Sammlung der Entscheidungen des Schweizerischen Bundesgerichts
Collection des arrêts du Tribunal fédéral suisse
Raccolta delle decisioni del Tribunale federale svizzero

BGE 124 III 1



124 III 1

1. Estratto della sentenza del 29 agosto 1997 della II Corte civile nella
causa L contro AD (ricorso per riforma) Regeste

    Art. 457 ZGB, Art. 13a SchlT ZGB und Art. 15 SchlT ZGB. Keine
Erbberufung im Falle altrechtlicher Zahlvaterschaft.

    Die Verletzung von Bestimmungen der EMRK kann nicht mit Berufung
geltend gemacht werden (E. 1).

    Die Eigenschaft "Nachkomme" im Sinne von Art. 457 ZGB beurteilt
sich nach Familienrecht. Eine Zahlvaterschaft kann nur dann in ein
Kindesverhältnis umgewandelt werden, wenn die Voraussetzungen gemäss
Art. 13a SchlT ZGB erfüllt sind (E. 2).

Sachverhalt

    A.- L, nato il 6 giugno 1950, è stato riconosciuto figlio naturale
con semplici effetti patrimoniali di CD con sentenza 9 febbraio 1953 del
Pretore di Riviera; giudizio confermato dalle istanze superiori adite
dall'interessato. Nel 1976 il padre naturale ha depositato un testamento
olografo presso il notaio B, mediante il quale ha istituito sue eredi
universali le sorelle AD e RD o una delle due in caso di premorienza
dell'altra. RD è premorta al fratello, che a sua volta è deceduto il 10
gennaio 1994. L, invano adoperatosi per veder riconosciuti suoi vantati
diritti ereditari, si è opposto al rilascio del certificato ereditario
e con petizione 29 dicembre 1994 ha convenuto in giudizio AD davanti al
Pretore di Riviera, chiedendo il riconoscimento della sua qualità di erede,
la restituzione alla massa da parte della convenuta di tutti i beni della
successione in suo possesso con eventuale surrogazione del controvalore in
caso di intervenuta vendita o donazione e la riduzione delle disposizioni
testamentarie ai fini del rispetto della sua porzione legittima. Con
sentenza 17 settembre 1996 il Pretore ha accolto la petizione, ha
riconosciuto all'attore la qualità di erede e ha ridotto le disposizioni
testamentarie ai fini del rispetto della porzione legittima. Il 6 maggio
1997 la I Camera civile del Tribunale d'appello del Cantone Ticino,
adita da AD, ha annullato la sentenza del giudice di primo grado ed ha
respinto la petizione.

    B.- Avverso la sentenza di appello L ha presentato, il 13 giugno 1997,
un ricorso per riforma, chiedendo al Tribunale federale di annullarla e
riformarla nel senso deciso dal Pretore. Con risposta 8 agosto 1997 AD
si oppone all'accoglimento del gravame.

Auszug aus den Erwägungen:

                       Dai considerandi:

Erwägung 1

    1.- a) Il rimedio è diretto contro una decisione finale emanata
dall'autorità cantonale suprema (art. 48 cpv. 1 OG) e il valore della
lite supera manifestamente fr. 8000.--, ragione per cui il gravame è,
per principio, ricevibile.

    b) L'attore lamenta una violazione degli art. 15 tit. fin. CC e
457 CC, nonché degli art. 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti
dell'uomo (CEDU). Con riferimento a queste ultime censure il ricorso per
riforma è irricevibile. Con un rimedio di questa indole è per principio
possibile proporre la violazione di trattati internazionali conclusi
dalla Confederazione. La prassi però assimila i ricorsi contro violazioni
della detta convenzione a quelli rivolti contro violazioni dei diritti
costituzionali, di guisa che la censura di violazione degli art. 8 e 14
CEDU dev'essere sollevata con un ricorso di diritto pubblico (DTF 122
III 404 consid. 2 e rif.).

Erwägung 2

    2.- L'attore rimprovera ai giudici cantonali di aver disatteso il
diritto federale, il quale, in virtù dei combinati disposti dell'art. 15
tit. fin. e 457 CC vigenti al momento dell'apertura della successione,
gli riconosce il diritto alla porzione legittima. Egli è infatti stato
riconosciuto figlio naturale del de cuius ed eredita di conseguenza a
norma dell'art. 457 CC.

    a) Al momento della nascita dell'attore e fino all'introduzione del
nuovo diritto di filiazione il 1o gennaio 1978 il Codice civile conosceva
la cosiddetta paternità tributaria e la paternità con effetti di stato
civile. La prima era di natura meramente alimentare ed era lasciata alla
libera disponibilità delle parti: essa si esauriva nella condanna del
padre a prestazioni pecuniarie senza creare nessun vincolo familiare
tra genitore e figlio e quest'ultimo in caso di morte del primo non
aveva nessuna vocazione ereditaria, nemmeno in concorrenza con parenti
lontani o, in loro assenza, con la collettività o terzi istituiti eredi
per testamento (EGGER, Zürcher Kommentar, n. 8 all'art. 302 CC e rif.;
Messaggio del Consiglio federale sul diritto di filiazione del 5 giugno
1974, in: FF 1974 II pag. 16 segg.).

    b) Nella fattispecie l'attore ammette che la paternità del de
cuius nei suoi confronti è di natura meramente tributaria: essa
quindi non ha determinato nessun rapporto di filiazione tra i due e
non poteva, né può dar origine a diritti successori ab intestato da
parte dell'attore. Quest'ultimo ritiene tuttavia applicabile l'art. 15
tit. fin. CC in virtù del quale i rapporti di diritto successorio sono
retti dal nuovo diritto (che non conosce distinzioni concernenti il tipo
di paternità), se il de cuius è deceduto, come in concreto, dopo il 1o
gennaio 1978. Così facendo egli misconosce che la questione di sapere
chi sono i discendenti (ed eredi) del de cuius ai sensi dell'art. 457 CC,
è retta dal diritto di famiglia. A questo proposito l'art. 252 cpv. 2 del
vigente CC prevede che il rapporto di filiazione con il padre risulta -
eccezion fatta per l'adozione (cpv. 3) - dal matrimonio con la madre o
è stabilito per riconoscimento o per sentenza del giudice. In concreto
però non si è realizzata nessuna delle predette possibilità, poiché la
cosiddetta paternità tributaria del previgente diritto non faceva nascere
alcun rapporto di filiazione, motivo per cui l'art. 15 tit. fin. CC non
soccorre all'attore.

    c) Per regolamentare casi come quello all'esame il legislatore
ha adottato l'art. 13a tit. fin. CC che determina se e in quale modo
una paternità tributaria può essere trasformata in un rapporto di
filiazione. Con l'appena menzionata norma questi non ha voluto eliminare
completamente la discriminazione tra paternità tributaria e paternità con
effetti di stato civile per tutti i nati anteriormente all'entrata in
vigore del nuovo diritto. Invero il tema fu oggetto di aspre contese,
specie al Consiglio degli stati dove in un primo tempo la maggioranza
non voleva veder applicato il nuovo diritto ai "figli tributari", e ciò
contrariamente al messaggio del CF, che assegnava loro la possibilità di
intentare un'azione di paternità secondo il nuovo diritto se all'entrata
in vigore di quest'ultimo non avevano ancora raggiunto la maggior
età. La disputa si concluse poi con il compromesso contenuto nel vigente
art. 13a tit. fin. Da quelle discussioni (BU CS 1975, pag. 147 segg.;
1976 pag. 93 segg., 324 segg.; CN 1975 pag. 1797 segg.) emerge comunque
in maniera solare che il legislatore ha voluto riconoscere la possibilità
di conseguire una vocazione ereditaria solo alle paternità tributarie che
adempivano i requisiti posti dall'appena menzionato disposto, che (cpv. 1)
riconosceva al "figlio tributario" la possibilità di proporre azione di
accertamento della paternità in base al nuovo diritto solo se al momento
della sua entrata in vigore il figlio stesso non aveva ancora compiuto
il decimo anno di età, ritenuta altresì (cpv. 2) la possibilità per il
convenuto di dimostrare che la sua paternità era esclusa o meno verosimile
di quella altrui e di liberarsi così dell'obbligo di mantenimento in
precedenza stabilito. In queste circostanze l'attore non può essere
considerato discendente ed erede del de cuius ai sensi dell'art. 457 CC.

    Infine pure le citazioni di TUOR/SCHNYDER/SCHMID (Das schweizerische
Zivilgesetzbuch, 11a ed., pag. 311) e di PIOTET (Précis de droit
successoral, 2a ed, pag. 28), contrariamente a quanto pretende l'attore,
confermano esattamente la mancanza di vocazione ereditaria nel rapporto
di paternità tributaria anche dopo l'entrata in vigore del nuovo diritto
di filiazione. Il primo testo ricordato precisa infatti che il vecchio
art. 461 CC, abrogato, esplicherà solo ancora effetti intertemporali
e che per il resto la successione, se il de cuius decederà dopo il 1o
gennaio 1978, sarà sempre regolata dal nuovo diritto, a condizione che
esista un rapporto di filiazione con il defunto stesso. Ora, come si è
ricordato, tra l'attore e il de cuius non esisteva nessun rapporto di
filiazione. Analogamente si esprime Piotet, che espressamente ricorda
la completa mancanza di vocazione ereditaria tra il padre e il figlio
naturale senza legami di stato civile: l'ineguaglianza abolita dal nuovo
diritto menzionata da questo autore poco oltre si riferisce alla posizione
ereditaria sfavorevole del figlio naturale riconosciuto con effetti di
stato civile, che ereditava solo la metà della normale quota rispetto ai
figli legittimi e non invece alle paternità tributarie.

    Ne segue che i Giudici cantonali, denegando all'attore la qualità
di erede, non hanno disatteso il diritto federale: al contrario, essi
l'hanno correttamente applicato.