in una
procedura ad hoc sull'exequatur - "sono munite di forza di cosa giudicata
materiale". Questo dispositivo del giudizio di primo grado non è stato
impugnato davanti al Tribunale d'appello, il quale non se ne è conseguentemente
occupato. Gli effetti del rifiuto dell'exequatur sotto il profilo della cosa
giudicata sono però intrinseci alla natura della decisione che lo pronuncia;
non possono dipendere da un accertamento giudiziario, sia esso contestato o no.

6.3 Nel diritto interno la giurisprudenza attribuisce forza di cosa giudicata
materiale alle decisioni adottate nell'ambito di una procedura indipendente di
riconoscimento di sentenze straniere; nega invece tale effetto alle decisioni
di carattere pregiudiziale. La regola vale solo per i giudizi che si
pronunciano nel merito della domanda; le decisioni processuali rimangono
tutt'al più vincolanti limitatamente alla questione di ricevibilità che
risolvono (DTF 134 III 467 consid. 3.1 e 3.2; DTF 127 I 133 consid. 7a).
Anche sotto il regime della Convenzione di Lugano la dottrina (si vedano, tra
gli altri, ANDREAS BUCHER, in Commentaire Romand, Loi sur le droit
international privé - Convention de Lugano, 2011, n. 5 ad art. 33 CLug; ROLF
SCHULER, op. cit., n. 19 seg. ad art. 33 CLug; FRIDOLIN WALTHER, op. cit., n.
10 e 15 ad art. 26 CL) non ha dubbi sull'effetto vincolante del riconoscimento
pronunciato a titolo principale (art. 26 cpv. 2 CL - art. 33 n. 2 CLug), per
opposizione a quello incidentale (art. 26 cpv. 3 CL - art. 33 n. 3 CLug).
Questi autori non considerano, perlomeno non espressamente, le conseguenze del
giudizio negativo. La questione è stata approfondita da PHILIPP GROZ (Die
materielle Rechtskraft von Entscheiden betreffend
BGE 138 III 174 S. 180
Vollstreckbarerklärung ausländischer Urteile auf Geldleistung, AJP 2006 pag.
683 segg.), il quale giunge alla conclusione che anche la decisione di rifiuto
dell'exequatur, se è adottata a seguito di una procedura indipendente, ha forza
di cosa giudicata materiale. La sua opinione è condivisa da IVO SCHWANDER
(Aktuelle Fragen des Exequaturs und des Exequaturverfahrens, PCEF 2007 pag. 14
seg.) e da LORENZ DROESE (in Commento basilese, Schweizerische
Zivilprozessordnung, 2010, n. 31 ad art. 339 CPC).

6.4 Il parere contrario di YVES DONZALLAZ, al quale ha alluso il Pretore, non è
così categorico; esso cerca la risposta nella portata che il diritto cantonale
attribuisce alle decisioni adottate in procedura sommaria (La Convention de
Lugano, vol. II, 1997, n. 3442 seg. e 3450 seg.).
Questo argomento è superato dall'entrata in vigore - il 1° gennaio 2011 - del
Codice di diritto processuale civile svizzero (CPC). In precedenza erano
effettivamente i Cantoni a stabilire la procedura. La giurisprudenza vuole
tuttavia che, qualora essi sottopongano una pretesa di diritto federale
esclusivamente alla procedura sommaria, la decisione che ne scaturisce acquisti
forza di cosa giudicata per diritto federale (DTF 137 III 255 consid. 4.1.2;
DTF 120 II 352 consid. 2a; DTF 119 II 89 consid. 2c). La pretesa di
riconoscimento di una sentenza straniera, o di conferimento dell'exequatur,
attiene al diritto federale - il diritto convenzionale - e nel caso specifico
l'opposizione all'exequatur è stata accolta definitivamente dal Tribunale
d'appello ticinese il 25 febbraio 2004 secondo la procedura sommaria di camera
di consiglio degli art. 361 segg. CPC/TI (sentenza 4P.82/2004 del 9 novembre
2004 consid. 5.3.2.1). Pertanto, in applicazione della giurisprudenza citata,
la portata della decisione cantonale di rifiuto dell'exequatur sotto il profilo
della res iudicata non dipende dal diritto cantonale.

6.5 Venendo a cadere i dubbi espressi da YVES DONZALLAZ, non sono ravvisabili
altri motivi che possano giustificare di negare l'effetto materiale vincolante
alle decisioni indipendenti di rifiuto dell'exequatur. Sarebbe del resto
piuttosto anomalo - o non spiegabile sotto il profilo dogmatico, come osserva
con pertinenza PHILIPP GROZ (op. cit., pag. 686) - attribuire forza di cosa
giudicata alla decisione positiva e rifiutarla invece a quella negativa.
Si potrebbe tutt'al più esitare di fronte a giudizi che non entrano nel merito
a causa di vizi della domanda di carattere formale (v. ad
BGE 138 III 174 S. 181
esempio sulla possibilità di ripresentare la domanda nel caso di documentazione
incompleta DTF 127 III 186 consid. 4 e RtiD 2010 I pag. 844, 5A_241/2009
consid. 3.1). La questione non si pone tuttavia nel caso in esame, poiché già
con la prima sentenza del 25 febbraio 2004 il Tribunale d'appello ha rifiutato
l'exequatur alle decisioni inglesi per motivi di merito fondati sull'art. 27 n.
1 CL (sentenza 4P.82/2004 del 9 novembre 2004 consid. 2).

6.6 La sentenza cantonale del 25 febbraio 2004 ha pertanto acquisito forza di
cosa giudicata materiale, con la conseguenza che il rifiuto dell'exequatur è
vincolante e potrà essere opposto in Svizzera a domande future di
riconoscimento delle sentenze 26 novembre 2004 e 11 gennaio 2005 della High
Court of Justice of England and Wales. Il corollario di questa situazione è che
i giudizi inglesi, che non sono stati riconosciuti e non sono più suscettibili
di esserlo, non hanno e non potranno avere effetto di cosa giudicata materiale
in Svizzera, ove un nuovo processo, come quello avviato dall'opponente, rimane
quindi ammissibile. L'esito della causa potrebbe anche essere diverso ma, non
essendo i giudizi inglesi eseguibili in Svizzera, non si tratterebbe di una
contraddizione nel senso inteso dalla Convenzione di Lugano, la quale
presuppone il riconoscimento delle sentenze estere.